Al liceo detestavo - pienamente ricambiato - la nostra professoressa di inglese, una materia nella quale, al contrario, ero sempre andato benissimo prima di lei. Ma con lei non c'era verso di intendersi. Non è nemmeno che mi avesse fatto qualcosa in particolare. Sono quelle antipatie che nascono a pelle. Lei non piaceva a me e io non piacevo a lei. Anni dopo, a seguito di alcuni comportamenti che tenne nei confronti proprio di molti alunni che invece la adoravano, alcuni rividero la propria opinione, dicendomi che avevo ragione io. Ma non è che io fossi un genio o cosa. E' che io avevo ieri e ho tutt'oggi l'abitudine di non farmi mai trascinare dalle grandi manifestazioni di simpatia o di antipatia collettiva, che queste riguardassero le grandi masse dell'opinione pubblica o si riferissero a quelle più ristrette di un liceo.
Anche per questo, non ho mai sopportato Lady Diana. Mentre tutti in vita e in morte la celebravano come icona di stile, io l'ho sempre trovata insopportabile. Anzitutto fisicamente, con quel fisico allampanato da fotomodella postmoderna - che a me, innamorato delle felliniane forme da maggiorata, non ha mai suscitato il minimo erotismo - e con lo sguardo da molti ritenuto malinconico e orientato verso chissà quali dimensioni ultraterrene e nel quale, invece, ho sempre visto l'egoismo di una gran rompipalle, bizzosa, asettica come sa esserlo solo una mannequin che altro non ha oltre ad un aspetto che rientra nei canoni della moda. E poi con quella convinzione populistica e irritantissima che fare volontariato significhi stringere la mano ai malati di AIDS, dare una carezza ai bambini poveri (immancabilmente neri, mai ispanici o asiatici) dare del tu a Madre Teresa di Calcutta, ostentare l'amicizia con rockstar e popstar rigorosamente gay, il tutto in uno sfondo di frasi fatte, buoniste, da papessa laica, e altre amenità che ho sempre trovato fasulle.
E proprio in questi anni così ideologicamente improntati al politicamente corretto, sono sicurissimo che, se fosse sopravvissuta, sarebbe divenuta l'ennesima insopportabile icona politicamente corretta e chissà quali fandonie ci saremmo dovuti sopportare, tipo l'outing di una relazione con Carla Bruni o scemenze simili. Da ignorante di monarchia inglese, mi sono sempre chiesto per quale motivo Carlo, Principe d'Inghilterra, che avrebbe potuto permettersi molto di meglio, se la fosse scelta come moglie. E la risposta a questa domanda è sempre stata una: in realtà lui non l'aveva voluta, gli era stata imposta, in realtà lui era innamorato di Camilla con cui aveva intessuto una relazione clandestina.
Proprio Camilla invece mi è sempre piaciuta. E la cosa ha sempre fatto ridere molti miei interlocutori ma va spiegata. La Regina Consorte non è certo, a primo impatto, una bella donna ma questa - dovrebbero finalmente capirlo le esponenti del gentil sesso - non è la cosa più importante. Ciò che trovo abbastanza infantile nelle donne (sento già incombere l'accusa di mansplaining) è che quasi tutte, inderogabilmente, passano il tempo a chiedersi come diventare più belle, nella convinzione (sbagliata) che ad un uomo interessi solo quello. Non sono così ipocrita da negare il fascino che esercita su di me un bel corpo muliebre, ma ecco il punto: il fascino estetico è momentaneo. Una bella donna, senza nient'altro, dopo cinque minuti stanca. Quello che non stanca un uomo è cosa quella donna possiede oltre il corpo. Se una donna è intelligente, amorevole, brava a letto, affettuosa (tutte cose che, a rileggere alcune conversazioni intime tra lei e il fu principe di diversi anni fa, Camilla sembrerebbe essere) è perfettamente in grado di sopravanzare qualsiasi donna di aspetto migliore e di meritare che un uomo voglia arrivare con lei fino alla vecchiaia. E Camilla ha saputo compensare i deficit estetici con un grande amore per il suo uomo e con l'indiscutibile intelligenza di chi sa due cose: la prima è che - legge di natura alla quale non si sfugge - un uomo si innamora *davvero* di una donna a letto, luogo della casa dove invece pare che Diana fosse molto inibita, fredda e noiosa. E la seconda è che un'amante può rompere i coglioni ad un uomo sposato quanto vuole, ma l'unica strada per fargli fare il passo di separarsi è dimostrare di essere migliore della moglie. Quella di metterlo alle strette, di usare il sesso come strumento di ricatto o peggio ancora stalkerizzarlo in modalità Attrazione Fatale o minacciare di spifferare tutto alla moglie (brutto gesto nel quale cadde pure una gran donna come Oriana Fallaci) è la strada peggiore. A quel punto, se non si gradisce la situazione di quell'uomo, ci si trova un uomo libero come l'aria, senza fare troppi drammi.
