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Quando diciamo che il mondo è un posto complesso vorrà pur dire qualcosa, se diciamo che è complesso e dopo parliamo per assiomi, qualcosa non sta funzionando.

La vicenda arabo-iraniana appartiene ai cicli storico-demografici dell'area.
Medio Oriente (M.O.) corrisponde all'Impero di Alessandro Magno + la Penisola arabica, quindi, alla culla dei tre monoteismi.
Il M.O. provò a costituirsi come polo politico-economico in Eurasia.
Un primo polo fu quello estremo orientale (Cina-Corea-Giappone-Vietnam), l'India può essere messa in continuità o vista come autonoma (anche se non ha ovunque un clima temperato e non mi stancherò di ripetere che il clima fa malattie-agricoltura e quindi demografia-economia). Il secondo fu la penisola europea (anche se tra Roma e le cattedrali gotiche ci fu un periodo di tribalismo e marginalità).

Il M.O. ebbe un primo periodo di splendore con i Persiani che unirono dalla Ionia all'Indo. A dispetto di quanto riportato dai Greci, la Persia fu tollerante e favorì la formazione di rotte commerciali oriente-occidente (già presenti dai tempi degli Elemati).
Poi arrivò Alessandro e la cosa ci è più nota. Nacque la caratteristica struttura medio-orientale: città densamente popolate, dedite al commercio dell'agricoltura locale e dei prodotti di transito.
Quando gli Arabi giunsero in Spagna e Sicilia, gli europei non poterono far meno di percepire la propria miseria e dalla frustrazione germogliarono le Crociate.
Il ciclo di declino dell'area fu avviato da Tamerlano e dalla marginalizzazione dell'Europa.
Il M.O. passò da zona di transito (e di guadagno), a zona di arrivo delle merci cinesi e indiane, prosciugandosi lentamente e perdendo la capacità di rinnovarsi.
In questo quadro si inserisce la litigiosità mediorientale e possiamo riscontare continuità tra Bizantini (poi Ottomani), Persiani (poi Iraniani) e Arabi (la vera sorpresa del Medio Evo); in questa lettura, Israele ricalca le zone che furono occupate dai Crociati.

Ieri abbiamo parlato di sauditi-iraniani e di uno scontro possibile (riportato dalla stampa). La maggior parte dei commenti ha ricordato che l'Iran, la settimana passata, ha rivolto una proposta di pace complessiva all'Arabia Saudita.
Non dimentichiamo, però, un piccolo lembo di terra, giù nella Penisola arabica, dove il 20% della popolazione fa la fame, l'età media è di 15 anni, è attivo un focalaio di colera, il premio Nobel Obama ha avviato -nel silenzio generale- bombardamenti e la mortalità infantile è in aumento: lo Yemen.

In Yemen, la tregua tra le milizie filo-iraniane e filo-sauditi è scaduto senza rinnovo. Sono ripartiti gli attacchi ai giacimenti estrattivi di petrolio.
Gli Houthi lo fanno senza il permesso di Teheran? L'Iran lo fa senza avvertire Cina e Russia? L'Iran si sente in diritto di non rispondere a nessuno al riguardo?

Sono questioni complesse, magari avere una risposta a tutto.
Quello che possiamo fare è mettere in ordine i fatti e sviluppare una narrazione possibile per interpretare il mondo e provare a renderlo un posto migliore.

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Gabriele Germani
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