Se torno sulla vicenda dell'omicidio di Giulia Tramontano non è per alluvionare l'umanità con l'ennesimo articolo - per giunta non richiesto - sulla vicenda, perché rischierei di dare al fenomeno un'importanza che per me non ha mai avuto. Sono nato in una generazione in cui questi si chiamavano "delitti passionali" e non si pretendeva, solo per questo, di far passare il principio che la vittima fosse solo la donna. L'idea che cento omicidi all'anno che vedono come vittima una donna siano sufficienti a parlare di una piaga culturale è assurdo. Nel momento in cui coniamo un neologismo ridicolo come "femminicidio", in sostanza cosa stiamo dicendo? Che uccidere una donna sia più grave che uccidere un uomo. E tutto ciò è ridicolo.
E tuttavia, che i rapporti tra uomo e donna siano diventati problematici è un dato di fatto. Perché?
L'amore può avere una dimensione materialistica e una spirituale. Nell'amore materialistico, il compagno viene valutato per l'aspetto fisico, lo status e il denaro a disposizione, e la cosa ha un senso. L'altro non è una persona con cui condividere un percorso, da sostenere quando la vita diventa difficile, ma un generatore di piacere psicofisico da consumare per poi gettar via quando non serve più. Quello spirituale, va oltre questi concetti. Quando i teorici della Red Pill sprecano il proprio tempo ad autocommiserarsi, lamentandosi di come siano poco presi sul serio dalle donne per come sono, dimenticano che nel momento in cui valutano una persona per il suo aspetto - addirittura arrivando a definire dei prototipi razziali - è del tutto ridicolo che poi pretendano che la destinataria di quei sentimenti che pretenderebbero ricambiati li guardi per la bontà dei loro sentimenti. Un'unione è tanto più forte quanto più si riesce ad astrarsi dalla materialità di corpi che si deteriorano per via dell'invecchiamento, di uno status che può peggiorare in qualsiasi momento - per una malattia sopraggiunta, per una crisi aziendale - e di denari che possono essere tanti in una stagione della vita e zero nell'altra, e ad arrivare a quella dimensione in cui, pur con tutte le rughe ed una potenza sessuale che non è quella di una volta, pur in una stamberga malsana, la persona amata è casa nostra.
Eppure questa sembrerebbe pura retorica in un tempo in cui l'educazione sessuale si studia nelle scuole e persino mia figlia, di sette anni e mezzo - né io né la madre avevamo ancora affrontato direttamente l'argomento - sa come funziona tecnicamente l'atto. Un tempo per giustificare la cosa si faceva ampio uso della fantasia e almeno la generazione dei miei - che oggi, se fossero vivi, sarebbero sulla settantina, quindi neanche tanto anziani - si è sentita dire che i bambini li porta la cicogna oppure che nascono nell'orto. E tuttavia, se dovessi giudicare come è stato il rapporto tra i miei, augurerei a tutti un rapporto simile. Saper riconoscere la differenza tra i due tipi di amore richiede una cosa che si chiama "educazione sentimentale", di cui forse nemmeno ci sarebbe bisogno quando si ha l'educazione quella generale. Quella per cui l'altro non è una persona da sfruttare per i nostri comodi, ma una persona con cui bisogna entrare in empatia. Ed è proprio questo quel che manca, al di là di tutte le scemenze come il femminicidio, il maschio bianco e tutte le cretinate che la fantasia progressista sa partorire.
Sarebbe facile affidarsi alle fazioni dell'indignazione socialara, dal femminismo isterico di "lui è un mostro che deve marcire in galera" e dalla sua variante maschilista secondo cui "la colpa è di lei che se li sceglie di un certo tipo". La realtà è molto più semplice: certi delitti avvengono perché noi ai nostri figli prima di insegnare come nascono, dovremmo insegnare quale sentimento ha spinto i loro genitori a volerli.
La riproduzione, se astratta dal sentimento, è qualcosa di meramente tecnico: due corpi che per effetto di un'interazione chimica si attraggono. Se ai bambini si spiega che questo e soltanto questo è l'amore, c'è da stupirsi che un giorno relativizzino i loro rapporti sentimentali fino a decidere di togliere la vita a quelli con cui li condividono se diventano un intralcio?
Invece, oggi sappiamo benissimo come si fanno i bambini e, se qualcuno ha qualche lacuna in merito, c'è un vasto assortimento di siti pornografici che chiariscono qualsiasi dubbio, oltre a tenere in allenamento la libido. Ma tanti non sanno cosa significhi amare, la sacralità di diventare padre e madre, di giacere nel letto con una persona, nella consapevolezza che con questa potremmo condividere la genitorialità del figlio che verrà, finanche affrontando il momento in cui essa invecchierà e magari si ammalerà con una prognosi infausta e dunque, anche nel momento dell'addio, non voler niente e nessuno di diverso, neanche se si presentasse con tutti i migliori parametri.