Tutte queste cose, Camilla le ha capite e ha saputo aspettare il suo momento. Una donna bellissima come Diana partiva con cento metri di vantaggio rispetto a lei, molto più anziana. Ma il problema di quelle come Diana è che - viziate fino all'inverosimile da maschi beta convinti che il semplice fatto che lei dicesse loro "ciao" fosse chissà quale grande conquista - sono abituate a vivere contemplando la propria bellezza. Camilla no. Conscia di non essere stata baciata da Madre Natura di un aspetto aggraziato, ha compensato con altre qualità che si riassumono tutte in una: saper aspettare. Ha aspettato che il cadavere di Diana, che, viste le premesse, sarebbe stata una pessima regina, le passasse sulla riva del Tamigi e quando, assai prima del previsto, invece si è sfracellato nel pilone di una galleria a due passi dalle rive della Senna, è potuta uscire allo scoperto, rivendicando quell'amore di cui tutti erano a conoscenza e che, per ragion di Stato, doveva rimanere confinato nelle camere da letto. Non ha rotto le scatole, non ha accampato pretese, dimostrando la validità di quel che Donna Imma in Gomorra disse ad una sua sodale: "La guerra non la vince chi è più forte ma chi sa aspettare, e nessuno sa farlo meglio di noi donne". L'ideale sarebbe stato per Carlo una Diana col carattere di Camilla e una Camilla col corpo di Diana. Ma una donna così probabilmente non si sarebbe accontentata di Carlo, chissà.
Sta di fatto che oggi Camilla è diventata regina. Un po' tardi, forse, per poter lasciare davvero il segno, a meno che Carlo non erediti la stessa longevità della madre. Ma in tempo per lasciare un messaggio molto chiaro: nella vita bisogna saper seminare e aspettare, e prima o poi arriveranno i frutti. Sono convinto che sarà un'ottima regina, nell'attesa che quando sarà il momento di Kate Middleton, quest'ultima sappia abbinare il fascino glamour di Diana con l'intelligenza di Camilla. Che non sarà la regina più bella e affascinante che l'Inghilterra abbia mai avuto (come se poi Elisabetta e Vittoria fossero questi fiori) ma sarà sicuramente quell'esempio positivo che Diana non sarebbe mai stato. E alla fine è riuscita persino a conquistare se non l'amore, quantomeno la cordialità e la stima della suocera, prima che questa, ormai quasi centenaria, chiudesse gli occhi per sempre.
Anche per questo, non ho mai sopportato Lady Diana. Mentre tutti in vita e in morte la celebravano come icona di stile, io l'ho sempre trovata insopportabile. Anzitutto fisicamente, con quel fisico allampanato da fotomodella postmoderna - che a me, innamorato delle felliniane forme da maggiorata, non ha mai suscitato il minimo erotismo - e con lo sguardo da molti ritenuto malinconico e orientato verso chissà quali dimensioni ultraterrene e nel quale, invece, ho sempre visto l'egoismo di una gran rompipalle, bizzosa, asettica come sa esserlo solo una mannequin che altro non ha oltre ad un aspetto che rientra nei canoni della moda. E poi con quella convinzione populistica e irritantissima che fare volontariato significhi stringere la mano ai malati di AIDS, dare una carezza ai bambini poveri (immancabilmente neri, mai ispanici o asiatici) dare del tu a Madre Teresa di Calcutta, ostentare l'amicizia con rockstar e popstar rigorosamente gay, il tutto in uno sfondo di frasi fatte, buoniste, da papessa laica, e altre amenità che ho sempre trovato fasulle.
E proprio in questi anni così ideologicamente improntati al politicamente corretto, sono sicurissimo che, se fosse sopravvissuta, sarebbe divenuta l'ennesima insopportabile icona politicamente corretta e chissà quali fandonie ci saremmo dovuti sopportare, tipo l'outing di una relazione con Carla Bruni o scemenze simili. Da ignorante di monarchia inglese, mi sono sempre chiesto per quale motivo Carlo, Principe d'Inghilterra, che avrebbe potuto permettersi molto di meglio, se la fosse scelta come moglie. E la risposta a questa domanda è sempre stata una: in realtà lui non l'aveva voluta, gli era stata imposta, in realtà lui era innamorato di Camilla con cui aveva intessuto una relazione clandestina.
