L'errore principale che si commette, parlando di femminismo - come di qualsiasi altra battaglia civile - è di concentrarsi sul tema, ignorando lo sfondo. Così ad ogni otto marzo, tutti quanti inzozzano la socialsfera con commenti contro e pro sul femminismo, sul valore dell'8 Marzo, ignorando lo sfondo che non solo ha generato i problemi contro cui il femminismo lotta ma soprattutto come l'obiettivo di chi genera il dibattito su questi temi non sia affatto di risolverlo ma di incancrenirlo, il che, se vogliamo, è anche normale: se risolvi il problema, non c'è più bisogno di tutti quei partiti e di tutte quelle realtà economiche che si nutrono della problematizzazione dei fenomeni e che, con la loro risoluzione, diventerebbero inutili. Ma, insomma, qual è questo sfondo?
Partiamo da un dato terra terra. Gli stati occidentali non hanno più soldi. Non li hanno non perché non siano nelle condizioni di stampare moneta all'infinito ma perché ogni manovra espansiva sul piano monetario, se non supportata da risorse materiali (materie prime e beni) e umane (beni e servizi), si traduce in inflazione e dunque in una svalutazione del potere d'acquisto. Se io leggo questo fenomeno per quello che è e cioè "C'è uno Stato che, per incapacità o per sudditanza agli interessi di un altro Stato o di una pluralità di stati, non è in grado di garantirmi la sopravvivenza" avrò dunque ben chiaro che l'unica risposta sarà quella di sovvertire le classi dirigenti che sovrintendono questo Stato e sostituirle con classi dirigenti che invece abbiano una visione "espansiva" e cioè mirino a procurarsi più risorse. Se invece lo Stato non può o non vuole espandere il proprio spazio vitale, anzi vuole ridurre i diritti - che hanno un costo, ci si fissi questo principio in testa - o magari ridurre le persone, avrò due strade: o entro in lotta con altri gruppi sociali al fine di tutelare il mio interesse personale - nell'illusione che questo meccanismo si interrompa una volta eliminato il gruppo avversario - oppure proporrò una lettura della realtà che unisca questi gruppi e decida di lottare contro le classi dirigenti. Che di tutto questo ovviamente sono a conoscenza e che sanno benissimo che il miglior modo per sabotare ogni rivoluzione che metta in discussione lo status quo, è proprio quello di mettere contro i cittadini per gruppi di interesse, facendo credere loro che la sopravvivenza del proprio gruppo dipenda dall'oppressione di quello teoricamente concorrente.
Si prenda per esempio proprio la questione del femminismo. Di per sé si tratta, sul piano ideologico, di una battaglia vinta. Oggi le donne possono votare, possono lavorare, possono fare tutto ciò che vogliono come è giusto che sia. Ma sembra sempre che ad una femminista manchi qualcosa e allora ecco che il femminismo ogni giorno ridisegna nuove piste da percorrere, al fine di mantenere alto il livello di problematizzazione. Stesso discorso i temi LGBT. Mai le società sono state tolleranti con gli omosessuali come oggi dove se qualcuno osasse dire qualcosa che esca dal seminato LGBT, rischierebbe di essere cacciato da ogni consesso mediatico. Ma noterete come ai militanti del gruppo LGBT non basti mai e che ogni giorno si proponga un tema che inasprisca sempre più lo scontro tra l'ideale e la realtà fattuale, radicalizzando sia le posizioni idealistiche che quelle realistiche. E il motivo è semplice: oggi lo Stato non ha i soldi per fare quelle politiche che permetterebbero alle donne e ai gay di trovare più posti di lavoro in modo tale che il maschio etero che decide di licenziarli perda l'occasione di avvalersi di professionisti di valore. Perché per ridurre il carico fiscale alle aziende e dunque aumentare le possibilità per i lavoratori, occorrono soldi: che non ci sono. E allora si scelgono politiche che, in apparenza, tutelino donne e gay e nella sostanza non solo non li tutelano per nulla, ma anzi li svantaggiano. Perché se presso i datori di lavoro si diffonde la voce che Tal dei Tali è un piantagrane, nessuno lo assumerà più. E inoltre, se le politiche sfavoriscono la creazione di nuove imprese e dunque di nuovi datori di lavoro, Tal dei Tali dovrà prostituire i propri diritti per farsi assumere e abbassare le proprie richieste in termini meramente economici.
