Chiunque non abbia la vocazione del pensiero unico, ammette che sulla guerra in Ucraina come, in generale, in qualsiasi guerra, ci possano essere punti di vista differenti. C'è chi sostiene che debba vincere l'America perché una vittoria di Putin darebbe il via libera anche all'invasione di altri paesi: non so quanto questa prospettiva sia reale, ma certamente è un punto di vista sensato. Poi c'è chi sostiene che debba vincere la Russia perché una vittoria dell'America sarebbe pericolosa per tutta quella parte del mondo che non si riconosce nello zio Sam. Ed è anche questo un punto di vista sensato.
Poi ci sono quelli che "Putin deve perdere perché è un macellaio, perché è il nuovo Hitler, perché è il nuovo Stalin". E' la posizione del mio ex-giornale - il cui infantilismo nell'approccio della guerra in Ucraina è da far cascare le braccia - e ben più autorevolmente è la posizione del mainstream, per il quale Putin è il male assoluto, sulla cui cretineria abbiamo già scritto. Ma purtroppo questo approccio pervade anche alcune persone teoricamente fuori dal mainstream ma che nella pratica ragionano con alcuni schemi che sono tipici del comune sentire. Per costoro, Putin è l'angelo vendicatore che sul cavallo bianco salverà il mondo dagli yankee: anche sulla cretineria sottesa a questo punto di vista abbiamo già scritto. Ed è anche il caso delle domande che sento fare spesso ogni volta che c'è un massacro operato dai belligeranti, da parte di gente che aspetta di capire se ci sono stati crimini per schierarsi. E dunque la domanda è: i massacri di Bucha, di Bakhmut sono reali? Davvero i russi stanno "commettendo atrocità"? E se le stanno commettendo, devo schierarmi contro di loro?

Rispondere è semplice. Supponiamo che qualcuno entri in casa nostra con l'intento di fare del male ai nostri cari e rubare tutto quello che abbiamo. In una circostanza come questa, sapendo che la Polizia si scomoderebbe a venire a salvarci soltanto quando ormai è troppo tardi, è meglio farsi mille scrupoli morali e non fare del male all'aggressore, oppure prendere un'arma e accettare l'ipotesi di doverlo uccidere? La risposta, ovviamente pleonastica, è una sola: non c'è alternativa. Bisogna uccidere l'aggressore, colui che mette in pericolo le persone che amiamo e il frutto del nostro lavoro. Eppure, sembra strano, ma quando si parla di difesa della patria, queste argomentazioni sembrano non valere. E dunque ci si scandalizza delle atrocità che un popolo può commettere mentre è in guerra. Ma è una fesseria. Le guerre sono tutte atroci, quando sono vere guerre. E per una ragione semplicissima: chi le combatte sa che la sconfitta potrebbe essere molto peggiore delle atrocità che, pur di vincerla, vengono commesse. Poi certo, non c'è dubbio che spesso qualcuno si faccia prendere la mano. Ma è del tutto stupido valutare i torti e le ragioni di una guerra su questi presupposti. La guerra, per eccellenza, è il trionfo della bestialità umana e chi si aspetta che i russi o gli ucraini siano, a seconda dei punti di vista, dei "macellai" (termine molto di moda che oltretutto chiama in causa tanti onesti lavoratori che ci permettono di avere la carne in tavola) o dei galantuomini che non commetterebbero mai bassezze, va considerato per il fesso che è, senza stare a preoccuparsi troppo della sensibilità di qualcuno che si sentisse chiamato in causa. Questo atteggiamento si riconduce peraltro al discorso, trattato più volte in questa pagina, dell'irresponsabilità dell'italiano. Che si scandalizza per gli orrori della guerra, con le pose gladiatorie del pacifista senza se né ma, solo perché non ha mai sperimentato cosa significhi perdere una guerra. Certo, se le guerre venissero sempre perdute come l'abbiamo persa noi, sarebbe davvero lecito pensare che poi dopo verrà il boom economico, che arrivi la Televisione, i computer, i cellulari. Il problema è che basterebbe studiare la storia per sapere che quando si perde una guerra, tutto ciò che accade è che si perdono territori, sovranità, le proprie donne vengono vendute come schiave sessuali del nemico, gli uomini ammazzati, i bambini rapiti, le proprie radici culturali del tutto sradicate. Questo è l'esito di una guerra perduta, SEMPRE. E dunque si può capire perché la Federazione Russa tema moltissimo di non ricavare un ragno dal buco dalla situazione ucraina, al punto di vietare persino che venga pronunciata la parola guerra, visto che quella nel Donbass viene considerata come Operazione Speciale.

La guerra è brutta, fa schifo. Solo chi non l'ha vissuta può esaltarsi e vederla come una festa, come fecero quei milioni di imbecilli in piazza che, all'annuncio del Duce dell'ingresso dell'Italia in guerra, manco lo fecero finire e subito proruppero in cori di giubilo, totalmente ignari di ciò che questo avrebbe significato per il nostro paese. Ma il punto è che ci sono guerre che non si possono evitare. E dunque atrocità che si è costretti a commettere. La persona di buonsenso non ha bisogno di Bucha e di Bakhmut per scoprire che i soldati russi, regolari o mercenari che siano, possano commettere atrocità, slealtà e schifezze varie. Perché questa è la costante di tutte le guerre. La Federazione Russa è preoccupata, minaccia gli avversari di conseguenze atroci e cerca di fare loro tutto il male possibile, per una ragione facilissima da comprendere: è consapevole che una sconfitta sarebbe molto peggiore del costo di qualche centinaia di migliaia di vite da sacrificare. E questo non lo capisce soltanto chi non ha mai davvero perso una guerra nel senso classico del termine, chi non sa cosa significa davvero la distruzione del proprio focolare, della propria famiglia, del proprio benessere.
Troppa gente parla di cose che non sa e questo è inevitabile. Ciò che è insopportabile è il fatto che ne parli con la presunzione di chi crede di aver capito tutto.

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Franco Marino
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