Spesso mi sorprendo a trovare interessanti e piacevoli scrittori che invece vengono considerati noiosi e inflazionati, specie dall'area da cui vengono i miei lettori. Per esempio, di Oscar Wilde tutti conoscono alla perfezione gli aforismi più celebri - del resto, a leggere Wikiquote, sono bravi tutti - ma pochissimi saprebbero parlarvi del profondissimo significato di un caposaldo della letteratura mondiale come "Il ritratto di Dorian Gray". Lo stesso destino è toccato a Leopardi. Descritto dalle scuole come un morto di figa che ingiuriava la Natura, fu invece talmente lontano dallo spirito romanticista del suo tempo da essere, al contrario, l'esatto opposto, un anticipatore del realismo. Non è nulla di cui non si possa accorgere chiunque decida di leggere quella meravigliosa cosa che era lo Zibaldone. Il Leopardi poeta, per quanto rispettabile, non raggiunse mai il livello del Leopardi prosatore, narratore, giornalista ante litteram. E pochi conoscono il suo sovranismo liberale, quello che predicava il libero mercato e al tempo stesso la necessità di una patria.
Analogamente Milan Kundera, scomparso ieri, è passato alla storia per essere uno scrittore noioso. Infatti, dinnanzi alla sua scomparsa, alcuni hanno ironizzato sul nome "Milan" che evoca atmosfere calcistiche, altri si stupiscono che fosse ancora vivo.
Ma perché questi equivoci?
Il motivo è uno solo: il pedagogismo della cultura italiana.
Della cultura, l'italiano medio ha una convinzione molto ferma: essa si forma soltanto in istituzioni statali o gradite allo stato, con i metodi polizieschi dello stato, con un funzionario di stato chiamato "professore", il cui sbocco finale è la costruzione di un futuro funzionario di regime. Questi crederà a qualsiasi balla, purché provenga dall'alto, e si sentirà nel dovere di imporla, anche perché quel dovere viene retribuito con uno stipendio fisso e con una pensione assicurata che non gli verranno mai tolti, a meno che non commetta stupri, rapine a mano armata, furti sul posto di lavoro fino ad arrivare alla più grave delle colpe: non vaccinarsi contro il raffreddore. Né ci si può aspettare qualcosa di diverso da uno Stato che si prende il disturbo di destinare ampie percentuali del proprio budget all'educazione di idioti di regime, avulsi da qualsiasi spirito critico.
Il nostro studente, così, impara nelle istituzioni controllate dallo stato per via diretta o traversa (scuola, università, televisione, giornali) non la vera letteratura greca e latina, la vera storia e filosofia, la vera scienza, ma antologie di intellettuali irreggimentati dai partiti dominanti che, per forza di cose, mutilate di tutte le parti non funzionali alla cultura di regime, vengono presentate al futuro funzionario come l'esegesi del pensiero del poeta Tal dei Tali. Se la temperie del tempo prevede la lode acritica dell'amore gaio, al nostro futuro utile idiota viene raccontato che Achille e Patroclo erano amanti, nonostante nell'Iliade, nella sua versione originale e originaria, non vi fosse traccia alcuna di questa informazione, così come, se c'è l'esigenza di evitare che qualcuno si doti di uno spirito di iniziativa che lo porti a creare grandi imprese - o che segua una persona simile - bisogna demonizzare tutti i grandi personaggi della storia e, casomai, raccontargli che Nerone fosse un pazzo sanguinario, nonostante nella realtà Nerone fosse tutt'altro che questo.
In questo, Milan Kundera è un simbolo. Spacciato per filoccidentale soltanto perché anticomunista, ha goduto di una stampa favorevole proprio per la sua caratteristica di scrittore e poeta antirusso e in generale antiorientale, non tenendo conto che nella sua prosa c'erano elementi di profonda diffidenza proprio verso ampi aspetti della cultura occidentale. Ma soprattutto, godeva della fama di scrittore palloso che, paradossalmente, gli ha conferito la vera dimensione di intellettuale.
Questi equivoci hanno varie ragioni. Anzitutto, molti commettono il grave errore di leggere un autore tradotto e non in lingua originale. Il lettore non pensi di avere a che fare con un poliglotta, non lo sono. Semplicemente, prendo un libro che mi interessa in lingua originale e cerco, con i mezzi odierni, di tradurlo, capendo lo spirito dell'opera. Questo anche quando guardo un film. Non ho assolutamente nulla contro il doppiaggio e le traduzioni dei libri, ma io ho visto capolavori della letteratura e del cinema che, tradotti in italiano, diventavano tutt'altro. E questo accade proprio con molti testi sia di Oscar Wilde che dello stesso Kundera, nonché con molti film. Fight Club, tradotto e doppiato in italiano, diventa quasi un manifesto dei comunisti italiani quando l'originale è stracolmo di riferimenti ad autori fascisti.