Sull'incapacità di comprendere la contraddizione tra gli obiettivi programmatici della sinistra, ossia il violentamento dei ceti produttivi, e la realtà che vede oggi un paese sempre più povero, si fonda tutto il potere del movimentismo odierno, mentre nessuno si chiede se l'obiettivo in realtà non sia proprio lo scontro sociale, per fini che con i diritti civili in realtà non hanno nulla a che vedere. Del resto, su come l'indebolimento economico dell'Occidente provocherà un'asta al ribasso sul tema dei diritti ho già scritto in varie circostanze: l'idea che oggi si debba scegliere tra il diritto di proprietà e quello di non morire di fame, oppure tra due forme di gestione dell'emergenza - quella di rendere la vita impossibile a chi non si vaccina e quello di chiudere tutti in casa ma salvaguardare la facoltatività vaccinale - è figlia proprio di una visione politica mirata all'impoverimento: ci sono meno risorse e dunque le classi dirigenti stanno mettendo gli italiani gli uni contro gli altri su diritti acquisiti. Invece una vera politica non dice agli italiani "Scegliete tra questi o altri diritti" bensì "Ci procureremo più risorse in modo tale da darvi più diritti".
E' esattamente il presupposto su cui nasce il nostro progetto La Grande Italia, Grande non a caso. Perché non ci poniamo di scegliere se essere "di destra" o "di sinistra" ma ma "Come rendere più forte, libero e migliore questo paese" (Grande, appunto) facendo in modo che quei gruppi che vengono messi contro dalla politica ufficiale, decidano invece di unirsi contro questa politica. L'obiettivo - se volete, anche megalomaniaco - di questo progetto è unire gli italiani in una lettura trasversale dei fatti, in modo tale che tutti si sentano parte del percorso che dobbiamo fare per migliorare le nostre condizioni di vita, ovvero unirci contro chi sta impoverendo civilmente, socialmente, economicamente e politicamente questo progetto. Proprio per questo, mano mano che questo progetto prenderà il largo, vedrete più blogger specializzati ognuno su un singolo aspetto, perché l'obiettivo non è quello di rappresentare i maschilisti, le femministe, i gay, gli etero, ma semplicemente gli italiani. E dunque di unirli laddove invece i media, tutti eterodiretti dalle stesse realtà finanziarie ormai in via di collasso, stanno cercando di dividerli, in una lettura dei fatti che non sia a favore o contro gli interessi di un gruppo specifico, ma nell'interesse di tutti.
Perché la politica è buona politica quando unisce, non quando divide. Quando risolve i problemi, non quando li incancrenisce per avere la possibilità di non risolverli mai.
Partiamo da un dato terra terra. Gli stati occidentali non hanno più soldi. Non li hanno non perché non siano nelle condizioni di stampare moneta all'infinito ma perché ogni manovra espansiva sul piano monetario, se non supportata da risorse materiali (materie prime e beni) e umane (beni e servizi), si traduce in inflazione e dunque in una svalutazione del potere d'acquisto. Se io leggo questo fenomeno per quello che è e cioè "C'è uno Stato che, per incapacità o per sudditanza agli interessi di un altro Stato o di una pluralità di stati, non è in grado di garantirmi la sopravvivenza" avrò dunque ben chiaro che l'unica risposta sarà quella di sovvertire le classi dirigenti che sovrintendono questo Stato e sostituirle con classi dirigenti che invece abbiano una visione "espansiva" e cioè mirino a procurarsi più risorse. Se invece lo Stato non può o non vuole espandere il proprio spazio vitale, anzi vuole ridurre i diritti - che hanno un costo, ci si fissi questo principio in testa - o magari ridurre le persone, avrò due strade: o entro in lotta con altri gruppi sociali al fine di tutelare il mio interesse personale - nell'illusione che questo meccanismo si interrompa una volta eliminato il gruppo avversario - oppure proporrò una lettura della realtà che unisca questi gruppi e decida di lottare contro le classi dirigenti. Che di tutto questo ovviamente sono a conoscenza e che sanno benissimo che il miglior modo per sabotare ogni rivoluzione che metta in discussione lo status quo, è proprio quello di mettere contro i cittadini per gruppi di interesse, facendo credere loro che la sopravvivenza del proprio gruppo dipenda dall'oppressione di quello teoricamente concorrente.
