Il titolo è volutamente generalizzante perché naturalmente la sinistra non ha l'esclusiva delle cattive persone. Anzi, per conto mio, non solo tra le migliori persone che io abbia conosciuto nella mia vita - gente che c'è stata nei tanti momenti NO della mia vita - c'è gente che ha militato nella sinistra più o meno al caviale, non solo diverse delusioni le ho avute proprio nell'area incarnata oggi dal dissenso (dove nove volte su dieci le persone che vi sembrano compagni di lotta, in realtà sono nient'altro che narcisi che vogliono farsi cooptare dal potere) ma per conto mio posso dire di aver conosciuto anche esponenti politici dell'area comunista di un certo peso che erano persone molto gentili e umane. Ho, per dire, uno splendido ricordo personale di Nilde Jotti, persona molto alla mano, che quando venne nel liceo dove militavo mi onorò di un complimento che sembrava sincero (anche se probabilmente dettato da problemi alla vista) "Che bel ragazzo". Un altro personaggio di grandissimo livello umano che pure conobbi era Vittorio Foa, persona splendida. E poi Pietro Ingrao, al quale raccontai di quando una volta, al liceo, quando era già anziano ma non come quando lo incontrai, durante una lezione dissi erroneamente che era morto, con grande sconcerto della mia professoressa di italiano, comunista e ingraiana. E lui ridendo mi disse "Mi raccomando, continui a darmi per morto che a me va bene". In effetti è morto pochi anni fa, poco dopo aver raggiunto i cento anni, quindi gli ho portato fortuna.

Intendiamoci bene, poi tutte queste persone avevano il vizio tipicamente comunista di ritenersi depositarie del Bene, rappresentato ovviamente dalla cultura comunista. Ma erano comunque persone sobrie e gentili, con cui si poteva chiacchierare. Erano nel contempo anche piuttosto anziane quando io le conobbi, e forse la cosa non era casuale. Perché che effettivamente negli anziani vi sia un'altra educazione che io non trovo nei miei coetanei, non è la solita insopportabile nostalgia d'accatto di cui ormai soprattutto i social sono pieni, ma la pura e semplice realtà. Ma da dove derivava questa educazione? Tanto per cominciare, il mondo in cui questi signori hanno vissuto era terribile, ed essendo cresciuti in una società molto più povera, era necessario avere legami per sopravvivere, e per poter avere legami bisogna comportarsi in maniera piacevole. Poi, con la guerra, costoro, partigiani, dunque in lotta contro il potere costituito, sapevano benissimo cosa significa trovarsi dalla parte dei perdenti quali inizialmente erano e, sopraggiunta la vittoria, tendevano ad avevre un certo rispetto per i vinti della storia. In Vittorio Foa, per esempio, scoprii un grande rispetto - che da un comunista non mi sarei mai aspettato - per l'ala liberale e cattolica, ben consapevole, da persona onesta quale era, che il cattolicesimo ebbe un ruolo rilevantissimo nella resistenza. Ma ho anche conosciuto diversi anzianissimi partigiani (uno di questi era il fratello del mio nonno paterno, che fu anche deportato) e in nessuno di loro ho visto il cipiglio duro e l'intolleranza dei sedicenti antifascisti social odierni, ma semmai un sotterraneo e malcelato rispetto per dei nemici che in fondo volevano il Bene dell'Italia come loro, separati com'erano da un'ideologia ma uniti dal coraggio di affrontare un nemico. Indipendentemente da tutto ciò che di giusto si può dire sulla Resistenza e cioè che senza americani e sovietici alle spalle, non ci sarebbe stata alcuna resistenza. In sintesi, come dico ad un'amica del PD, che ci crede davvero, che non è mai aggressiva nel propormi il suo punto di vista, se il PD fosse fatto da gente come lei, sarei più in crisi nel condannarlo e avversarlo senza appello come invece faccio oggi.

Ma perché? Oggi com'è la situazione? La situazione è tipica di un paese dove la sinistra governa da trent'anni. Sì, oggi il presidente del consiglio è la Meloni, così come Berlusconi è stato per dieci anni al governo del paese. Ma la realtà è che comandano loro in tutti i posti dove c'è il potere. Nelle aule di giustizia, ogni processo per diffamazione, ad esempio ha un leit motiv fisso: se la diffamazione è compiuta da una personalità collocata nell'area sgradita a questa mafia, è condanna sicura. Se, viceversa, la diffamazione è compiuta da qualcuno simpatico al potere, si ha un'unica speranza di vincere, ossia che il torto sia talmente plateale da non prestarsi ad alcuna contraddizione. In quel caso, la pena sarà talmente irrisoria da togliere la motivazione di sporgere querela. Saviano, per dire, è al sicuro. Se verrà condannato per aver offeso la Meloni, al massimo pagherà mille euro, che visti i lauti guadagni ottenuti, a lui fanno il solletico. Se invece una roba del genere l'avessi detta io, a carico del primo fesso in quota PD, mi sarei dovuto vendere la casa. La realtà è questa, piaccia o meno.
Dunque, la congenita arroganza della sinistra internazionale nasce sia dalla convinzione di detenere la verità, sia dal potere che, come disse Lord Acton, quando è assoluto "corrompe assolutamente". Non so se Myrta Merlino sia davvero colpevole degli atteggiamenti da diva che le contestano. Non mi sbilancio sia perché, coerentemente con quanto detto sopra, non voglio dover vendere casa, sia perché oggettivamente non ne so nulla. Non so dunque se sia vero, ma diciamo che trovo la cosa verosimile, ecco. Perché quando si è volto di punta di una TV che è, a tutti gli effetti, l'espressione del potere dominante, di un potere che, in forza di tutta la sua internazionalità, sembra indistruttibile, viene naturale ad un certo momento sentirsi padroni del mondo e darsene tutte le arie. Non è soltanto questione di essere di sinistra, è questione che il potere è così, sempre e comunque. Chi non viene da una storia di persecuzione (come i suddetti comunisti di cui vi parlavo) non sa cosa significa trovarsi dall'altra parte della barricata. E la cosa mi fu spiegata proprio da un anzianissimo amico antifascista che intervistai per il precedente giornale in cui scrivevo. Noi antifascisti, mi diceva, abbiamo conosciuto l'oppressione e dunque sappiamo benissimo riconoscerla e soprattutto disprezzarla quando, in nome delle nostre lotte, c'è chi vuole strumentalizzarla per ricreare un regime uguale e contrario.

