Esplosioni e incendi nell'aeroporto della Russia in Crimea: in Ucraina i media mostrano immagini delle fiamme
L'aeroporto militare di Dzhankoy, in Crimea, penisola annessa da parte della Russia dall'Ucraina 10 anni fa, è stato colpito da esplosioni e incendi
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Ogni volta che i Pippo Baudo filorussi cantano vittoria, in Russia salta in aria un aeroporto o una raffineria. L'Orso stenta a capire che l'Occidente mira a sfiancarlo lentamente, a dissanguare una nazione in crisi demografica e a intaccare le sue risorse militari. Se Cina e Russia non fossero rispettivamente un affollato suk di bottegai e un manipolo di capoccioni, eccessivamente ligi agli antichi codici d'onore del militarismo territorialista, non esiterebbero ad “ucrainizzare” il Messico, ossia 120 milioni di latini con niente da perdere e un tremendo complesso di inferiorità nei confronti de los yanquis. Solo portando la guerra nel continente americano riusciranno ad avere ragione del Mostro, il quale, benché in crisi, dispone ancora di un potere finanziario e mediatico incommensurabile. Dopo un paio di mesi di sabotaggi (i blackout negli USA causano vere e proprie insurrezioni), il Texas e la California chiederebbero la secessione.