Da qualche tempo, si martella l'opinione pubblica con una questione femminile che, a mio parere, parte da presupposti erronei, ma che purtroppo sono andati avanti nell'evoluzione del pensiero femminista e che si traduce, in soldoni, come "le donne valgono finché fanno le stesse cose che riescono a fare gli uomini, possibilmente cercando di superarli".
Una branca di questa deriva (ri)tardo-femminista riguarda la presenza femminile nelle facoltà scientifiche e, in generale, in tutti quei luoghi considerati di dominio maschile. Naturalmente i lavori più umili non vengono presi in considerazione.
Un recente articolo lamenta che solo il 19% delle donne, nel 2021, abbia conseguito una laurea presso una facoltà scientifica e che un 54% di adolescenti, benché interessate, ritengano le facoltà scientifiche poco adatte a sé.
La colpa non sarebbe di una propensione individuale ed evidentemente comune alla maggior parte delle rappresentanti del gentil sesso, ma di una sorta di senso di inferiorità interiorizzato per via della cappa patriarcale che dice a noi donne che non siamo capaci di scindere un atomo.
Il problema è solamente uno: in una società in cui la dea scienza è stata assurta a misura di ogni cosa, è inconcepibile che vi sia anche un solo essere umano a non esserne interessato.
Questo non sarebbe un problema per il conformismo ai dogmi scientifici, a cui le donne non si sottraggono, ma per l'immagine della donna che si vuole propagandare.
Se la maggior parte delle donne sceglie facoltà come Psicologia, Lettere, Scienze della formazione (che riguarda l'educazione e l'accudimento dei minori, quindi legate all'immagine di donna-madre che si vuole relegare al mondo patriarcale) e non Fisica o Ingegneria, è semplicemente perché molte di noi non sono interessate a certe materie, non così tanto da esserne appassionate e magari renderle la nostra professione.
Ma questo non dice nulla sul valore o sul livello di intelligenza e capacità delle donne, quanto sul fatto che spesso il cervello femminile è diverso da quello maschile. Esistono donne ingegneri (o ingegnere?), ricercatrici, perfino astronaute, ma, se le statistiche sono queste e sono reali, rappresentano una minoranza.
Oltretutto questo porre l'accento sul fatto che le donne non amino particolarmente le materie scientifiche svaluta e oltraggia quelle umanistiche e coloro, uomini e donne, che le studiano e se ne appassionano.
Ma poiché le materie umanistiche nutrono lo spirito e l'intelletto, rendono capace una persona di sviluppare il ragionamento e il senso critico, non interessano a chi vorrebbe l'essere umano ridotto a un'utile macchina da sfruttare e sopprimere quando non è più utile.
Vorrei inoltre porre l'accento sull'aspetto simbolico della donna.
Tradizionalmente, l'anima è sempre stata rappresentata con un aspetto di donna. Pensate alla Beatrice di Dante, alla soror mystica degli alchimisti, alla Diotima di Socrate, alla stessa Maria madre di Dio.
L'anima è colei che fa da tramite tra l'essere umano e il Divino e permette l'incontro e l'unione, in sé, di entrambi.
Nell'esperienza mistica, il passaggio per il femminile, che è un passaggio nelle profondità interiori, è fondamentale per il mistico e spesso, per un uomo, è anche segno di umiltà e apertura.
Vi sono molti modi di viverlo, ma non deve mancare, perché vorrebbe dire non predisporsi totalmente a ricevere la direzione spirituale, né i doni della Grazia.
Non è un caso, quindi, che la donna sia portata, salvo casi particolari, a tutte quelle mansioni che prevedano la cura: fisica, psicologica, educativa e a una certa forma di introspezione.
E non è un demerito, un difetto o una mancanza di caratteristiche qualitativamente valide presenti, invece, nell'uomo.
E che dovrebbero pensare, poi, gli uomini che amano la Storia o la Letteratura? Dovrebbero ritenersi meno virili? Che dire di quelli che studiano Infermieristica?
Tutte queste fesserie sul gender gap rivelano, in realtà, una forma di sessismo più ambigua e ammantata di giustizia sociale. E dice solo una cosa: voi donne dovete dimostrare di essere uguali agli uomini, altrimenti non siete degne di essere considerate giuste per come siete.
Insomma, mentre gli uomini vengono tartassati da una violenza psicologica che vorrebbe farli sentire in colpa per il solo fatto di essere maschi, le donne vengono incoraggiate a sbarazzarsi delle loro tensioni "troppo femminili" che, invece, non permetterebbero loro di divenire delle Super-Donne: praticamente la parodia dell'Ubermensch nietzschiano.
