Prima di leggere questo post, vi invito a leggere quello di Marcello Veneziani, disponibile a questo link: Dio è semplice perché è l'Origine
Generalmente non commento le parole di qualche giornalista o scrittore di grido, perché tendenzialmente affermano tutti i dogmi del mainstream, per cui non vale la pena accodarsi allo stuolo di indignati che lanciano strali contro le derive di questi ultimi tempi.
Vorrei però fare una riflessione sulle parole della Murgia, che afferma sostanzialmente: "I cattolici amano un Dio bambino perché è semplice e rifiutano la complessità".
Un passo evangelico recita:
Non è un mistero che Gesù prediligesse la semplicità, l'umiltà, il candore di chi sapeva guardare le cose con gli occhi dello stupore e della meraviglia. D'altronde era non solo figlio di Dio, ma anche di Maria, la donna la cui grandezza emergeva proprio da un'estrema semplicità di cuore.
È dalla rivoluzione francese, grossomodo, che gli intellettuali guardano con un senso di superiorità affatto celato chi crede nella trascendenza, chi si interessa di metafisica. Seguaci della dea ragione, hanno stabilito che la mente sta sopra ogni cosa, comprende tutto e ciò che non è capace di ridurre al mondo materiale o non esiste o deve essere ancora sottomesso al metodo scientifico. Pensate: il metodo scientifico come metro di misura di tutto l'universo. Se vi sembra plausibile, seguite pure questi narcisi della scienza.
Perché Gesù rende lode a Dio, che ha nascosto "queste cose" ai dotti e ai sapienti? Perché i dotti e i sapienti non vanno oltre la superbia della cultura personale. La Murgia è laureata in teologia, è scrittrice, fa parte dell'attuale classe intellettuale (sic!) italiana e ha ragione quando dice che i cattolici rifiutano la complessità. Dirò di più: solo i veri cattolici rifiutano la complessità.
La complessità appartiene al labirinto mentale. Non è negativa di per sé, ma, quando si vogliono penetrare i misteri dello spirito, la complessità a cui fa riferimento la Murgia può divenire addirittura un ostacolo fuorviante.
La complessità ti fa perdere di vista la realtà, perché mette in discussione le basi dell'essere umano tramite una fitta rete di illusioni e fantasie prodotte da un pensiero imbizzarrito.
Chi perde il contatto con la terra, con le cose semplici, può arrivare a credere che non esistano i sessi, che un bambino non nasca da un padre e da una madre, che la procreazione sia un'ingiustizia sociale.
La complessità a cui fa riferimento la Murgia è una nevrosi collettiva, che vuole piegare la realtà alle proprie fantasie.
Se si fa un salto nello spirito, questo tipo di complessità è una zavorra pesantissima, perché fa parte dello spirito del tempo, che non è solamente anti-spirituale, ma anche anti-umano. Si tratta, infatti, di recuperare la dimensione umana, prima di poter procedere verso quella trascendente e questo comporta uno sforzo doppio.
Il percorso spirituale non è un aggiungere, un rendere ancora più complessa la dimensione interiore, ma è una costante destrutturazione di tutte le false convinzioni accumulate nel tempo, in primis quelle su noi stessi. Man mano che si procede, si toglie l'eccesso, fino ad arrivare alla radice dell'anima. E dopo quella, si svela ancora, sempre di più, per congiungersi al nucleo dello spirito.
Si tolgono zavorre, ci si mette da parte, si capisce di essere un "di più" rispetto all'essenza. Si toglie, si svela, si semplifica.
L'essenza è l'essenza, l'Uno è l'Uno.
La complessità è molteplicità, quindi dispersione, eccesso, confusione. Niente che possa interessare chi punta all'Uno, alla Totalità.
Ma questo può scoprirlo soltanto chi è semplice come un bambino, chi è piccolo come un seme.
Lode a te, Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e, nella tua bontà, le hai rivelate ai piccoli. Così come è sempre stato e sempre sarà.
