Il lettore ha notato che parlo spesso delle mie traversie come proprietario. Il motivo del mio interesse per il tema della proprietà deriva dal serio e, credo, fondato sospetto che nei prossimi anni cercheranno di usare noi proprietari come vacche da mungere. Se qualcuno si chiede a cosa serve tutto questo allarmismo sul clima, la risposta gliela potrei suggerire io: giustificare la mega-patrimoniale che, col pretesto dei lavori green, tra qualche anno gli italiani che hanno la grave colpa di possedere una casa e ci vogliano trarre un'utilità, dovranno versare non si sa ancora precisamente a chi. Ce lo chiede l'Europa, anzi Greta. Ad ogni modo, prima che qualcuno si faccia strane idee dal titolo, non sono un usuraio, non presto soldi a strozzo. E' la definizione riservatami da un "contatto" di Facebook, il quale ha testualmente detto che noi proprietari di casa che chiediamo il fitto ai nostri inquilini, siamo equiparabili ad usurai.
Vinta la tentazione di prenderlo a sberle, che in quel caso colpirebbero solo il mio telefono e il mio computer, perché qualcuno potrebbe accusarmi di fare il Cicero pro domo sua, e, infine, anche perché la persona in questione è molto gradevole e ironica nell'interagire con chi lo critica, ho cercato di scrivergli una risposta diplomatica, cercando di spiegargli perché, la sua, sia un'emerita scemenza. E il succo è riportato in questo articolo.
Chi compra una casa è certamente più ricco di chi non la compra e fin qui siamo alla banalità. Ciò che, vista la mentalità corrente, è molto meno banale, è che il proprietario non solo è costretto a spendere molto di più di quello che un inquilino impiega in tutta la sua vita - senza contare che questi non deve sottoporsi agli oneri che invece spettano, anche giustamente, ai proprietari - ma può anche vedersela confiscare per le più disparate ragioni. Quando molti sostengono che la prima casa è impignorabile, dimenticano di dire che questo si applica soltanto quando i debiti sono con lo Stato. Se qualcuno ci fa causa per una qualsiasi ragione, la nostra casa è pignorabile eccome, anche se ci viviamo.
Per capire di cosa parliamo, facciamo un esempio. Io sto per fittare casa dei miei ad una che ci vuole fare un B&B. Il fitto è piuttosto alto ma c'è da considerare che la casa si trova in una delle zone più servite di Napoli ed è di circa 220 mq. Secondo il tizio di cui facevo cenno prima, visto che voglio fittarla, sarei un usuraio, di fatto, se non fosse che i miei, per comprarla, hanno dovuto alienare alcune proprietà e fare un mutuo (quindi loro al limite erano "vittime" di usurai) durato circa 15 anni. Partendo dunque da una base di tot euro lordi annui, a questi vanno sottratti l'IRPEF e l'IMU, col risultato che io a fine anno mi ritroverei in tasca non più del 60-65%, ai quali bisogna togliere quei lavori che periodicamente i miei condomini approvano, nonché le manutenzioni straordinarie dell'appartamento, che spettano al proprietario, col risultato che il netto si riduce ulteriormente.
Inoltre, chi paragona noi proprietari ad un usuraio, non considera un altro aspetto. Lo Stato italiano, nel corso di questi anni, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere difficile la vita dei proprietari di casa.
Quando molti studenti - sobillati dai media che cercano in tutti i modi di creare indignazione contro i proprietari (per giustificare future "rapine"?) - protestano perché i fitti sono alle stelle, hanno perfettamente ragione. Ma non devono prendersela con noi. Devono prendersela con lo Stato. Che prima obbliga noi proprietari ad essere vittime e poi, dopo amare esperienze, ci costringe ad essere spietati. Tanto che quando qualcuno, in questi due mesi che ho messo annunci, mi ha contattato, ho subito a priori scartato alcune specifiche categorie di persone: immigrati, anziani, studenti, professionisti di primo pelo. Ma devo anche spiegare perché. Dopo aver avuto a che fare nella mia vita con inquilini che non pagavano, che non venivano mandati via dal giudice se non dopo anni, ed erano nullatenenti, mi sono visto costretto a dover chiedere a tutti garanzie immobiliari, scartando a priori precise categorie di persone. Ma cosa potrei fare? Rischiare di mettermi in casa qualcuno che casomai cerca addirittura - caso estremo ma che mi è accaduto - di accoltellarmi perché chiedo che mi paghi?
