Quando mi chiedono di immaginare il futuro degli Stati Uniti, non vedo nessun crollo traumatico ma un percorso di ridimensionamento che li porterà ad una fase di instabilità interna che poi verrà seguita da una trentina d'anni in cui un leader di ispirazione putiniana porrà fine alle velleità imperialistiche americane, per trasformare gli Stati Uniti in una potenza regionale. Qualcosa di molto simile alla Federazione Russa dei tempi di Putin. Questo è un meccanismo del tutto inevitabile che ha un'origine: non tanto il ritorno di fiamma della Russia, paese con grandi materie prime ma che, per tante ragioni, non può assurgere al ruolo di potenza mondiale, quanto l'esplosione di realtà come la Cina e l'India, non ostili agli Stati Uniti ma per nulla disposte ad accettare la primazia degli Stati Uniti, come in generale di nessuno. Di conseguenza, gli americani non hanno più nessuno da depredare, se non appunto un'Europa che non ha ancora capito la minaccia proveniente da Washington.

La politica degli Stati Uniti degli ultimi anni si vede anche da come sta gestendo la vicenda ucraina: gli americani non vogliono nessuna guerra di tipo classico, semplicemente si limitano unicamente a garantire un supporto imperniato sul soft power e sulla fornitura di armi, che gli permetta di non assumersi una responsabilità diretta. Il che, se le cose continueranno così, se gli Stati Uniti non metteranno - e secondo me non lo faranno - gli scarponi in Ucraina, sarà paragonabile a quella di un paziente in agonia a cui semplicemente si attacca un respiratore: è spacciato, ma si sta rinviando il decesso, prolungandogli l'agonia. Persino tra i democratici ormai sta serpeggiando la convinzione che la Crimea e il Donbass siano persi e che Zelensky dovrebbe sedere a tavolino con Putin e trattare una resa nella quale si veda il meno possibile che in realtà la guerra sia stata vinta da Putin. Il che autorizza la domanda sul perché si stanno investendo moltissime risorse di intelligence e di soft power su questa guerra se poi non si vuole liberare tutta l'Ucraina, e la risposta è semplice: non si deve sapere ciò che ormai tutti nel mondo sanno e cioè che gli Stati Uniti, per come li abbiamo conosciuti, non sono più in grado di difendere nessuno.
Questa nuova fase si chiama multipolarismo, ossia il momento in cui la forza penetrativa di un paese incontra la forza reattiva dell'avversario. E' una fase che i media ufficiali nascondono in ogni modo, ad esempio non dando alcuna informazione sulla fila che c'è da parte di paesi importanti (come l'Algeria e l'Argentina) di entrare nei BRICS, al fine che in Europa non ci si chieda se convenga molto di più andare verso quel mondo che rimanere agganciati ad un'America che, Biden docet, "è disposta a pagare come prezzo l'Europa pur di non perdere la guerra in Ucraina".

E' del tutto inevitabile che al multipolarismo geopolitico seguirà quello digitale. Facebook, Twitter, Google, Amazon (non inserisco Apple perché è un discorso a parte) sono espressione del potere geopolitico americano nonché dei problemi che quella società sta incontrando, ossia la situazione da guerra civile di quel paese, dove si scontrano le idiozie Dem e quelle dell'Alt Right. E' ovvio che se il potere geopolitico americano si indebolirà, viceversa si indebolirà anche quello digitale, con conseguente decentramento dei rapporti di forza delle realtà oggi dominanti, anche perché quei paesi che non vogliono essere sudditi degli Stati Uniti, capiranno ben presto che consentire che i social americani siano così dominanti equivale sostanzialmente ad avere una base americana in casa: niente che possa piacere ad un paese che voglia rimanere sovrano. E per capire quanto questo sia vero, è sufficiente vedere come dall'Agosto dello scorso anno, cioè dall'ufficializzazione del ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan - che, certificando l'impotenza americana in un territorio, oltretutto ricchissimo di oppio (fondamentale per le mafie occidentali di tutto il mondo), ha gettato le basi per l'intervento della Russia in Ucraina - tutti i principali asset dell'economia digitale americana siano in crollo quasi verticale, ad eccezione di Apple che peraltro dall'isolazionismo avrebbe tutto da guadagnare, perché è l'azienda che è penetrata di meno al di fuori dell'asse occidentale. Se questa tendenza si confermerà, non è che i social finiranno come concetto, semplicemente si arriverà ad una segmentazione digitale su base identitaria e assisteremo ad una moltiplicazione dei social, con conseguente perdita di rilevanza tipica di quando si passa dalla situazione unipolare a quella multipolare.
E' qualcosa che non si arresterà, anzi mano mano che il potere americano si ridimensionerà, proseguirà senza incontrare ostacoli. Il digitale americano è stata una parte fondamentale del potere geopolitico degli Stati Uniti. Mano mano che il potere americano si indebolirà, calerà anche il potere delle realtà digitali.

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Già adesso in Cina quasi tutti i social non sono utilizzabili. In Russia e Iran pure. In parte dovuto ad una questione politica di controllo in parte di un naturale ed ovvio sviluppo di social concorrenti. In India KOO ha già sostituito Twitter e pure in alcuni paesi africani. Telegram è entrato nella top 5 delle app più scaricate in tutto il mondo nel 2022, e ora conta oltre 700 milioni di utenti attivi mensilmente. VKontakte (che uso molto) ha raggiunto il mezzo miliardo di utenti mensili e Odnoklassiki sta guadagnando forte.
 
I social hanno solo accelerato una decadenza etica e culturale che oggi è,grazie ai social,sotto gli occhi di tutti.
Dipendesse da me raderei al suolo tutti i server di tutti i social.
Questi sono strumenti non di libertà ma di assoluta schiavitù passando per la via dell'assuefazione. Si diventa come drogati persi pensando di non esserlo. I social hanno amplificato per mille la vanità delle persone,il loro egocentrismo,il loro volere apparire.
E poi ci lamentiamo se le società sono degradate ....popoli di invertebrati acefali,questo è l'occidente oggi
 

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Franco Marino
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