âQuello che sta avvenendo a Gaza è come se noi, per catturare Matteo Messina Denaro, avessimo raso al suolo la provincia di Trapani, anzi è peggio, perchĂŠ mentre lui non si è mai mosso dalla provincia di Trapani, i capi di Hamas di certo non sono a Gaza.
Eppure, per comprendere la complessitĂ del conflitto senza ridurla a sterili tifoserie, studiare la storia è un elemento essenziale: âĂ ovvio che se ci fermiamo allâistantanea degli ultimi sei mesi, con il massacro e i crimini di guerra di Netanyahu e del suo esercito ai danni della popolazione di Gaza, tutte le ragioni del mondo sembrano essere solo da una parte, ma le cose sono piĂš complesse di come sembrano.
Ă difficile immaginare quali possano essere le vie dâuscita da questo conflitto fino a quando non emergeranno figure che sappiano âandare oltre se stessiâ come avvenuto in Sudafrica quando si mossero i primi passi per smantellare lâapartheid.
Ă ovvio che ci siano proteste se pensiamo che a Gaza si contano 35 mila morti in sei mesi, su due milioni e mezzo di abitanti, quasi tutti civili e bambini. Per fare un paragone basti pensare che in due anni e due mesi in Ucraina ci sono state 10.000 vittime civili su 40 milioni di abitanti, eppure a Netanyahu nessuno osa dire nulla e nei confronti di Israele non è scattata ancora nessuna delle sanzioni che hanno colpito i russi a poche ore dallâaggressione.
Quindi la rabbia è perfettamente comprensibile, rimarca il direttore del Fatto, âperò oltre alla rabbia bisognerebbe studiare la storia, per capire come siamo arrivati fin qui è come se ne può uscireâ.
cit. Marco Travaglio