Pur riconoscendo gli indubbi meriti della modernizzazione intrapresa da Deng Xiaoping, confesso che non mi piace il modello cinese e mi guardo bene dall'additarlo come esempio. Detto ciò, non mi garba neanche l’ordine unipolare a guida statunitense che qualcuno confonde erroneamente con la civiltà occidentale tout court: il Giappone è Occidente? Chiedo per un amico. Ricordiamoci che l’unipolarismo, sfido chiunque a provare il contrario, coincide con il travolgente declino dell’Italia, con il suo degradante asservimento. E quando mi toccano la Patria, o più prosaicamente la roba, io me ne fotto del colore della pelle, della cultura e della storia comune. Ma poi, quale storia comune? Nel nostro ovest variamente allargato ci scanniamo reciprocamente da secoli. Non esistono cavalieri bianchi e liberatori, certo, però esistono alleanze alternative tattiche e transitorie, e alleanze strategiche e durature. Ecco perché, parafrasando il presidente dell’Inter Zhang, lancio il mio grido di esortazione: Fozza Cina! Mi auguro di tutto cuore che il PCC riesca a sedare le rivolte scoppiate a Wuhan e Shanghai, fondamentalmente per tre ragioni. Primo: qualche milione di manifestanti costituiscono un campione tutt’altro che significativo a fronte di una popolazione di quasi un miliardo e mezzo. Secondo: il progresso in Cina si muove in maniera lenta ma costante. Mao ha affrancato il paese dal colonialismo occidentale, Deng e i suoi successori lo hanno modernizzato economicamente attraverso l’impropria formula del “socialismo con caratteristiche cinesi”. Prima o poi, siatene certi, arriverà anche la libertà con caratteristiche cinesi. Terzo: le rivolte patrocinate da Londra e Washington cominciano con paroloni d’ordine altisonanti come democrazia, libertà e diritti umani e culminano puntualmente in un disastro. Lo scopo del cambio di regime non è mai nobile: si punta a disarticolare le strutture governative per seminare il caos o per insediare l’ennesimo uomo di paglia. Non vi sono bastate le primavere arabe? Libia e Ucraina non vi dicono nulla? Resta da capire la vera ragione della politica zero Covid. Lo spettro dell’attacco batteriologico aleggia di continuo mentre diversi opinionisti tirano in ballo l’obiettivo di indebolire le imprese occidentali spezzando la catena di approvigionamento globale mediante lockdown ripetuti e draconiani. La Cina è il principale fulcro dell’incipiente ordine multipolare e io, negletto fautore del multipolarismo, non voglio che finisca balcanizzata tra signori della guerra locali e un governo centrale corrotto e manovrato da pupari esterni. Sarebbe un colpo letale per la Russia, per il Sud America (che è Occidente a tutti gli effetti) e per l’Europa, che da diverso tempo commerciano proficuamente con l’Impero di Mezzo. Se le élite euroamericane e i lividi mostriciattoli di Davos gradiscono i metodi asiatici di controllo sociale, il problema sono queste élite eversive, che pur di rimanere in sella sono disposte a rinnegare duemila anni di civiltà greco-romana-cristiana, non chi sta a Pechino. E i disvalori cinesi? Kissinger nota che i cinesi storicamente non professano una particolare religione (il buddismo, “importato” dall’India, e il confucianesimo sono comunemente definite dottrine etico-religiose) e non credono ad alcuna cosmogonia fondata su di un Creatore del cielo e della terra: siamo agli antipodi del monoteismo. Manca altresì ogni riferimento alla salvezza individuale nell’aldilà. Insomma materialismo, ateismo e diffidenza nei riguardi dell’individuo sono tutti valori tradizionali che i cinesi non hanno mai voluto imporre al resto del mondo. Anche adesso i loro governanti preferiscono discutere di scambi commerciali e cercano di limitare il più possibile le ingerenze. Si comportano così perché non sono ancora abbastanza potenti o forse perché manca loro la vocazione missionaria occidentale, in special modo anglosassone? Non lo so. Mi sbaglierò, ma a mio modo di vedere i cinesi non vogliono arrogarsi la missione di redimere il pianeta cinesizzandolo. Pochi giorni fa, noi europei abbiamo dichiarato una parte della nostra identità e cultura sponsor del terrorismo. Congratulazioni vivissime.