Mi sono svegliato ieri mattina scoprendo che ci sono stati due terremoti. Il primo a Napoli, epicentro Campi Flegrei che mi ha fatto ritrovare una ventina di messaggi su Whatsapp dove mi chiedevano se tutto fosse a posto, confermandomi che non sento i terremoti manco se fossero del settimo grado della scala Richter. Non oso pensare a cosa accadrebbe se un giorno arrivasse un terremoto di quelli seri come quello del 1980. Probabilmente crollerebbe tutto e mi ritroverebbero imperterrito a programmare.
Il secondo terremoto è avvenuto sui social o perlomeno nell'area del dissenso, laddove è sorto dalle acque dell'anonimato un certo Generale Vannacci, di cui (mea culpa) sconoscevo completamente il nominativo e che, scavalcando quello della Murgia - sia lode al santo protettore dei librai (pare fosse San Celestino) - si è scritto e autoprodotto un libro nel quale praticamente fa a pezzi - a chiacchiere - tutto il politicamente corretto, intitolandolo programmaticamente "Il mondo al contrario", con contrario scritto, per l'appunto, al contrario.
Il libro non credo che lo comprerò e non c'è nulla di personale nei confronti del Generale, che non conosco. Ma perché già so cosa conterrà, a partire da qualche stralcio reperito in giro: "Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e Famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri". Tutto molto interessante ma vi faccio una domanda. Cosa c'è di diverso da quello che voi potreste leggere ogni giorno nel dissenso social? Ha senso comprare un libro quando svela indiscrezioni, racconta fatti nuovi, dà suggerimenti. In tal senso, Vannacci non fa altro che fare un resoconto a pagamento di tutto ciò che migliaia di utenti del dissenso scrivono ogni giorno, da anni, gratis, su ogni spazio disponibile. E alla fine di tutto questo, appurato che le cose che dice sono comunque giuste, il vero punto è un altro: Vannacci ha un piano per andare a prendere i criminali che stanno trasformando l'Occidente in un manicomio e rinchiuderli in un ospedale psichiatrico? Perché se la risposta è no, il libro ha l'unica utilità di aumentare il veleno che noi dissidenti coviamo da anni. Non c'è bisogno dell'ennesimo libro che ci confermi l'ovvio, il risaputo, il già noto, per poi favorirne un'ascesa nei media ufficiali. Non abbiamo bisogno di nutrire altri eroi (anche in buonafede, ma del tutto velleitari) che il dissenso ormai fabbrica a raffica e che, secondo una prassi consolidata, prima tuoneranno slogan tonitruanti, poi si faranno qualche centinaio di migliaio di follower sui social, per poi entrare in politica e ritrattare tutto. E' uno schema che ormai non funziona più. La gente non ci casca più.
Quello di cui abbiamo bisogno è uno che li combatta i nostri nemici. Come stanno facendo quelli che assaltano gli autovelox impazziti. Perché una liberaldemocrazia prevede pari dignità tra il cittadino e le istituzioni. E se queste diventano prepotenti e rendono la vita impossibile al cittadino, quest'ultimo deve reagire anche con la forza. Se, dunque, gli assalti agli autovelox sono una mossa senza alcun tipo di piano dietro, naturalmente sono azioni irresponsabili. Ma se c'è, invece, un piano, è esattamente la direzione verso cui bisogna andare, far capire allo Stato che c'è un limite alla sopraffazione. Perché è solo così che la politica capirà che non deve perseguitare il ceto medio.
Non so se Vannacci sia sincero né se sia l'ennesimo "eroe" del dissenso calato dall'alto oppure un semplice narciso destinato a rientrare nei ranghi come già avvenuto col vicequestore Schilirò rapidamente ascesa all'Olimpo dei grandi rivoluzionari come novella Giovanna D'Arco, per poi svaporare. Quel che so è che non bisogna aspettarsi niente di buono che venga dall'industria di inganni dei media. Le battaglie non si fanno sui media ma, appunto, sulle strade, contro gli autovelox. E' quella la vera lotta.
Ormai il dissenso digitale è a portata di tutti: basta imparare quattro fesserie precotte, rivestirle di una seducente guaina per poi, oplà, issarsi sui social media e illudere ancora una volta i disperati che ancora non hanno capito ciò che, da questo modestissimo pulpito, si predica da anni.
