Ormai beffarsi della stampa igienica italiana ogni volta che questa pubblica una notizia palesemente falsa e persino ridicola è come sparare sulla Croce Rossa, è una cosa di cui sono cosciente e che mi trattiene, spesso, dallo scriverci sopra. Ma capitano a volte occasioni troppo ghiotte, leggi scandalose, per lasciar correre. Quando poi nel giro di pochi giorni queste si accavallano come in una gara a chi la spara più grossa, lasciar correre è troppo persino per chi, come me, sembrava assuefatto alle enormità peggiori.
Accade che il primo del mese l'ANSA, ossia il Sacro Graal di tutta la stampa italiana, i cui lanci vengono ripresi verbatim come fossero Vangelo, annuncia al mondo che “Sono cinque le portaerei russe armate di missili Kalibr di stanza nel mar Nero”. La notizia è corredata di una foto che la illustra con, appunto, diverse navi da guerra. Se non ché, anche ad uno sguardo poco esperto, delle navi in questione nessuna è una portaerei. Uno dei miei contatti Facebook me lo fa notare, e questo mi fa riflettere che, se è per quello, io neppure ricordo che la flotta del Mar Nero possa schierare tante portaerei. Un secondo contatto mi risponde che cinque portaerei non ci sono neppure in tutta la flotta russa. Mi mette la pulce nell'orecchio, e allora vado a fare una ricerca su Wikipedia. Tempo un minuto ed è chiaro il perchè non ci risultassero tante portaerei russe: non esistono. Ce n'è una solo, ed è ancora in cantiere. Riavvolgendo il nastro, e rileggendo il breve articolo, se ne deduce che l'ANSA ha pubblicato una notizia che non solo è completamente falsa, ma è anche fisicamente impossibile, e l'ineffabile redattore, non trovando di meglio per illustrarla, ci ha appiccicato una foto del tutto incongruente, tanto per confondere ancora più le idee all'eventuale lettore. Non dubitiamo che qualsiasi giornale italiano, su carta e online, l'abbia ripresa senza il minimo tentativo di verificarla, tant'è che l'obbrobrio è ancora là, a distanza di ormai otto giorni, senza alcuna traccia di smentita o di cancellazione (Kiev, nel mar Nero 5 portaerei russe di missili Kalibr - Europa - ANSA se non ci credete), e risulta pubblicata dalla pletora di testate di regime grandi e piccole, “Repubblica” in testa, non come esempio di mistificazione e falso, ma come un dato di fatto. Che una ricerca su Wikipedia durata un minuto avrebbe immediatamente smascherato per una balla non solo falsa, come detto, ma anche impossibile. Il fatto che la “notizia” venga presentata come un'affermazione di fonte ucraina è ancora più grave: mostrerebbe come la stampa italiana non controlli nulla, ma si sia convertita a megafono dei liquami propagandistici di un paese in guerra, evidentemente per ordine di qualcuno.
Passa qualche giorno e giunge un'altra conferma di questo squallido quadro. Viene ripetuto da tutti gli schermi, ma io lo sento per la prima volta dal lagnoso inviato “di guerra” (si fa per dire: comodamente installato in un albergo di Kiev, a quasi settecento chilometri dal fronte di guerra di cui blatera) di RaiGnù24, che ci informa su come ad Artemovsk (Bakhmut) assediata, “i soldati russi, quasi tutti detenuti strappati alle carceri e gettati contro le linee ucraine, siano praticamente senza armi e debbano battersi armati di pala”. Proprio così, armati di pale per scavare il terreno. E lo dice senza arrossire, come se fosse un dato di fatto verificato da lui in persona. E l'immagine surreale dei soldati russi che combattono impugnando pale e palette è ripetuta da praticamente chiunque, e testate come “Open” (quella che su Facebook ha l'incredibile compito di verificare se gli utenti pubblicano notizie false) certificano che si tratterebbe di pale “modello 1869”, per dare all'arretratezza russa un sapore ancora più marcato. Lo stesso giorno gli stessi “Professionisti dell'informazione” però informano della caduta di una superbomba russa da 1.500 chili. Regalandoci quindi anche lo straordinario quadro di un esercito di pregiudicati armati come dei cavernicoli che però sfoggia nell'aria una potenza bellica da guerre stellari. E senza neppure trovare urtante il fatto che gli ucraini, armati e addestrati ad usare il fior fiore della tecnologia bellica occidentale, stiano perdendo la seconda città in un mese ad opera di queste orde di trogloditi armati di pale e altra attrezzatura da giardinaggio. Non uno ha osato avanzare un dubbio sull'affidabilità di questa ricostruzione grottesca e, alla lunga, controproducente per gli stessi scribacchini di regime che la propinano al pubblico. Ma non è ancora il peggio. Perché il peggio lo raggiungiamo oggi.