Proprio Camilla invece mi è sempre piaciuta. E la cosa ha sempre fatto ridere molti miei interlocutori ma va spiegata. La Regina Consorte non è certo, a primo impatto, una bella donna ma questa - dovrebbero finalmente capirlo le esponenti del gentil sesso - non è la cosa più importante. Ciò che trovo abbastanza infantile nelle donne (sento già incombere l'accusa di mansplaining) è che quasi tutte, inderogabilmente, passano il tempo a chiedersi come diventare più belle, nella convinzione (sbagliata) che ad un uomo interessi solo quello. Non sono così ipocrita da negare il fascino che esercita su di me un bel corpo muliebre, ma ecco il punto: il fascino estetico è momentaneo. Una bella donna, senza nient'altro, dopo cinque minuti stanca. Quello che non stanca un uomo è cosa quella donna possiede oltre il corpo. Se una donna è intelligente, amorevole, brava a letto, affettuosa (tutte cose che, a rileggere alcune conversazioni intime tra lei e il fu principe di diversi anni fa, Camilla sembrerebbe essere) è perfettamente in grado di sopravanzare qualsiasi donna di aspetto migliore e di meritare che un uomo voglia arrivare con lei fino alla vecchiaia. E Camilla ha saputo compensare i deficit estetici con un grande amore per il suo uomo e con l'indiscutibile intelligenza di chi sa due cose: la prima è che - legge di natura alla quale non si sfugge - un uomo si innamora *davvero* di una donna a letto, luogo della casa dove invece pare che Diana fosse molto inibita, fredda e noiosa. E la seconda è che un'amante può rompere i coglioni ad un uomo sposato quanto vuole, ma l'unica strada per fargli fare il passo di separarsi è dimostrare di essere migliore della moglie. Quella di metterlo alle strette, di usare il sesso come strumento di ricatto o peggio ancora stalkerizzarlo in modalità Attrazione Fatale o minacciare di spifferare tutto alla moglie (brutto gesto nel quale cadde pure una gran donna come Oriana Fallaci) è la strada peggiore. A quel punto, se non si gradisce la situazione di quell'uomo, ci si trova un uomo libero come l'aria, senza fare troppi drammi.
Tutte queste cose, Camilla le ha capite e ha saputo aspettare il suo momento. Una donna bellissima come Diana partiva con cento metri di vantaggio rispetto a lei, molto più anziana. Ma il problema di quelle come Diana è che - viziate fino all'inverosimile da maschi beta convinti che il semplice fatto che lei dicesse loro "ciao" fosse chissà quale grande conquista - sono abituate a vivere contemplando la propria bellezza. Camilla no. Conscia di non essere stata baciata da Madre Natura di un aspetto aggraziato, ha compensato con altre qualità che si riassumono tutte in una: saper aspettare. Ha aspettato che il cadavere di Diana, che, viste le premesse, sarebbe stata una pessima regina, le passasse sulla riva del Tamigi e quando, assai prima del previsto, invece si è sfracellato nel pilone di una galleria a due passi dalle rive della Senna, è potuta uscire allo scoperto, rivendicando quell'amore di cui tutti erano a conoscenza e che, per ragion di Stato, doveva rimanere confinato nelle camere da letto. Non ha rotto le scatole, non ha accampato pretese, dimostrando la validità di quel che Donna Imma in Gomorra disse ad una sua sodale: "La guerra non la vince chi è più forte ma chi sa aspettare, e nessuno sa farlo meglio di noi donne". L'ideale sarebbe stato per Carlo una Diana col carattere di Camilla e una Camilla col corpo di Diana. Ma una donna così probabilmente non si sarebbe accontentata di Carlo, chissà.
Sta di fatto che oggi Camilla è diventata regina. Un po' tardi, forse, per poter lasciare davvero il segno, a meno che Carlo non erediti la stessa longevità della madre. Ma in tempo per lasciare un messaggio molto chiaro: nella vita bisogna saper seminare e aspettare, e prima o poi arriveranno i frutti. Sono convinto che sarà un'ottima regina, nell'attesa che quando sarà il momento di Kate Middleton, quest'ultima sappia abbinare il fascino glamour di Diana con l'intelligenza di Camilla. Che non sarà la regina più bella e affascinante che l'Inghilterra abbia mai avuto (come se poi Elisabetta e Vittoria fossero questi fiori) ma sarà sicuramente quell'esempio positivo che Diana non sarebbe mai stato. E alla fine è riuscita persino a conquistare se non l'amore, quantomeno la cordialità e la stima della suocera, prima che questa, ormai quasi centenaria, chiudesse gli occhi per sempre.