Molti commettono un tragico errore: ritenere la Federazione Russa più forte di quel che è. Questo errore lo commettono i putiniani all'amatriciana, che sostanzialmente vedono - e Dio soltanto sa quanto si sbagliano - nel boss del Cremlino il salvatore in cavallo bianco che li salverà, ma lo commettono anche quelli che pensano che una sconfitta della Federazione Russa provocherà la fine del multipolarismo. E proviamo a spiegare perché.
Punto primo: la Federazione Russa sta vincendo o perdendo? Non può dirlo nessuno. In primo luogo perché le informazioni che ci arrivano sono tutte - giustamente - false. L'informazione di guerra non ha l'obiettivo di spiegare alle persone come stanno davvero le cose ma galvanizzare chi si trova all'interno di un paese piegato in due dalla guerra, spingendolo a combattere e casomai a non trescare col nemico. E questo spiega anche perché chi tenta, in totale autonomia o perché finanziato dal Cremlino, di fornire una versione diversa dalle stampe ufficiali, viene riempito d'odio. Il che non significa nulla. Le guerre non si fanno sui giornali ma sul campo. Del resto, se andaste a leggere i giornali del 1944, quando ormai la guerra aveva preso chiaramente una piega sfavorevole per Hitler, Mussolini e compagnia, tutti i più grandi giornalisti italiani di regime ci spiegavano per filo e per segno che sarebbe stata solo questione di tempo prima che gli Stati Uniti e l'URSS si piegassero ai disegni di Hitler e Mussolini. E sappiamo bene come è finita. Oggi ci ridiamo, ma è esattamente ciò che leggereste se trovaste un articolo di archivio. In parole povere: non ci possiamo fidare né della stampa occidentale né tantomeno di quella russa.
Punto secondo: la Federazione Russa non nasce dal nulla, bensì dalle ceneri dell'URSS. Ebbene, è crollata l'URSS ma, tempo una ventina d'anni, e oggi la Federazione Russa è tornata non più ai livelli dell'URSS ma comunque un paese potente. Motivo? Il terreno era fertile perché ciò avvenisse. Un'eventuale sconfitta russa per evitare che possa nascere qualcosa di ben più pericoloso per l'Occidente, dovrebbe essere totale e prevedere lo smembramento della Federazione. E oggi nessuno negli ambienti militari americani conta di riuscire ad ottenere quest'impresa, nella quale del resto non sono riusciti nemmeno quando le condizioni, in teoria, sarebbero state più favorevoli. I crescenti motivi di tensione tra Zelensky e gli americani nascono proprio da questo punto: l'Ucraina, anche comprensibilmente, rivorrebbe il Donbass e la Crimea, gli americani hanno già detto che non è una cosa fattibile. Sanno benissimo che se la guerra si alzasse di intensità, anche a vincerla, sarebbe una vittoria troppo costosa. Tradotto: la Federazione Russa può anche decidere, vedendo che non ci sia alternativa, di concedere qualcosa e, probabilmente, questa sarebbe la fine della leadership di Putin. Ma se la Federazione Russa non sarà distrutta, verrà un leader molto più aggressivo di Putin. E infatti gli americani, che questo lo sanno bene, su questo si sono messi l'animo in pace.
Punto terzo: è vero, la Cina - a parte le mille frasi di circostanza - non prende una posizione decisa sulla guerra in Ucraina che di fatto ne provocherebbe la fine, ma questo è sia un punto a favore degli americani che un punto a sfavore. I cinesi non ufficializzano la propria posizione con un sostegno netto e dichiarato perché detengono una parte non irrilevante di debito americano e, ben consapevoli che un nulla di fatto in Ucraina sarebbe di fatto la fine degli Stati Uniti, non vogliono ritrovarsi in pancia dei titoli tossici. Ma questo non significa affatto che i cinesi sosterranno gli americani: anche perché comunque si tratta di un avversario che la fine di Putin comunque ringalluzzirebbe, cosa che i cinesi ovviamente non vogliono. In sostanza, pensare che un'eventuale sostegno della Cina per un accordo favorevole a Zelensky significhi che gli Stati Uniti potranno poi fare quel che vogliono in Russia, è una scemenza a prescindere. Perché se questa guerra finirà grazie alla Cina, i cinesi chiederanno un conto salatissimo. E vigileranno perché non si verifichi qualcosa di simile a quanto accaduto nel 1992. E il tutto ovviamente vale anche in caso di vittoria della Russia.
Punto quarto: il multipolarismo ci sarà a prescindere dalle sorti della Federazione Russa. I russi sono il paese militarmente più forte del BRICS, ma a livello di PIL rappresentano una parte piccolissima. Il processo di deunipolarizzazione del mondo riguarda giganti come l'India, il Brasile, la Cina stessa, più altri paesi che stanno emergendo (come per esempio, l'Algeria) e che possono contare su una sovrabbondanza di materie prime con le quali ricattare l'Occidente. Questo processo è ormai in atto e non si fermerà neanche se la Russia perdesse.
In parole povere, che un'eventuale sconfitta della Russia possa preludere ad un ritorno in grande stile dell'Occidente più che un'illusione, è una fesseria. Comunque finisca la guerra in Ucraina, di certo non è l'unico bubbone pronto a scoppiare.