Nel settembre scorso, come ricordiamo tutti, due esplosioni a largo di Bornholm (Mar Baltico) hanno messo fuori uso le due condotte del Nord Stream con cui la Russia continuava a rifornire l'Europa. Le esplosioni sono state così massicce (50 metri di condotte distrutte) da poter essere dovute solo a centinaia di chili di esplosivo, e ad una profondità tale, 90 metri, da poter essere state piazzate solo con attrezzatura e personale di massimo livello. Se Polonia e Ucraina hanno immediatamente accusato la Russia, sostenute da quella sorta di iguana dell'Alto Commissario Europeo agli Affari Esteri che per questo avrebbero dovuto avere come minimo doti medianiche per essere in possesso già di elementi probatori, la stampa italiana si è messa subito al guinzaglio e il nostro servizio pubblico ha ripetuto categoricamente anche dopo mesi che “tutti gli indizi puntano su Mosca”, senza però rivelare quali. E anche dopo che il leggendario reporter Seymour Hersch, che ha al suo attivo perle di giornalismo investigativo come My Lai, Abu Grahib e Ghuta in Siria (quest'ultima ampiamente sconosciuta in Italia, e se cercate su Google scoprirete subito il perché) aveva accusato direttamente la CIA e la Casa Bianca di essere i mandanti di quello che è nientemeno che un atto di terrorismo internazionale. Oggi, come se niente fosse, l'annunciatrice RAI, seguita da chiunque altro, ci fa sapere che secondo il New York Times dietro l'attentato ci sarebbero “gruppi pro-Ucraina” (quali?). Quindi gli stessi che hanno accusato per mesi e immediatamente la Russia senza fornire prove né indizi (e neppure un filo logico alle loro farneticazioni, a dirla tutta), riportano una versione diametralmente opposta, che accusa i nemici della Russia, senza aggiungere altro. E dire che ci sarebbe da discutere qualche interessantissimo punto. Perché se è chiaro fin da subito che non era interesse certo della Russia distruggere le proprie infrastrutture, con le quali poteva ricattare magari l'Unione Europea semplicemente chiudendo un rubinetto, ci si chiede anche chi siano questi fantomatici gruppi ucraini tirati fuori oggi dal cappello, senza preavviso, e da dove abbiano potuto ottenere il materiale, i mezzi per un'immersione sottomarina a 90 metri, l'addestramento e sopratutto la copertura per rimanere nascosti sino ad ora, in un'operazione che ha tutti i crismi per poter essere stata compiuta solo dalla marina militare di uno Stato, e neppure uno qualsiasi. A meno che non risulti che l'Ucraina usi i miliardi di eurodollari in armi, tecnologia, addestramento e sostegno logistico fornitigli dalla NATO per distruggere a tradimento le nostre infrastrutture vitali. Peccato che a nessuno interessi porsi qualcuna di queste domande. Specie all'ANSA, che ci informa seraficamente sulle parole di Fedez che rassicura sulla sua relazione con la Ferragni.
Accade che il primo del mese l'ANSA, ossia il Sacro Graal di tutta la stampa italiana, i cui lanci vengono ripresi verbatim come fossero Vangelo, annuncia al mondo che “Sono cinque le portaerei russe armate di missili Kalibr di stanza nel mar Nero”. La notizia è corredata di una foto che la illustra con, appunto, diverse navi da guerra. Se non ché, anche ad uno sguardo poco esperto, delle navi in questione nessuna è una portaerei. Uno dei miei contatti Facebook me lo fa notare, e questo mi fa riflettere che, se è per quello, io neppure ricordo che la flotta del Mar Nero possa schierare tante portaerei. Un secondo contatto mi risponde che cinque portaerei non ci sono neppure in tutta la flotta russa. Mi mette la pulce nell'orecchio, e allora vado a fare una ricerca su Wikipedia. Tempo un minuto ed è chiaro il perchè non ci risultassero tante portaerei russe: non esistono. Ce n'è una solo, ed è ancora in cantiere. Riavvolgendo il nastro, e rileggendo il breve articolo, se ne deduce che l'ANSA ha pubblicato una notizia che non solo è completamente falsa, ma è anche fisicamente impossibile, e l'ineffabile redattore, non trovando di meglio per illustrarla, ci ha appiccicato una foto del tutto incongruente, tanto per confondere ancora più le idee all'eventuale lettore. Non dubitiamo che qualsiasi giornale italiano, su carta e online, l'abbia ripresa senza il minimo tentativo di verificarla, tant'è che l'obbrobrio è ancora là, a distanza di ormai otto giorni, senza alcuna traccia di smentita o di cancellazione (Kiev, nel mar Nero 5 portaerei russe di missili Kalibr - Europa - ANSA se non ci credete), e risulta pubblicata dalla pletora di testate di regime grandi e piccole, “Repubblica” in testa, non come esempio di mistificazione e falso, ma come un dato di fatto. Che una ricerca su Wikipedia durata un minuto avrebbe immediatamente smascherato per una balla non solo falsa, come detto, ma anche impossibile. Il fatto che la “notizia” venga presentata come un'affermazione di fonte ucraina è ancora più grave: mostrerebbe come la stampa italiana non controlli nulla, ma si sia convertita a megafono dei liquami propagandistici di un paese in guerra, evidentemente per ordine di qualcuno.