Quella che oggi è al potere non è la sinistra. E' semplicemente una cricca di frou frou, ricchi di buone intenzioni cartacee che li assolvano dal dovere di metterle in pratica col vicino di casa. Myrta Merlino - sempre se è vero quel che si dice sul suo conto - probabilmente nemmeno si rende conto di quanto sia contraddittorio dirsi di sinistra e trattare la manovalanza che contribuisce al suo successo come se fosse pezza da piedi. Perché purtroppo quando si arriva a certi livelli, si perde il contatto con la realtà. E non è un fenomeno soltanto suo. Quando alla morte di mio padre - si era nella prima fase della pandemia covid - andai in banca per espletare tutte le pratiche successorie a partire dal suo conto, incontrai il direttore di filiale il quale mi trattò con tutto il distacco che si deve ad un signor nessuno senza importanza, di cui tuttavia sapeva benissimo perché era lì, cioè per via del papà appena scomparso. In quel momento, ricevette una telefonata e, mentre io mi giravo i pollici aspettando i suoi comodi, questo, conversando col suo cliente, diceva (con me diventato orfano da due settimane, con una situazione economica tutt'altro che tranquilla) "sai la vita con questo covid è diventata durissima, io devo rimanere in casa a lavorare, e adesso devo affrontare un momento molto difficile, correlato al mio trasferimento". Al ché, a telefonata ultimata, gli chiesi "Dove la trasferiscono?", "A Mugnano", cioè a pochi chilometri dalla sede in cui ci trovavamo.

E' così sempre e ovunque. Quando si raggiunge una situazione di intoccabilità e di privilegio - non mi si venga a dire che molti direttori di filiale non siano lì senza appartenere a qualche massoneria o a qualche mafia - non tutti sono capaci di mantenere i piedi per terra. Le persone equilibrate, quelle che la guerra e la persecuzione l'hanno conosciuta, sanno che nella vita tutto è transitorio, che tutto può finire da un momento all'altro.
Chi è vissuto in un antifascismo da salotto, nutrito dai milioni di euro di La7, pensa che quella sia la vera vita. Fino a quando, secondo un vecchio e ahimè italico cliché, uno tsunami non li travolgerà e casomai saliranno sul carro dei novax filorussi, magari ridisegnando un regime ugualmente schifoso. Uguale e contrario, appunto.

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Ho militato nel PCI, sono stata segreteria di una sezione, le persone da te citate le ho conosciute tutte per mia fortuna. Avevano un altro spessore, non miravano al potere o ai propri guadagni, ho avuto la fortuna di conoscere Pasolini (certo non piaceva alla base) ma era un intellettuale come pochi. La sette è in mano al PD pronto a vendersi per una poltrona o per guadagni, ora non voto non mi sento rappresentata da nessuno purtroppo
 
Così é per gli ex fascisti, o meglio, come mio padre che partì volontario con l'Armir e, una volta tornato si fiondò a Salò perché "Aveva giurato sullla bandiera". Non trattò mai a pesci in faccia i "veri" partigiani, anzi li rispettava e, negli anni, molti divennero amici. Ho anch'io amici ex comunisti, che passavano le notti ad attaccare manifesti, con convinzione, con ardore. Ogni ideologia se vera, se sana, va rispettata. Costoro sono la progenie degli ex sessantottini, irrispettosi e supponenti. Questi li conosco io dato che ho partecipato (per divertimento) alla prima "occupazione" che fu alla Cattolica di Milano e alle prime dimostrazioni di piazza. Arrivavano accompagnati dagli autisti o con le loro Alfa Romeo (di moda a quel tempo). Fu così che la sinistra operaia si consegnò alla becera borghesia benestante.
 
Quelli di un tempo erano politici di razza, oggi la maggior parte pensa solo al proprio tornaconto ed ai vantaggi che può dare loro la posizione di politico (parlamentare o anche semplice assessore di paese), qualunque sia lo schieramento politico.
La sinistra di una volta nacque per migliorare la vita del proletariato. Ora il proletariato non c'è più, anzi c'è carenza di figli, e molti a sinistra, invece di difendere i lavoratori, pensano a riempire il portafoglio
 
Condivido ogni parola. Non difendono i lavoratori, e non aiutano i poveri. I sindacati poi non ne parliamo...la prima grande delusione arrivò da Mario Capanna e a seguire tanti altri e non sarà l'ultimo Landini.
 
L'hai scritto altrove con la massima verità: il piddì è un partito inutile. Quando non è direttamente dannoso, ossia spesso, in quanto braccio armato dei peggiori interessi antinazionali e stranieri, da essi prezzolato e manovrato.
 

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Franco Marino
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