Stavolta mi rivolgo direttamente ad una persona, Edith Bruck. Questa anziana signora, che di professione fa la sopravvissuta all'Olocausto e gira le scuole e altri luoghi pubblici a ravvivare la memoria delle persecuzioni e dell'oppressione e negazione dei diritti dell'uomo, ha una memoria davvero singolare: ricorda cose successe ottant'anni fa come fosse ieri, e non ricorda cosa lei stessa ha detto ieri l'altro. Ecco un florilegio di sue citazioni prese negli ultimi due anni.

“Se in una manifestazione nel 2021 c’è chi riesce a paragonare una decisione di politica sanitaria alla Shoah, il green pass ai numeri tatuati sul braccio, o se c’è chi sventola una bandiera con la croce uncinata come fosse una cosa normale, vuol dire che non possiamo smettere di raccontare, che questa testimonianza non basta mai.”


“I No Green Pass? Cavalcano lo scempio della Shoah, dietro c’è una politica di destra”

“I loro slogan allucinanti mi hanno ferito. Un’offesa per i morti e per noi sopravvissuti della Shoah

“Il paragone tra stella gialla e green pass è assurdo. Sono cose imparagonabili. È la follia pura e vogliono continuare ad avvelenare l’aria.”

“Proprio perché ho vissuto la pagina più buia della storia del Novecento, posso affermare che trovo aberrante rievocare quel dramma. Hanno inscenato una protesta disumana contro un semplice pezzo di carta, peraltro indispensabile”.

Ecco, mi fermo qui, a quell' “indispensabile”, che trovo la cosa davvero aberrante di tutte queste parole in libertà, dette da qualcuno che, coccolato e tenuto in gran rispetto dall'informazione di regime, parlava di gente che, in quel periodo:

- Non poteva accedere al posto di lavoro, di studio, e in svariati luoghi pubblici;
- Gli era vietato entrare in banca o alle poste anche nel caso dovesse regolare i pagamenti indispensabili alla propria vita quotidiana;
- Gli era vietato l'accesso a qualsiasi mezzo di trasporto, pubblico o privato;
- Gli era vietato ogni spostamento per qualsiasi motivo;
- Gli era vietato l'accesso alle strutture sanitarie per curarsi anche in casi gravi come la chemioterapia o l'ultima visita ai propri cari;
- Gli era vietato esprimere pubblicamente il proprio dissenso e, quando questo veniva fatto, tali assembramenti vennero sciolti con la forza;
- Veniva giornalmente additato, da ogni mezzo di informazione (fra l'altro sovvenzionato dai governi-fantoccio allora in carica) come parte di un gruppo di delinquenti, paranoici, untori, rozzi, incolti e violenti, responsabili dei mali della società;
- Era permesso a giornalisti, politici, sedicenti uomini di scienza e persino personale sanitario insultarli, esprimere odio nei loro confronti e augurarsene pubblicamente la morte, senza che nessuna delle leggi attualmente in vigore contro simili eccessi venisse mai attivata.

Lodo la Sua memoria, signora, ma non così la Sua capacità di vedere le strane, sinistre analogie con quei regimi, quelle persecuzioni e quelle tragedie che Lei vorrebbe rendere impossibili o almeno improbabili con la Sua testimonianza. Ma La ringrazio comunque. Perché una testimonianza davvero preziosa ce l'ha data.

Ci ha dimostrato, Lei e altri apprezzabili testimoni del secolo passato, quanto sia comodo, attraente e facile mettersi dalla parte dell'oppressore e del carnefice, dileggiare il debole, l'isolato, l'innocuo, il dissidente e l'eretico. Colui il quale, come in questo sciagurato Paese negli ultimi anni, aveva solo preteso di esercitare la propria libertà di pensiero, il proprio senso critico, e negare ad uno Stato corrotto e colluso coi peggiori poteri mafioso-finanziari del globo, di farsi mettere le mani addosso, e cedere il proprio corpo alle sperimentazioni (in corpore vili, appunto) e agli affari di multinazionali straniere. Ci ha fatto vedere come chiunque, anche i più rispettabili e stimati cittadini, possano, per quieto vivere, mettere a tacere e la propria coscienza e la propria ragione, per sostenere un potere violento e i suoi abusi su chi non ha alcun mezzo di resistenza. E si offende pure se ci si azzarda a farlo notare. Quindi, grazie per la testimonianza che ci ha dato con gli atti, più che con le parole. E che io chiamo con una parola che non dovrebbe esserle nuova: collaborazionismo.

Sì, lo so, non ci hanno mai messi su di un vagone piombato diretto in Polonia, anticipo la replica prevedibilissima e stucchevole. Perché al punto in cui si era arrivati prima che la guerra in Ucraina facesse passare di moda il Covid, avrebbero anche potuto iniziare a deportarci, ché voi non vi sareste certo svegliati allora per fare ammenda. Così come, e Lei ce lo insegna, lo sterminio che avvenne a partire dal 1942 era la logica, prevedibile conclusione della lunga serie di leggi criminose, violenze private ed emarginazione sociale dei futuri deportati. Citando De Sade: “Citoyens, encore un effort!”.

Quello sforzo vi ha impedito di farlo il presidente Putin, a cui va tutta la mia gratitudine.

A Lei ne va altrettanta, per averci fatto capire come tutta la vostra Memoria, con la maiuscola, non serva assolutamente a niente. Non a quello che pretendete, almeno.

Buona prosecuzione con lo spettacolo.

Comments

Vessare il prossimo trincerandosi dietro la memoria e le stimmate di un popolo. Una vigliaccata cinica e ripugnante.
 
Con questo articolo lei ha dato voce al pensiero di molti, compreso il mio. Siamo stati ghettizzati, isolati, dileggiati. Erano già allestiti “villaggi di casette” dove isolarci. Non ci sono riusciti. Si, forse grazie a Putin. L’ipocrisia del giorno della memoria è stomachevole come le testimonianze di chi quell’orrore l’ha vissuto e non lo riconosce, o non vuole riconoscerlo nei fatti accaduti, nella propaganda che loro stessi hanno contribuito ad alimentare
 

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Friedrich von Tannenberg
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