Passa qualche giorno e giunge un'altra conferma di questo squallido quadro. Viene ripetuto da tutti gli schermi, ma io lo sento per la prima volta dal lagnoso inviato “di guerra” (si fa per dire: comodamente installato in un albergo di Kiev, a quasi settecento chilometri dal fronte di guerra di cui blatera) di RaiGnù24, che ci informa su come ad Artemovsk (Bakhmut) assediata, “i soldati russi, quasi tutti detenuti strappati alle carceri e gettati contro le linee ucraine, siano praticamente senza armi e debbano battersi armati di pala”. Proprio così, armati di pale per scavare il terreno. E lo dice senza arrossire, come se fosse un dato di fatto verificato da lui in persona. E l'immagine surreale dei soldati russi che combattono impugnando pale e palette è ripetuta da praticamente chiunque, e testate come “Open” (quella che su Facebook ha l'incredibile compito di verificare se gli utenti pubblicano notizie false) certificano che si tratterebbe di pale “modello 1869”, per dare all'arretratezza russa un sapore ancora più marcato. Lo stesso giorno gli stessi “Professionisti dell'informazione” però informano della caduta di una superbomba russa da 1.500 chili. Regalandoci quindi anche lo straordinario quadro di un esercito di pregiudicati armati come dei cavernicoli che però sfoggia nell'aria una potenza bellica da guerre stellari. E senza neppure trovare urtante il fatto che gli ucraini, armati e addestrati ad usare il fior fiore della tecnologia bellica occidentale, stiano perdendo la seconda città in un mese ad opera di queste orde di trogloditi armati di pale e altra attrezzatura da giardinaggio. Non uno ha osato avanzare un dubbio sull'affidabilità di questa ricostruzione grottesca e, alla lunga, controproducente per gli stessi scribacchini di regime che la propinano al pubblico. Ma non è ancora il peggio. Perché il peggio lo raggiungiamo oggi.
Nel settembre scorso, come ricordiamo tutti, due esplosioni a largo di Bornholm (Mar Baltico) hanno messo fuori uso le due condotte del Nord Stream con cui la Russia continuava a rifornire l'Europa. Le esplosioni sono state così massicce (50 metri di condotte distrutte) da poter essere dovute solo a centinaia di chili di esplosivo, e ad una profondità tale, 90 metri, da poter essere state piazzate solo con attrezzatura e personale di massimo livello. Se Polonia e Ucraina hanno immediatamente accusato la Russia, sostenute da quella sorta di iguana dell'Alto Commissario Europeo agli Affari Esteri che per questo avrebbero dovuto avere come minimo doti medianiche per essere in possesso già di elementi probatori, la stampa italiana si è messa subito al guinzaglio e il nostro servizio pubblico ha ripetuto categoricamente anche dopo mesi che “tutti gli indizi puntano su Mosca”, senza però rivelare quali. E anche dopo che il leggendario reporter Seymour Hersch, che ha al suo attivo perle di giornalismo investigativo come My Lai, Abu Grahib e Ghuta in Siria (quest'ultima ampiamente sconosciuta in Italia, e se cercate su Google scoprirete subito il perché) aveva accusato direttamente la CIA e la Casa Bianca di essere i mandanti di quello che è nientemeno che un atto di terrorismo internazionale. Oggi, come se niente fosse, l'annunciatrice RAI, seguita da chiunque altro, ci fa sapere che secondo il New York Times dietro l'attentato ci sarebbero “gruppi pro-Ucraina” (quali?). Quindi gli stessi che hanno accusato per mesi e immediatamente la Russia senza fornire prove né indizi (e neppure un filo logico alle loro farneticazioni, a dirla tutta), riportano una versione diametralmente opposta, che accusa i nemici della Russia, senza aggiungere altro. E dire che ci sarebbe da discutere qualche interessantissimo punto. Perché se è chiaro fin da subito che non era interesse certo della Russia distruggere le proprie infrastrutture, con le quali poteva ricattare magari l'Unione Europea semplicemente chiudendo un rubinetto, ci si chiede anche chi siano questi fantomatici gruppi ucraini tirati fuori oggi dal cappello, senza preavviso, e da dove abbiano potuto ottenere il materiale, i mezzi per un'immersione sottomarina a 90 metri, l'addestramento e sopratutto la copertura per rimanere nascosti sino ad ora, in un'operazione che ha tutti i crismi per poter essere stata compiuta solo dalla marina militare di uno Stato, e neppure uno qualsiasi. A meno che non risulti che l'Ucraina usi i miliardi di eurodollari in armi, tecnologia, addestramento e sostegno logistico fornitigli dalla NATO per distruggere a tradimento le nostre infrastrutture vitali. Peccato che a nessuno interessi porsi qualcuna di queste domande. Specie all'ANSA, che ci informa seraficamente sulle parole di Fedez che rassicura sulla sua relazione con la Ferragni.
E dire che ci sono una dozzina di scuole di giornalismo in Italia, con tanto di Master offerti agli studenti.
Chissà cosa fanno durante le lezioni.