E in tutto questo minestrone fatto di pressioni sociali, ideologia woke e femminismo tafazziano, uomini e donne non fanno che annaspare tra la diffidenza verso l'altro sesso e il sogno di amare ed essere amati.
Una branca di questa deriva (ri)tardo-femminista riguarda la presenza femminile nelle facoltà scientifiche e, in generale, in tutti quei luoghi considerati di dominio maschile. Naturalmente i lavori più umili non vengono presi in considerazione.
Un recente articolo lamenta che solo il 19% delle donne, nel 2021, abbia conseguito una laurea presso una facoltà scientifica e che un 54% di adolescenti, benché interessate, ritengano le facoltà scientifiche poco adatte a sé.
La colpa non sarebbe di una propensione individuale ed evidentemente comune alla maggior parte delle rappresentanti del gentil sesso, ma di una sorta di senso di inferiorità interiorizzato per via della cappa patriarcale che dice a noi donne che non siamo capaci di scindere un atomo.
Il problema è solamente uno: in una società in cui la dea scienza è stata assurta a misura di ogni cosa, è inconcepibile che vi sia anche un solo essere umano a non esserne interessato.
Questo non sarebbe un problema per il conformismo ai dogmi scientifici, a cui le donne non si sottraggono, ma per l'immagine della donna che si vuole propagandare.
Se la maggior parte delle donne sceglie facoltà come Psicologia, Lettere, Scienze della formazione (che riguarda l'educazione e l'accudimento dei minori, quindi legate all'immagine di donna-madre che si vuole relegare al mondo patriarcale) e non Fisica o Ingegneria, è semplicemente perché molte di noi non sono interessate a certe materie, non così tanto da esserne appassionate e magari renderle la nostra professione.
Ma questo non dice nulla sul valore o sul livello di intelligenza e capacità delle donne, quanto sul fatto che spesso il cervello femminile è diverso da quello maschile. Esistono donne ingegneri (o ingegnere?), ricercatrici, perfino astronaute, ma, se le statistiche sono queste e sono reali, rappresentano una minoranza.
Oltretutto questo porre l'accento sul fatto che le donne non amino particolarmente le materie scientifiche svaluta e oltraggia quelle umanistiche e coloro, uomini e donne, che le studiano e se ne appassionano.
Ma poiché le materie umanistiche nutrono lo spirito e l'intelletto, rendono capace una persona di sviluppare il ragionamento e il senso critico, non interessano a chi vorrebbe l'essere umano ridotto a un'utile macchina da sfruttare e sopprimere quando non è più utile.
Vorrei inoltre porre l'accento sull'aspetto simbolico della donna.
Tradizionalmente, l'anima è sempre stata rappresentata con un aspetto di donna. Pensate alla Beatrice di Dante, alla soror mystica degli alchimisti, alla Diotima di Socrate, alla stessa Maria madre di Dio.
L'anima è colei che fa da tramite tra l'essere umano e il Divino e permette l'incontro e l'unione, in sé, di entrambi.
Nell'esperienza mistica, il passaggio per il femminile, che è un passaggio nelle profondità interiori, è fondamentale per il mistico e spesso, per un uomo, è anche segno di umiltà e apertura.
Vi sono molti modi di viverlo, ma non deve mancare, perché vorrebbe dire non predisporsi totalmente a ricevere la direzione spirituale, né i doni della Grazia.
Non è un caso, quindi, che la donna sia portata, salvo casi particolari, a tutte quelle mansioni che prevedano la cura: fisica, psicologica, educativa e a una certa forma di introspezione.
E non è un demerito, un difetto o una mancanza di caratteristiche qualitativamente valide presenti, invece, nell'uomo.
E che dovrebbero pensare, poi, gli uomini che amano la Storia o la Letteratura? Dovrebbero ritenersi meno virili? Che dire di quelli che studiano Infermieristica?
Tutte queste fesserie sul gender gap rivelano, in realtà, una forma di sessismo più ambigua e ammantata di giustizia sociale. E dice solo una cosa: voi donne dovete dimostrare di essere uguali agli uomini, altrimenti non siete degne di essere considerate giuste per come siete.
Insomma, mentre gli uomini vengono tartassati da una violenza psicologica che vorrebbe farli sentire in colpa per il solo fatto di essere maschi, le donne vengono incoraggiate a sbarazzarsi delle loro tensioni "troppo femminili" che, invece, non permetterebbero loro di divenire delle Super-Donne: praticamente la parodia dell'Ubermensch nietzschiano.
E in tutto questo minestrone fatto di pressioni sociali, ideologia woke e femminismo tafazziano, uomini e donne non fanno che annaspare tra la diffidenza verso l'altro sesso e il sogno di amare ed essere amati.