Ma per capire questo, ci vorrebbe, dicevo, meno educazione sessuale e più educazione sentimentale.
E tuttavia, che i rapporti tra uomo e donna siano diventati problematici è un dato di fatto. Perché?
L'amore può avere una dimensione materialistica e una spirituale. Nell'amore materialistico, il compagno viene valutato per l'aspetto fisico, lo status e il denaro a disposizione, e la cosa ha un senso. L'altro non è una persona con cui condividere un percorso, da sostenere quando la vita diventa difficile, ma un generatore di piacere psicofisico da consumare per poi gettar via quando non serve più. Quello spirituale, va oltre questi concetti. Quando i teorici della Red Pill sprecano il proprio tempo ad autocommiserarsi, lamentandosi di come siano poco presi sul serio dalle donne per come sono, dimenticano che nel momento in cui valutano una persona per il suo aspetto - addirittura arrivando a definire dei prototipi razziali - è del tutto ridicolo che poi pretendano che la destinataria di quei sentimenti che pretenderebbero ricambiati li guardi per la bontà dei loro sentimenti. Un'unione è tanto più forte quanto più si riesce ad astrarsi dalla materialità di corpi che si deteriorano per via dell'invecchiamento, di uno status che può peggiorare in qualsiasi momento - per una malattia sopraggiunta, per una crisi aziendale - e di denari che possono essere tanti in una stagione della vita e zero nell'altra, e ad arrivare a quella dimensione in cui, pur con tutte le rughe ed una potenza sessuale che non è quella di una volta, pur in una stamberga malsana, la persona amata è casa nostra.
Eppure questa sembrerebbe pura retorica in un tempo in cui l'educazione sessuale si studia nelle scuole e persino mia figlia, di sette anni e mezzo - né io né la madre avevamo ancora affrontato direttamente l'argomento - sa come funziona tecnicamente l'atto. Un tempo per giustificare la cosa si faceva ampio uso della fantasia e almeno la generazione dei miei - che oggi, se fossero vivi, sarebbero sulla settantina, quindi neanche tanto anziani - si è sentita dire che i bambini li porta la cicogna oppure che nascono nell'orto. E tuttavia, se dovessi giudicare come è stato il rapporto tra i miei, augurerei a tutti un rapporto simile. Saper riconoscere la differenza tra i due tipi di amore richiede una cosa che si chiama "educazione sentimentale", di cui forse nemmeno ci sarebbe bisogno quando si ha l'educazione quella generale. Quella per cui l'altro non è una persona da sfruttare per i nostri comodi, ma una persona con cui bisogna entrare in empatia. Ed è proprio questo quel che manca, al di là di tutte le scemenze come il femminicidio, il maschio bianco e tutte le cretinate che la fantasia progressista sa partorire.
Sarebbe facile affidarsi alle fazioni dell'indignazione socialara, dal femminismo isterico di "lui è un mostro che deve marcire in galera" e dalla sua variante maschilista secondo cui "la colpa è di lei che se li sceglie di un certo tipo". La realtà è molto più semplice: certi delitti avvengono perché noi ai nostri figli prima di insegnare come nascono, dovremmo insegnare quale sentimento ha spinto i loro genitori a volerli.
La riproduzione, se astratta dal sentimento, è qualcosa di meramente tecnico: due corpi che per effetto di un'interazione chimica si attraggono. Se ai bambini si spiega che questo e soltanto questo è l'amore, c'è da stupirsi che un giorno relativizzino i loro rapporti sentimentali fino a decidere di togliere la vita a quelli con cui li condividono se diventano un intralcio?
Invece, oggi sappiamo benissimo come si fanno i bambini e, se qualcuno ha qualche lacuna in merito, c'è un vasto assortimento di siti pornografici che chiariscono qualsiasi dubbio, oltre a tenere in allenamento la libido. Ma tanti non sanno cosa significhi amare, la sacralità di diventare padre e madre, di giacere nel letto con una persona, nella consapevolezza che con questa potremmo condividere la genitorialità del figlio che verrà, finanche affrontando il momento in cui essa invecchierà e magari si ammalerà con una prognosi infausta e dunque, anche nel momento dell'addio, non voler niente e nessuno di diverso, neanche se si presentasse con tutti i migliori parametri.
Ma per capire questo, ci vorrebbe, dicevo, meno educazione sessuale e più educazione sentimentale.
O, banalmente, forse, più educazione e basta.