Che le istituzioni dell'Unione Europea non abbiano un rapporto particolarmente limpido con la libertà di espressione è cosa che sarà saltata agli occhi di molti, ed io stesso ho avuto modo di stigmatizzare questa stranezza in più articoli. “Stranezza”, sia detto con una punta di ironia, dato che non sono certo fra quelli che riconoscono al Moloch di Bruxelles natura particolarmente benevola e ispirata alla salvaguardia di diritti e libertà dell'individuo, o meglio ancora delle comunità. Diciamo che stride un po' con le pretese dei rappresentanti dello stesso, quando vantano, un giorno sì e l'altro pure, la difesa di presunti alti valori, valori che nei fatti sono ridotti a carta igienica usata magari con la scusa della tolleranza e dell'inclusività (termini che, proprio grazie all'uso minatorio che ne fanno i regimi cosiddetti democratici, ormai fanno temere qualche bestialità al solo sentirli tirare in ballo).

Non so quanti di voi, ad esempio, ricorderanno la celebre circolare del 2021 cui si cercò di conculcare un linguaggio ideologico, che col pretesto di suggerire “linee guida per una comunicazione inclusiva” suggeriva il divieto persino di nominare parole che fossero concettualmente legate ad una qualsiasi caratterizzazione religiosa, culturale o sessuale, sino al ridicolo (un ridicolo profondamente inquietante, a pensarci bene) di voler bandire parole come “Natale”, i nomi cristiani di Maria e Giovanni, l'espressione “signori e signore” e il termine “colonizzazione” persino se riferito ad altri pianeti. E insisto a parlare di inquietudine, perché se qualcuno ha potuto mettere da parte il senso del ridicolo per stilare un documento così ricco di deliri e destinato ad un pubblico così vasto e influente (le decisioni della Commissione Europea vanno ad impattare sulle vite di tutti gli abitanti dei Paesi dell'Unione), significa che nelle loro menti malate c'è un progetto di quel tipo che si inizia a svelare senza neppure troppa vergogna. E il fatto che, a parte qualche effimera polemica subito finita in caciara come l'ennesima levata di scudi leghista, non ne sia emerso alcun tipo di dibattito pubblico, rende anche più evidente la complicità della stampa prostituta di regime.

Da pochissimo, però, le ineffabili istituzioni europee ne hanno fatto una ancora più grossa. Era in programma a Tel Aviv, per il 9 maggio (la ridicola ricorrenza della “giornata dell'Europa”), un evento pubblico su richiesta della stessa Unione Europea. Il rappresentante dello Stato di Israele, come da accordi, sarebbe stato nominato dal governo israeliano. La scelta è caduta sul ministro della Difesa Ben Gvir. Non sono molto aggiornato sulle correnti politiche israeliane, e ho scoperto dell'esistenza di Ben Gvir solo in quest'occasione. Basti sapere che è un esponente della destra molto chiacchierato nei circoli progressisti occidentali (non che ci voglia molto, comunque), e che si è distinto per dichiarazioni ostili alla popolazione araba e di drastica gestione del problema sicurezza. Che, per il leader di un partito che si chiama “Potere Ebraico”, mi sembra il minimo sindacale. Ha anche avuto una storia politica movimentata, con accuse di razzismo e terrorismo. Ma il punto non è questo, perché nessuno è obbligato ad apprezzare i politici israeliani, i partiti israeliani, o anche la politica d'Israele tout court. Qui il fatto è che, nell'imminenza dell'incontro (paradossalmente definito “diplomatico”), durante il quale Gvir avrebbe anche dovuto tenere un discorso, il giorno prima le autorità europee, senza colpo ferire, lo annullano. Hanno anche la faccia di giustificarne la misura con questo surreale comunicato, che cito testualmente:

«Purtroppo quest’anno abbiamo deciso di cancellare il ricevimento diplomatico perché non vogliamo dare spazio a qualcuno le cui opinioni contraddicono i valori in cui si identifica l’Unione Europea».

In soldoni, l'Unione Europea, dopo aver creato un evento “diplomatico”, che per definizione esiste per mediare fra posizioni distanti e differenti, dopo aver concordato con l'altra parte le prerogative di ciascuna, fra cui la nomina dei propri rappresentanti, siccome non gradisce le idee della controparte, senza neppure cercare una soluzione di compromesso, lo annulla al fine di tappargli la bocca. Una reazione così inconsulta e di pura repressione come solo in un sistema autoritario dei peggiori. Ossia di quelli che l'UE dichiara di voler combattere, sino al punto di portarci sull'orlo di una guerra nucleare coi nostri vicini russi. Ed è ancora più surreale che si tirino in ballo i fantomatici “valori europei”, ossia quella tanto sbandierata difesa delle libertà individuali, democratiche e di espressione, usate qui come pretesto per… tappare la bocca a qualcuno di sgradito. Sì,far sparire, o almeno ridurre al silenzio, impedire di parlare a qualcuno che ha idee non riducibili ad un qualche catechismo europeo e col quale quindi non discutere, confrontarsi e magari comprendersi, ma fargli cadere sopra la mannaia della censura. E tutto questo dopo averlo invitato ad incontrarsi.

Io non mi stupisco, figuriamoci, di questa ennesima prova che l'Unione Europea sia una gigantesca gabbia in cui popoli e individui vengano tenuti, come polli in batteria, a disposizione dei potentati finanziari che li spolpano come avvoltoi con carogne. Polli tenuti buoni tramite un indottrinamento che ne anestetizzi ogni capacità reattiva, instillando sensi di colpa e facendo identificare come positivo tutto ciò che gli è nocivo, dalla sterilità al meticciato. Solo è singolarmente significativo come si sia giunti ad un livello di sfacciataggine tale, confidando magari nel lavaggio del cervello generale, in cui si può far violenza alle stesse leggi della logica come se niente fosse, pubblicamente e magari fieri di aver portato sino a questo punto il plagio cerebrale collettivo. Perché di questo si tratta: farci diventare tutti come in quei ridicoli quadri del Realismo Socialista, in cui tutti sono uguali, operai o contadini, e tutti sorridono felici mentre lavorano per il “bene comune” così come lo ha definito il Comitato Centrale. Mentre nel frattempo tutti gli altri sono spariti dal quadro, presumibilmente perché non sorridevano, facendo non proprio una bella fine.

Perché, se ben ricordiamo, anni addietro, nel 1994 e poi di nuovo nel 2001, i rappresentanti della UE rifiutarono di stringere la mano ai neoparlamentari italiani eletti fra i partiti di destra (AN e Lega in particolare) perché “xenofobi e fascisti”. Quanto fosse fascista Fini lo abbiamo visto tutti, ma la sostanza è che questi signori decidono che chiunque non sia omologabile è fascista, dopodiché procedono immediatamente ad emarginarlo, previa campagna di calunnia e denigrazione. E se sono stati capaci di uno sfregio pubblico persino ad un ebreo, esponente di quella parte politica israeliana più vicina agli alleati statunitensi, non c'è da rallegrarsi, perché nei confronti dei semplici, comuni cittadini europei le misure cautelari saranno senz'altro più pesanti.

Sempre in nome dei valori di libertà e democrazia in cui l'Unione si riconosce, ovviamente.

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