Il secondo terremoto è avvenuto sui social o perlomeno nell'area del dissenso, laddove è sorto dalle acque dell'anonimato un certo Generale Vannacci, di cui (mea culpa) sconoscevo completamente il nominativo e che, scavalcando quello della Murgia - sia lode al santo protettore dei librai (pare fosse San Celestino) - si è scritto e autoprodotto un libro nel quale praticamente fa a pezzi - a chiacchiere - tutto il politicamente corretto, intitolandolo programmaticamente "Il mondo al contrario", con contrario scritto, per l'appunto, al contrario.
Il libro non credo che lo comprerò e non c'è nulla di personale nei confronti del Generale, che non conosco. Ma perché già so cosa conterrà, a partire da qualche stralcio reperito in giro: "Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari; quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e Famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri". Tutto molto interessante ma vi faccio una domanda. Cosa c'è di diverso da quello che voi potreste leggere ogni giorno nel dissenso social? Ha senso comprare un libro quando svela indiscrezioni, racconta fatti nuovi, dà suggerimenti. In tal senso, Vannacci non fa altro che fare un resoconto a pagamento di tutto ciò che migliaia di utenti del dissenso scrivono ogni giorno, da anni, gratis, su ogni spazio disponibile. E alla fine di tutto questo, appurato che le cose che dice sono comunque giuste, il vero punto è un altro: Vannacci ha un piano per andare a prendere i criminali che stanno trasformando l'Occidente in un manicomio e rinchiuderli in un ospedale psichiatrico? Perché se la risposta è no, il libro ha l'unica utilità di aumentare il veleno che noi dissidenti coviamo da anni. Non c'è bisogno dell'ennesimo libro che ci confermi l'ovvio, il risaputo, il già noto, per poi favorirne un'ascesa nei media ufficiali. Non abbiamo bisogno di nutrire altri eroi (anche in buonafede, ma del tutto velleitari) che il dissenso ormai fabbrica a raffica e che, secondo una prassi consolidata, prima tuoneranno slogan tonitruanti, poi si faranno qualche centinaio di migliaio di follower sui social, per poi entrare in politica e ritrattare tutto. E' uno schema che ormai non funziona più. La gente non ci casca più.
Quello di cui abbiamo bisogno è uno che li combatta i nostri nemici. Come stanno facendo quelli che assaltano gli autovelox impazziti. Perché una liberaldemocrazia prevede pari dignità tra il cittadino e le istituzioni. E se queste diventano prepotenti e rendono la vita impossibile al cittadino, quest'ultimo deve reagire anche con la forza. Se, dunque, gli assalti agli autovelox sono una mossa senza alcun tipo di piano dietro, naturalmente sono azioni irresponsabili. Ma se c'è, invece, un piano, è esattamente la direzione verso cui bisogna andare, far capire allo Stato che c'è un limite alla sopraffazione. Perché è solo così che la politica capirà che non deve perseguitare il ceto medio.
Non c'è bisogno dell'ennesimo masaniello digitale che ci dica ciò che da vent'anni leggiamo sui social, e con una forma che divide e non convince. Abbiamo bisogno di fatti concreti, di azioni, di vere resistenze e di far capire alle classi dirigenti che
*ci sono dei limiti che non vanno oltrepassati*. Perché è soltanto questo che le fermerà, non i libri.Non so se Vannacci sia sincero né se sia l'ennesimo "eroe" del dissenso calato dall'alto oppure un semplice narciso destinato a rientrare nei ranghi come già avvenuto col vicequestore Schilirò rapidamente ascesa all'Olimpo dei grandi rivoluzionari come novella Giovanna D'Arco, per poi svaporare. Quel che so è che non bisogna aspettarsi niente di buono che venga dall'industria di inganni dei media. Le battaglie non si fanno sui media ma, appunto, sulle strade, contro gli autovelox. E' quella la vera lotta.
Ormai il dissenso digitale è a portata di tutti: basta imparare quattro fesserie precotte, rivestirle di una seducente guaina per poi, oplà, issarsi sui social media e illudere ancora una volta i disperati che ancora non hanno capito ciò che, da questo modestissimo pulpito, si predica da anni.
Non se ne andranno con le buone.