L'altra ragione è che spesso di un autore viene pompata non l'opera più bella ma quella più funzionale all'interesse del momento. Di Kundera è stato diffuso fondamentalmente un solo romanzo, il peggiore e tuttavia il più famoso: l'insostenibile leggerezza dell'essere. Motivo? Nel 1982, anno della sua pubblicazione, si era in piena guerra fredda e uno scrittore anticomunista e filoccidentale faceva pur sempre comodo.
Ma quello era un Kundera dal quale lo stesso Kundera ha più volte preso le distanze. Il vero Kundera è in capolavori come "lo scherzo" o anche con l'ultima sua opera "La festa dell'insignificanza", dove il proprio spirito anarchico, la propria distanza da qualsiasi forma di fede, compresa quella attuale nella scienza, sono il vero tratto della sua opera. Scommetto che nessuno di questi romanzi ne ha mai sentito parlare. Eppure a chiacchiere sono tutti suoi lettori.
E infine c'è il vero guaio di quest'epoca: aver convinto tutti che il percorso verso l'apprendimento debba avvenire soltanto annoiandosi, retaggio anch'esso di un pedagogismo sbirresco. Molti sono sinceramente convinti che una cosa noiosa sia più colta e intelligente rispetto ad una cosa divertente. Di questo me ne accorgevo soprattutto quando, facendo lezioni private di diritto, tutti gli studenti stupefatti mi chiedevano "Ma davvero è così facile? E perché io invece lo trovavo così difficile?". Ed è ovvio. Loro all'esame non andavano a conferire sul diritto ma sul polpettone noioso confezionato dal professore.
La cultura di stato è noiosa per definizione, perché il suo compito non è aprire il pensiero - cosa che genererebbe rivoltosi e rivoluzionari - ma chiuderlo negli stereotipi funzionali all'obbedienza del futuro funzionario di stato. Anche per questo, per molti, la cultura non è la conquista di un campo nel quale seminare e annaffiare per poi, goduto dei frutti e magari venduti a qualche fruttivendolo, reinvestire per comprare nuovi terreni, ma solo una pappa preconfezionata da servire a tavola, senza alcuna domanda sulla genuinità del cibo, se contenga conservanti, disserbanti, medicinali o altre cose.
In tal senso, Kundera è una delle tante vittime del pedagogismo: la condanna ad essere ricordati soltanto per le cose funzionali all'interesse del momento e, dunque, le più irrilevanti. Come se di Massimo Troisi si ricordasse solo Il Postino perché denso di significati comunisti e non le mirabili gag con Benigni in Non ci resta che piangere o le sue favolose e corrosive comparsate televisive.
Analogamente Milan Kundera, scomparso ieri, è passato alla storia per essere uno scrittore noioso. Infatti, dinnanzi alla sua scomparsa, alcuni hanno ironizzato sul nome "Milan" che evoca atmosfere calcistiche, altri si stupiscono che fosse ancora vivo.
Ma perché questi equivoci?
Il motivo è uno solo: il pedagogismo della cultura italiana.
Della cultura, l'italiano medio ha una convinzione molto ferma: essa si forma soltanto in istituzioni statali o gradite allo stato, con i metodi polizieschi dello stato, con un funzionario di stato chiamato "professore", il cui sbocco finale è la costruzione di un futuro funzionario di regime. Questi crederà a qualsiasi balla, purché provenga dall'alto, e si sentirà nel dovere di imporla, anche perché quel dovere viene retribuito con uno stipendio fisso e con una pensione assicurata che non gli verranno mai tolti, a meno che non commetta stupri, rapine a mano armata, furti sul posto di lavoro fino ad arrivare alla più grave delle colpe: non vaccinarsi contro il raffreddore. Né ci si può aspettare qualcosa di diverso da uno Stato che si prende il disturbo di destinare ampie percentuali del proprio budget all'educazione di idioti di regime, avulsi da qualsiasi spirito critico.