Si prenda per esempio proprio la questione del femminismo. Di per sé si tratta, sul piano ideologico, di una battaglia vinta. Oggi le donne possono votare, possono lavorare, possono fare tutto ciò che vogliono come è giusto che sia. Ma sembra sempre che ad una femminista manchi qualcosa e allora ecco che il femminismo ogni giorno ridisegna nuove piste da percorrere, al fine di mantenere alto il livello di problematizzazione. Stesso discorso i temi LGBT. Mai le società sono state tolleranti con gli omosessuali come oggi dove se qualcuno osasse dire qualcosa che esca dal seminato LGBT, rischierebbe di essere cacciato da ogni consesso mediatico. Ma noterete come ai militanti del gruppo LGBT non basti mai e che ogni giorno si proponga un tema che inasprisca sempre più lo scontro tra l'ideale e la realtà fattuale, radicalizzando sia le posizioni idealistiche che quelle realistiche. E il motivo è semplice: oggi lo Stato non ha i soldi per fare quelle politiche che permetterebbero alle donne e ai gay di trovare più posti di lavoro in modo tale che il maschio etero che decide di licenziarli perda l'occasione di avvalersi di professionisti di valore. Perché per ridurre il carico fiscale alle aziende e dunque aumentare le possibilità per i lavoratori, occorrono soldi: che non ci sono. E allora si scelgono politiche che, in apparenza, tutelino donne e gay e nella sostanza non solo non li tutelano per nulla, ma anzi li svantaggiano. Perché se presso i datori di lavoro si diffonde la voce che Tal dei Tali è un piantagrane, nessuno lo assumerà più. E inoltre, se le politiche sfavoriscono la creazione di nuove imprese e dunque di nuovi datori di lavoro, Tal dei Tali dovrà prostituire i propri diritti per farsi assumere e abbassare le proprie richieste in termini meramente economici.
Sull'incapacità di comprendere la contraddizione tra gli obiettivi programmatici della sinistra, ossia il violentamento dei ceti produttivi, e la realtà che vede oggi un paese sempre più povero, si fonda tutto il potere del movimentismo odierno, mentre nessuno si chiede se l'obiettivo in realtà non sia proprio lo scontro sociale, per fini che con i diritti civili in realtà non hanno nulla a che vedere. Del resto, su come l'indebolimento economico dell'Occidente provocherà un'asta al ribasso sul tema dei diritti ho già scritto in varie circostanze: l'idea che oggi si debba scegliere tra il diritto di proprietà e quello di non morire di fame, oppure tra due forme di gestione dell'emergenza - quella di rendere la vita impossibile a chi non si vaccina e quello di chiudere tutti in casa ma salvaguardare la facoltatività vaccinale - è figlia proprio di una visione politica mirata all'impoverimento: ci sono meno risorse e dunque le classi dirigenti stanno mettendo gli italiani gli uni contro gli altri su diritti acquisiti. Invece una vera politica non dice agli italiani "Scegliete tra questi o altri diritti" bensì "Ci procureremo più risorse in modo tale da darvi più diritti".
E' esattamente il presupposto su cui nasce il nostro progetto La Grande Italia, Grande non a caso. Perché non ci poniamo di scegliere se essere "di destra" o "di sinistra" ma ma "Come rendere più forte, libero e migliore questo paese" (Grande, appunto) facendo in modo che quei gruppi che vengono messi contro dalla politica ufficiale, decidano invece di unirsi contro questa politica. L'obiettivo - se volete, anche megalomaniaco - di questo progetto è unire gli italiani in una lettura trasversale dei fatti, in modo tale che tutti si sentano parte del percorso che dobbiamo fare per migliorare le nostre condizioni di vita, ovvero unirci contro chi sta impoverendo civilmente, socialmente, economicamente e politicamente questo progetto. Proprio per questo, mano mano che questo progetto prenderà il largo, vedrete più blogger specializzati ognuno su un singolo aspetto, perché l'obiettivo non è quello di rappresentare i maschilisti, le femministe, i gay, gli etero, ma semplicemente gli italiani. E dunque di unirli laddove invece i media, tutti eterodiretti dalle stesse realtà finanziarie ormai in via di collasso, stanno cercando di dividerli, in una lettura dei fatti che non sia a favore o contro gli interessi di un gruppo specifico, ma nell'interesse di tutti.
Perché la politica è buona politica quando unisce, non quando divide. Quando risolve i problemi, non quando li incancrenisce per avere la possibilità di non risolverli mai.
E se c'è sempre meno gente che va a votare è proprio perché sempre più persone capiscono che oggi l'obiettivo delle classi dirigenti è di generare tensioni sociali per impedire che le persone si uniscano per cacciarli a pedate.