Sin dall'insediamento del governo Meloni, scrissi che questo sarebbe stato il governo del sovranismo cosmetico, fondato sul fumo negli occhi. E finora le attese non sono state disilluse. Non so se l'obiettivo sia quello di rendere ridicoli i sovranisti attraverso proposte oggettivamente imbarazzanti ma più che i fini contano i risultati. E la proposta da parte di Fratelli d'Italia, di multare chiunque, in atti pubblici o nella costituzione delle proprie aziende, usi termini stranieri, otterrà il risultato di rendere ridicolo chi, legittimamente, si batte per la difesa della propria patria e dell'italianità. Perché?
Partiamo da un presupposto di base: il patriottismo è un sentimento. Non si può imporre per legge l'utilizzo dell'italiano a meno di non fare come gli ucraini che nel Donbass vogliono costringere i locali a rinunciare al russo, derubricandolo a mero dialetto. Naturalmente è lecito infastidirsi dell'abuso di parole inglesi ormai imperante, tanto più se usate spesso senza un valido contesto o pronunciate male. E' una moda che oltre denotare un avvilente provincialismo, non per questo fa diventare angloamericano chi ne fa ampio uso. All'estero, l'italiano che, pur con la sua bella lingua, si sforza di fare l'americano, non viene visto come uno figo ma viene visto come un mafioso italoamericano del Bronx.
Il vero motivo per cui oggi si fa un ampio abuso di parole straniere è che l'Italia non è un paese sovrano. Non lo è perché abbiamo decine di basi americane sul nostro territorio e perché siamo commissariati da poteri molto più forti di quello politico e, dunque, qualsiasi provvedimento che si limiti a fare unicamente gli interessi dell'Italia si tradurrebbe in una speculazione finanziaria che ricondurrebbe chiunque abbia ambizioni sovranistiche a rinunciarvi immediatamente. E così si pensa che il problema si risolva obbligando gli italiani a dire "pallacorda" invece di tennis. Senza che nessuno si faccia una domanda: cos'ha in meno l'Italia per non meritare che da noi si giochi uno Slam? Perché il punto è esattamente questo. Chi ha fatto questa ridicola proposta non si rende conto che ad aver inglesizzato l'Italia non è una moda figlia dello spontaneismo. E' stato l'imperialismo culturale angloamericano. Stati Uniti e Gran Bretagna, vincendo la seconda guerra mondiale, si sono comportate come qualsiasi paese avrebbe fatto, colonizzando i vinti. Soltanto che la strategia del neocolonialismo è, da sempre, non intaccare - ma solo in apparenza - la sovranità dei paesi perdenti, limitandosi ad occupare gramscianamente qualsiasi vettore finanziario e culturale, sterilizzando la cultura locale. C'è da stupirsi se, dopo aver reso quasi impossibile fare impresa agli italiani e aver lasciato campo libero agli stranieri, si stia involgarendo la lingua italiana? Davvero qualcuno pensa di risolvere l'invasione di parole straniere con boldrinate al rovescio multando di 100.000 euro chi al posto di cocktail usi la parola "coccotello"?
Visto che questo governo è marcatamente filoamericano, che almeno per una volta si prenda il meglio degli Stati Uniti e non soltanto le loro più deteriori mode. Negli Stati Uniti nessuno si sognerebbe di multare chi non usa parole inglesi. Il sovranismo americano funziona in una maniera molto semplice. Se un italiano fonda un'azienda che gareggia con una realtà americana dello stesso settore, i famosi fondi di investimento e il venture capital - nient'altro che aiuti di stato mascherati - finanziano il concorrente americano, di fatto facendo fallire l'azienda italiana, la quale subirà finanche la beffa di vedersi rubata l'idea. Questo è il sovranismo, quello vero, quello che salva l'identità di un paese. Ma se non si è padroni del proprio territorio, è ridicolo pensare di difendere le proprie tradizioni e la propria cultura dall'omologazione straniera. Il vero sovranismo non è nell'obbligo di parlare italiano ma nella possibilità di avere un Facebook italiano, una Apple italiana, una Starbucks italiana, di avere nei settori chiave dell'economia, aziende italiane che posseggano l'intera filiera della propria economia dalla materia prima alla consumazione. Questo è il vero sovranismo.