Nessuno vuol farsi una ragione che punire la ricchezza comporta come inevitabile conseguenza che nessuno abbia la spinta per impegnarsi a produrla. Perché dovrei studiare per diventare un grande professionista del mio settore o farmi il mazzo per diventare un ricco imprenditore se tanto lo Stato ha deciso che io sono uguale ad uno scansafatiche che non ha voglia né di studiare né di lavorare?
Il sistema di chi teorizza la punizione dei ricchi c'è già stato nella storia: si chiamava URSS. Ed è finito male proprio perché, anchilosando la libera iniziativa individuale, non c'era più la spinta a produrre che, invece, veniva delegata allo Stato, o meglio al Partito. Che, fin quando ha potuto dragare i pozzi di San Patrizio degli alleati - ma sarebbe il caso di definire, degli schiavi - del Patto di Varsavia, ci ha potuto mettere una pezza (facendo vivere questi ultimi nella miseria). Il problema è che quando questi si sono ribellati, l'URSS è collassata - certo, anche col generoso contributo dell'Occidente. E nessuno sogna, neanche alla lontana di tornare al modello sovietico. Tanto che Putin - con buona pace di chi si è fissato che sia l'erede di Stalin - dice sempre che "chi non rimpiange l'URSS è senza cuore, ma chi la rivuole è senza cervello".
Tutte queste considerazioni non vogliono discriminare chi non ha avuto la possibilità di essere proprietario di qualcosa. Che poi si debba fare in modo che tutti abbiano una casa di proprietà, sono d'accordo. Ma il peso va distribuito sulla collettività, non scaricato sul proprietario. E, soprattutto, a questo si deve arrivare in maniera razionale, cioè favorendo per l'appunto le categorie deboli. Se si ritiene che i proprietari si approfittino degli studenti, che si costruiscano dei collegi per studenti fuori sede, che si creino degli ostelli specifici. Ma quando è a spese degli altri, la bontà si chiama estorsione. E ancora, quando la bontà si risolve in uno svantaggio per coloro che si volevano favorire, non è bontà, è stupidità.
Vinta la tentazione di prenderlo a sberle, che in quel caso colpirebbero solo il mio telefono e il mio computer, perché qualcuno potrebbe accusarmi di fare il Cicero pro domo sua, e, infine, anche perché la persona in questione è molto gradevole e ironica nell'interagire con chi lo critica, ho cercato di scrivergli una risposta diplomatica, cercando di spiegargli perché, la sua, sia un'emerita scemenza. E il succo è riportato in questo articolo.
Chi compra una casa è certamente più ricco di chi non la compra e fin qui siamo alla banalità. Ciò che, vista la mentalità corrente, è molto meno banale, è che il proprietario non solo è costretto a spendere molto di più di quello che un inquilino impiega in tutta la sua vita - senza contare che questi non deve sottoporsi agli oneri che invece spettano, anche giustamente, ai proprietari - ma può anche vedersela confiscare per le più disparate ragioni. Quando molti sostengono che la prima casa è impignorabile, dimenticano di dire che questo si applica soltanto quando i debiti sono con lo Stato. Se qualcuno ci fa causa per una qualsiasi ragione, la nostra casa è pignorabile eccome, anche se ci viviamo.