Punto primo: la Federazione Russa sta vincendo o perdendo? Non può dirlo nessuno. In primo luogo perché le informazioni che ci arrivano sono tutte - giustamente - false. L'informazione di guerra non ha l'obiettivo di spiegare alle persone come stanno davvero le cose ma galvanizzare chi si trova all'interno di un paese piegato in due dalla guerra, spingendolo a combattere e casomai a non trescare col nemico. E questo spiega anche perché chi tenta, in totale autonomia o perché finanziato dal Cremlino, di fornire una versione diversa dalle stampe ufficiali, viene riempito d'odio. Il che non significa nulla. Le guerre non si fanno sui giornali ma sul campo. Del resto, se andaste a leggere i giornali del 1944, quando ormai la guerra aveva preso chiaramente una piega sfavorevole per Hitler, Mussolini e compagnia, tutti i più grandi giornalisti italiani di regime ci spiegavano per filo e per segno che sarebbe stata solo questione di tempo prima che gli Stati Uniti e l'URSS si piegassero ai disegni di Hitler e Mussolini. E sappiamo bene come è finita. Oggi ci ridiamo, ma è esattamente ciò che leggereste se trovaste un articolo di archivio. In parole povere: non ci possiamo fidare né della stampa occidentale né tantomeno di quella russa.
Punto secondo: la Federazione Russa non nasce dal nulla, bensì dalle ceneri dell'URSS. Ebbene, è crollata l'URSS ma, tempo una ventina d'anni, e oggi la Federazione Russa è tornata non più ai livelli dell'URSS ma comunque un paese potente. Motivo? Il terreno era fertile perché ciò avvenisse. Un'eventuale sconfitta russa per evitare che possa nascere qualcosa di ben più pericoloso per l'Occidente, dovrebbe essere totale e prevedere lo smembramento della Federazione. E oggi nessuno negli ambienti militari americani conta di riuscire ad ottenere quest'impresa, nella quale del resto non sono riusciti nemmeno quando le condizioni, in teoria, sarebbero state più favorevoli. I crescenti motivi di tensione tra Zelensky e gli americani nascono proprio da questo punto: l'Ucraina, anche comprensibilmente, rivorrebbe il Donbass e la Crimea, gli americani hanno già detto che non è una cosa fattibile. Sanno benissimo che se la guerra si alzasse di intensità, anche a vincerla, sarebbe una vittoria troppo costosa. Tradotto: la Federazione Russa può anche decidere, vedendo che non ci sia alternativa, di concedere qualcosa e, probabilmente, questa sarebbe la fine della leadership di Putin. Ma se la Federazione Russa non sarà distrutta, verrà un leader molto più aggressivo di Putin. E infatti gli americani, che questo lo sanno bene, su questo si sono messi l'animo in pace.
Punto terzo: è vero, la Cina - a parte le mille frasi di circostanza - non prende una posizione decisa sulla guerra in Ucraina che di fatto ne provocherebbe la fine, ma questo è sia un punto a favore degli americani che un punto a sfavore. I cinesi non ufficializzano la propria posizione con un sostegno netto e dichiarato perché detengono una parte non irrilevante di debito americano e, ben consapevoli che un nulla di fatto in Ucraina sarebbe di fatto la fine degli Stati Uniti, non vogliono ritrovarsi in pancia dei titoli tossici. Ma questo non significa affatto che i cinesi sosterranno gli americani: anche perché comunque si tratta di un avversario che la fine di Putin comunque ringalluzzirebbe, cosa che i cinesi ovviamente non vogliono. In sostanza, pensare che un'eventuale sostegno della Cina per un accordo favorevole a Zelensky significhi che gli Stati Uniti potranno poi fare quel che vogliono in Russia, è una scemenza a prescindere. Perché se questa guerra finirà grazie alla Cina, i cinesi chiederanno un conto salatissimo. E vigileranno perché non si verifichi qualcosa di simile a quanto accaduto nel 1992. E il tutto ovviamente vale anche in caso di vittoria della Russia.
Punto quarto: il multipolarismo ci sarà a prescindere dalle sorti della Federazione Russa. I russi sono il paese militarmente più forte del BRICS, ma a livello di PIL rappresentano una parte piccolissima. Il processo di deunipolarizzazione del mondo riguarda giganti come l'India, il Brasile, la Cina stessa, più altri paesi che stanno emergendo (come per esempio, l'Algeria) e che possono contare su una sovrabbondanza di materie prime con le quali ricattare l'Occidente. Questo processo è ormai in atto e non si fermerà neanche se la Russia perdesse.
In parole povere, che un'eventuale sconfitta della Russia possa preludere ad un ritorno in grande stile dell'Occidente più che un'illusione, è una fesseria. Comunque finisca la guerra in Ucraina, di certo non è l'unico bubbone pronto a scoppiare.
Il multipolarismo è un processo irreversibile perché espressione di un mondo che, a prescindere dalle sorti della Russia, non permetterà mai (o se preferite, mai più) che gli americani possano recuperare il terreno di una volta.