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Caligorante

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:oops::oops::oops::oops::oops::oops::oops::oops: Quanto ci serve Damiano dei Maneskin, soprattutto a noi mamme di figli maschi di Manuela Campitelli - Il Fatto Quotidiano Una mamma sa che stanotte è uscito l’ultimo brano dei Maneskin The Loneliest. Questi ragazzi di Monteverde ci hanno preso ancora una volta, con una power ballad sulla solitudine, l’amore e la perdita raccontata a cuore aperto. I più giovani, ma non solo, sono in visibilio: hanno atteso fino a mezzanotte per gustarsi la prima uscita, cose belle che non succedevano da un po’. Quant’è bella la storia di questo gruppo e quanto ci serve Damiano, soprattutto a noi mamme di figli maschi: un front man pazzesco pronto a scardinare ogni convenzione, ogni stereotipo, ogni cliché sull’uomo bello, forte e dannato, che per essere fascinoso deve far soffrire o deve essere quantomeno un po’ maleducato. Damiano invece mostra apertamente il volto del bravo ragazzo, che accompagna la fidanzata nelle sue battaglie difficili per il riconoscimento dell’endometriosi, che si mette in discussione come uomo, che prova a indossare i panni delle donne e le loro discriminazioni. Damiano ci piace, perché trasmette ai nostri ragazzi un nuovo modello maschile fuori da ogni linea prestabilita e perché costruisce la sua identità non sulla virilità ma sul rispetto. Damiano ci aiuta perché i nostri figli hanno bisogno di modelli diversi da quelli che per secoli hanno ingabbiato i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, fino agli uomini e le donne. Ogni stereotipo di genere in meno è un passo avanti verso l’uguaglianza sostanziale per tutte e tutti ed bello pensare che ad aiutarci in questo cammino siano giovani artisti cresciuti a Monteverde. Originally posted in:
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"I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando"

Purgatorio, canto XXIV

Per me, la scrittura è questo e credo che i miei due amori, Dante e San Giovanni apostolo, la rappresentino alla perfezione.

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«Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io;
e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio.»
(Rut 1:16)

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Facebook non permette di pubblicarlo...

"Vedesti", disse, "quell'antica strega

che sola sovr'a noi ormai si piagne;

vedesti come l'uom da lei si slega.

Bastiti, e batti a terra le calcagne;

li occhi rivolgi al logoro che gira

lo rege etterno con le ruote magne".

Purgatorio, canto XIX, vv. 58-63

Siamo alla fine del girone degli accidiosi e Dante fa un sogno: una femmina "balba (balbuziente)", cieca, storpia a mani e piedi e dal colorito smorto. Ma l'essere umano non la vede nel suo reale aspetto, bensì attraverso il filtro del suo richiamo seduttivo. Questa femmina, infatti, è un'allegoria dell'incontinenza verso i piaceri terreni, in particolare l'avarizia, la lussuria e la gola, puniti nei gironi successivi. È quindi, questo, un sogno che anticipa quello che Dante dovrà incontrare nel suo viaggio.

Al suo risveglio, Virgilio nota che la sua mente è ancora occupata dal ricordo del sogno e lo incita a passare oltre attraverso i versi che ho scelto di riportare.

Virgilio è sbrigativo e lo esorta a non perdere tempo a rimuginare sul peccato, ma di andare avanti e guardare alle cose celesti.

Troppo spesso, di fronte alle miserie che ci abitano, ci crogioliamo nel nostro non essere degni di accostarci ai santi, troppo spesso ci giudichiamo "troppo peccatori" e questo giudizio implacabile si pone come un ostacolo al cammino verso Dio.

Ma, una volta preso atto di non essere immacolati e perfetti secondo la nostra idea di perfezione, dobbiamo avere il coraggio di presentarci a Dio così come siamo: pieni di difetti, manchevoli, fallibili.

I nostri genitori non ci amano forse nonostante i nostri errori? E come potrebbe Dio non farlo, se sinceramente ci volgiamo a Lui con tutto il carico di vergogna, ma anche di devozione, che portiamo addosso?

Ma a Lui dobbiamo guardare, non a noi stessi, perché dalle tenebre si esce grazie alla luce, e la luce che possiamo trovare in noi non è altro che luce divina.

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