Partiamo da un presupposto di base: il patriottismo è un sentimento. Non si può imporre per legge l'utilizzo dell'italiano a meno di non fare come gli ucraini che nel Donbass vogliono costringere i locali a rinunciare al russo, derubricandolo a mero dialetto. Naturalmente è lecito infastidirsi dell'abuso di parole inglesi ormai imperante, tanto più se usate spesso senza un valido contesto o pronunciate male. E' una moda che oltre denotare un avvilente provincialismo, non per questo fa diventare angloamericano chi ne fa ampio uso. All'estero, l'italiano che, pur con la sua bella lingua, si sforza di fare l'americano, non viene visto come uno figo ma viene visto come un mafioso italoamericano del Bronx.
Il vero motivo per cui oggi si fa un ampio abuso di parole straniere è che l'Italia non è un paese sovrano. Non lo è perché abbiamo decine di basi americane sul nostro territorio e perché siamo commissariati da poteri molto più forti di quello politico e, dunque, qualsiasi provvedimento che si limiti a fare unicamente gli interessi dell'Italia si tradurrebbe in una speculazione finanziaria che ricondurrebbe chiunque abbia ambizioni sovranistiche a rinunciarvi immediatamente. E così si pensa che il problema si risolva obbligando gli italiani a dire "pallacorda" invece di tennis. Senza che nessuno si faccia una domanda: cos'ha in meno l'Italia per non meritare che da noi si giochi uno Slam? Perché il punto è esattamente questo. Chi ha fatto questa ridicola proposta non si rende conto che ad aver inglesizzato l'Italia non è una moda figlia dello spontaneismo. E' stato l'imperialismo culturale angloamericano. Stati Uniti e Gran Bretagna, vincendo la seconda guerra mondiale, si sono comportate come qualsiasi paese avrebbe fatto, colonizzando i vinti. Soltanto che la strategia del neocolonialismo è, da sempre, non intaccare - ma solo in apparenza - la sovranità dei paesi perdenti, limitandosi ad occupare gramscianamente qualsiasi vettore finanziario e culturale, sterilizzando la cultura locale. C'è da stupirsi se, dopo aver reso quasi impossibile fare impresa agli italiani e aver lasciato campo libero agli stranieri, si stia involgarendo la lingua italiana? Davvero qualcuno pensa di risolvere l'invasione di parole straniere con boldrinate al rovescio multando di 100.000 euro chi al posto di cocktail usi la parola "coccotello"?
Visto che questo governo è marcatamente filoamericano, che almeno per una volta si prenda il meglio degli Stati Uniti e non soltanto le loro più deteriori mode. Negli Stati Uniti nessuno si sognerebbe di multare chi non usa parole inglesi. Il sovranismo americano funziona in una maniera molto semplice. Se un italiano fonda un'azienda che gareggia con una realtà americana dello stesso settore, i famosi fondi di investimento e il venture capital - nient'altro che aiuti di stato mascherati - finanziano il concorrente americano, di fatto facendo fallire l'azienda italiana, la quale subirà finanche la beffa di vedersi rubata l'idea. Questo è il sovranismo, quello vero, quello che salva l'identità di un paese. Ma se non si è padroni del proprio territorio, è ridicolo pensare di difendere le proprie tradizioni e la propria cultura dall'omologazione straniera. Il vero sovranismo non è nell'obbligo di parlare italiano ma nella possibilità di avere un Facebook italiano, una Apple italiana, una Starbucks italiana, di avere nei settori chiave dell'economia, aziende italiane che posseggano l'intera filiera della propria economia dalla materia prima alla consumazione. Questo è il vero sovranismo.
Mi ricordo che quando ero a scuola, se la professoressa scopriva che qualcuno aveva copiato il compito, partiva l'immancabile rimprovero "Manco a copiare sei capace". Se questo governo almeno copiasse il meglio degli americani, uno potrebbe pure farselo piacere. Ma questi, manco a copiare sono capaci.