Generalmente non commento le parole di qualche giornalista o scrittore di grido, perché tendenzialmente affermano tutti i dogmi del mainstream, per cui non vale la pena accodarsi allo stuolo di indignati che lanciano strali contro le derive di questi ultimi tempi.
Vorrei però fare una riflessione sulle parole della Murgia, che afferma sostanzialmente: "I cattolici amano un Dio bambino perché è semplice e rifiutano la complessità".
Un passo evangelico recita:
Mt 11,25-30. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Non è un mistero che Gesù prediligesse la semplicità, l'umiltà, il candore di chi sapeva guardare le cose con gli occhi dello stupore e della meraviglia. D'altronde era non solo figlio di Dio, ma anche di Maria, la donna la cui grandezza emergeva proprio da un'estrema semplicità di cuore.
È dalla rivoluzione francese, grossomodo, che gli intellettuali guardano con un senso di superiorità affatto celato chi crede nella trascendenza, chi si interessa di metafisica. Seguaci della dea ragione, hanno stabilito che la mente sta sopra ogni cosa, comprende tutto e ciò che non è capace di ridurre al mondo materiale o non esiste o deve essere ancora sottomesso al metodo scientifico. Pensate: il metodo scientifico come metro di misura di tutto l'universo. Se vi sembra plausibile, seguite pure questi narcisi della scienza.
Perché Gesù rende lode a Dio, che ha nascosto "queste cose" ai dotti e ai sapienti? Perché i dotti e i sapienti non vanno oltre la superbia della cultura personale. La Murgia è laureata in teologia, è scrittrice, fa parte dell'attuale classe intellettuale (sic!) italiana e ha ragione quando dice che i cattolici rifiutano la complessità. Dirò di più: solo i veri cattolici rifiutano la complessità.
La complessità appartiene al labirinto mentale. Non è negativa di per sé, ma, quando si vogliono penetrare i misteri dello spirito, la complessità a cui fa riferimento la Murgia può divenire addirittura un ostacolo fuorviante.
La complessità ti fa perdere di vista la realtà, perché mette in discussione le basi dell'essere umano tramite una fitta rete di illusioni e fantasie prodotte da un pensiero imbizzarrito.
Chi perde il contatto con la terra, con le cose semplici, può arrivare a credere che non esistano i sessi, che un bambino non nasca da un padre e da una madre, che la procreazione sia un'ingiustizia sociale.
La complessità a cui fa riferimento la Murgia è una nevrosi collettiva, che vuole piegare la realtà alle proprie fantasie.
Se si fa un salto nello spirito, questo tipo di complessità è una zavorra pesantissima, perché fa parte dello spirito del tempo, che non è solamente anti-spirituale, ma anche anti-umano. Si tratta, infatti, di recuperare la dimensione umana, prima di poter procedere verso quella trascendente e questo comporta uno sforzo doppio.
Il percorso spirituale non è un aggiungere, un rendere ancora più complessa la dimensione interiore, ma è una costante destrutturazione di tutte le false convinzioni accumulate nel tempo, in primis quelle su noi stessi. Man mano che si procede, si toglie l'eccesso, fino ad arrivare alla radice dell'anima. E dopo quella, si svela ancora, sempre di più, per congiungersi al nucleo dello spirito.
Si tolgono zavorre, ci si mette da parte, si capisce di essere un "di più" rispetto all'essenza. Si toglie, si svela, si semplifica.
L'essenza è l'essenza, l'Uno è l'Uno.
La complessità è molteplicità, quindi dispersione, eccesso, confusione. Niente che possa interessare chi punta all'Uno, alla Totalità.
Ma questo può scoprirlo soltanto chi è semplice come un bambino, chi è piccolo come un seme.
Lode a te, Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e, nella tua bontà, le hai rivelate ai piccoli. Così come è sempre stato e sempre sarà.