Il nostro studente, così, impara nelle istituzioni controllate dallo stato per via diretta o traversa (scuola, università, televisione, giornali) non la vera letteratura greca e latina, la vera storia e filosofia, la vera scienza, ma antologie di intellettuali irreggimentati dai partiti dominanti che, per forza di cose, mutilate di tutte le parti non funzionali alla cultura di regime, vengono presentate al futuro funzionario come l'esegesi del pensiero del poeta Tal dei Tali. Se la temperie del tempo prevede la lode acritica dell'amore gaio, al nostro futuro utile idiota viene raccontato che Achille e Patroclo erano amanti, nonostante nell'Iliade, nella sua versione originale e originaria, non vi fosse traccia alcuna di questa informazione, così come, se c'è l'esigenza di evitare che qualcuno si doti di uno spirito di iniziativa che lo porti a creare grandi imprese - o che segua una persona simile - bisogna demonizzare tutti i grandi personaggi della storia e, casomai, raccontargli che Nerone fosse un pazzo sanguinario, nonostante nella realtà Nerone fosse tutt'altro che questo.
In questo, Milan Kundera è un simbolo. Spacciato per filoccidentale soltanto perché anticomunista, ha goduto di una stampa favorevole proprio per la sua caratteristica di scrittore e poeta antirusso e in generale antiorientale, non tenendo conto che nella sua prosa c'erano elementi di profonda diffidenza proprio verso ampi aspetti della cultura occidentale. Ma soprattutto, godeva della fama di scrittore palloso che, paradossalmente, gli ha conferito la vera dimensione di intellettuale.
Questi equivoci hanno varie ragioni. Anzitutto, molti commettono il grave errore di leggere un autore tradotto e non in lingua originale. Il lettore non pensi di avere a che fare con un poliglotta, non lo sono. Semplicemente, prendo un libro che mi interessa in lingua originale e cerco, con i mezzi odierni, di tradurlo, capendo lo spirito dell'opera. Questo anche quando guardo un film. Non ho assolutamente nulla contro il doppiaggio e le traduzioni dei libri, ma io ho visto capolavori della letteratura e del cinema che, tradotti in italiano, diventavano tutt'altro. E questo accade proprio con molti testi sia di Oscar Wilde che dello stesso Kundera, nonché con molti film. Fight Club, tradotto e doppiato in italiano, diventa quasi un manifesto dei comunisti italiani quando l'originale è stracolmo di riferimenti ad autori fascisti.
L'altra ragione è che spesso di un autore viene pompata non l'opera più bella ma quella più funzionale all'interesse del momento. Di Kundera è stato diffuso fondamentalmente un solo romanzo, il peggiore e tuttavia il più famoso: l'insostenibile leggerezza dell'essere. Motivo? Nel 1982, anno della sua pubblicazione, si era in piena guerra fredda e uno scrittore anticomunista e filoccidentale faceva pur sempre comodo.
Ma quello era un Kundera dal quale lo stesso Kundera ha più volte preso le distanze. Il vero Kundera è in capolavori come "lo scherzo" o anche con l'ultima sua opera "La festa dell'insignificanza", dove il proprio spirito anarchico, la propria distanza da qualsiasi forma di fede, compresa quella attuale nella scienza, sono il vero tratto della sua opera. Scommetto che nessuno di questi romanzi ne ha mai sentito parlare. Eppure a chiacchiere sono tutti suoi lettori.
E infine c'è il vero guaio di quest'epoca: aver convinto tutti che il percorso verso l'apprendimento debba avvenire soltanto annoiandosi, retaggio anch'esso di un pedagogismo sbirresco. Molti sono sinceramente convinti che una cosa noiosa sia più colta e intelligente rispetto ad una cosa divertente. Di questo me ne accorgevo soprattutto quando, facendo lezioni private di diritto, tutti gli studenti stupefatti mi chiedevano "Ma davvero è così facile? E perché io invece lo trovavo così difficile?". Ed è ovvio. Loro all'esame non andavano a conferire sul diritto ma sul polpettone noioso confezionato dal professore.
La cultura di stato è noiosa per definizione, perché il suo compito non è aprire il pensiero - cosa che genererebbe rivoltosi e rivoluzionari - ma chiuderlo negli stereotipi funzionali all'obbedienza del futuro funzionario di stato. Anche per questo, per molti, la cultura non è la conquista di un campo nel quale seminare e annaffiare per poi, goduto dei frutti e magari venduti a qualche fruttivendolo, reinvestire per comprare nuovi terreni, ma solo una pappa preconfezionata da servire a tavola, senza alcuna domanda sulla genuinità del cibo, se contenga conservanti, disserbanti, medicinali o altre cose.
In tal senso, Kundera è una delle tante vittime del pedagogismo: la condanna ad essere ricordati soltanto per le cose funzionali all'interesse del momento e, dunque, le più irrilevanti. Come se di Massimo Troisi si ricordasse solo Il Postino perché denso di significati comunisti e non le mirabili gag con Benigni in Non ci resta che piangere o le sue favolose e corrosive comparsate televisive.