Per capire di cosa parliamo, facciamo un esempio. Io sto per fittare casa dei miei ad una che ci vuole fare un B&B. Il fitto è piuttosto alto ma c'è da considerare che la casa si trova in una delle zone più servite di Napoli ed è di circa 220 mq. Secondo il tizio di cui facevo cenno prima, visto che voglio fittarla, sarei un usuraio, di fatto, se non fosse che i miei, per comprarla, hanno dovuto alienare alcune proprietà e fare un mutuo (quindi loro al limite erano "vittime" di usurai) durato circa 15 anni. Partendo dunque da una base di tot euro lordi annui, a questi vanno sottratti l'IRPEF e l'IMU, col risultato che io a fine anno mi ritroverei in tasca non più del 60-65%, ai quali bisogna togliere quei lavori che periodicamente i miei condomini approvano, nonché le manutenzioni straordinarie dell'appartamento, che spettano al proprietario, col risultato che il netto si riduce ulteriormente.
Inoltre, chi paragona noi proprietari ad un usuraio, non considera un altro aspetto. Lo Stato italiano, nel corso di questi anni, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere difficile la vita dei proprietari di casa.
Quando molti studenti - sobillati dai media che cercano in tutti i modi di creare indignazione contro i proprietari (per giustificare future "rapine"?) - protestano perché i fitti sono alle stelle, hanno perfettamente ragione. Ma non devono prendersela con noi. Devono prendersela con lo Stato. Che prima obbliga noi proprietari ad essere vittime e poi, dopo amare esperienze, ci costringe ad essere spietati. Tanto che quando qualcuno, in questi due mesi che ho messo annunci, mi ha contattato, ho subito a priori scartato alcune specifiche categorie di persone: immigrati, anziani, studenti, professionisti di primo pelo. Ma devo anche spiegare perché. Dopo aver avuto a che fare nella mia vita con inquilini che non pagavano, che non venivano mandati via dal giudice se non dopo anni, ed erano nullatenenti, mi sono visto costretto a dover chiedere a tutti garanzie immobiliari, scartando a priori precise categorie di persone. Ma cosa potrei fare? Rischiare di mettermi in casa qualcuno che casomai cerca addirittura - caso estremo ma che mi è accaduto - di accoltellarmi perché chiedo che mi paghi?
Nessuno vuol farsi una ragione che punire la ricchezza comporta come inevitabile conseguenza che nessuno abbia la spinta per impegnarsi a produrla. Perché dovrei studiare per diventare un grande professionista del mio settore o farmi il mazzo per diventare un ricco imprenditore se tanto lo Stato ha deciso che io sono uguale ad uno scansafatiche che non ha voglia né di studiare né di lavorare?
Il sistema di chi teorizza la punizione dei ricchi c'è già stato nella storia: si chiamava URSS. Ed è finito male proprio perché, anchilosando la libera iniziativa individuale, non c'era più la spinta a produrre che, invece, veniva delegata allo Stato, o meglio al Partito. Che, fin quando ha potuto dragare i pozzi di San Patrizio degli alleati - ma sarebbe il caso di definire, degli schiavi - del Patto di Varsavia, ci ha potuto mettere una pezza (facendo vivere questi ultimi nella miseria). Il problema è che quando questi si sono ribellati, l'URSS è collassata - certo, anche col generoso contributo dell'Occidente. E nessuno sogna, neanche alla lontana di tornare al modello sovietico. Tanto che Putin - con buona pace di chi si è fissato che sia l'erede di Stalin - dice sempre che "chi non rimpiange l'URSS è senza cuore, ma chi la rivuole è senza cervello".
Tutte queste considerazioni non vogliono discriminare chi non ha avuto la possibilità di essere proprietario di qualcosa. Che poi si debba fare in modo che tutti abbiano una casa di proprietà, sono d'accordo. Ma il peso va distribuito sulla collettività, non scaricato sul proprietario. E, soprattutto, a questo si deve arrivare in maniera razionale, cioè favorendo per l'appunto le categorie deboli. Se si ritiene che i proprietari si approfittino degli studenti, che si costruiscano dei collegi per studenti fuori sede, che si creino degli ostelli specifici. Ma quando è a spese degli altri, la bontà si chiama estorsione. E ancora, quando la bontà si risolve in uno svantaggio per coloro che si volevano favorire, non è bontà, è stupidità.
Lo Stato crede, punendo ricchi e benestanti, di favorire i poveri. E invece, proprio comportandosi così, li penalizza ancora di più.