Il mio paese è stato traversato per vent’anni dalla faida tra berlusconiani e antiberlusconiani e io, berlusconiano, non ho ovviamente mai dato peso alle pretestuose diffamazioni degli avversari. Senza essere un suo ultrà, mi sono posto di fronte alla sua figura confrontando i suoi scheletri nell’armadio - di cui ero a conoscenza e su cui non ho mai chiuso gli occhi - con quelli dei suoi avversari e, convinto che rappresentasse i miei interessi e i miei valori, l'ho votato e, negli insignificanti dibattiti conviviali tra signori nessuno, lontani da televisioni e giornali, sempre sostenuto. Finita questa suggestione, ho smesso di votarlo, senza l'animosità di chi, dopo essere stato alla sua corte, diventa un suo nemico. Questa mia sostanziale laicità non la applico solo al berlusconismo ma in generale quando sui media vedo comparire un Buono e un Cattivo, una società Buona e una Malvagia, insomma quando vedo disegnare l’incarnazione del Bene e il Satana da consacrare ora al ludibrio ora alla stramaledizione delle masse, in un meccanismo talvolta sconfinante in quel bullismo che va così di moda condannare. E a quel punto mi si attiva una sorta di "allarme truffa" e mi chiedo, anche osservando le deliranti polemiche sui Mondiali di questi giorni: ma se il Bene è universale, come mai a molti non piace? Per quale motivo un leader politico afgano, iraniano, cinese, russo, diffida così tanto dei valori occidentali al punto di combatterli finanche, in qualche caso, compiendo atti terroristici? Se si vuole capire come stanno le cose, bisogna sempre considerare il punto di vista dell’avversario. Sono un occidentale ma conosco il punto di vista di molti amici iraniani, russi, libici, egiziani, siriani. E se tutti, dico tutti, diffidano dell’Occidente, a meno di non fare come la barzelletta del pazzo che guida contromano e dice “non sono io, sono loro che vanno contromano”, bisognerebbe pure chiedersi perchè. E forse penso anche di avere presuntuosamente una risposta.
Pochi occidentali sembrano rendersi conto di vivere in un gigantesco schema Ponzi. Per chi non lo conoscesse, questa definizione deriva da una famosa truffa ideata da un italiano, Carlo Ponzi (e riproposta negli USA da Madoff) un banchiere che prometteva ai suoi investitori guadagni da capogiro che tuttavia – è qui la truffa – non erano frutti di investimenti ma del denaro di altri investitori, in un meccanismo che si diffondeva a macchia d’olio fin quando molti non capirono che i soldi che guadagnavano in realtà derivavano non da speculazioni andate a buon fine sui francobolli – era questa la spiegazione ufficiale di Ponzi – ma da passività accumulate attraverso il denaro di altri investitori. Quando fu chiaro che esistevano molti meno francobolli dei soldi fatti girare da quel geniale truffatore, molti rivollero indietro i soldi, il castello di carta crollò e Ponzi finì in galera. Verrebbe da dire, scherzando, che Ponzi e Madoff siano stati fatti fuori perché lo stato non tollera la concorrenza.
Il sistema finanziario dei paesi occidentali, infatti, si trova in condizioni analoghe: una montagna di cartamoneta di gran lunga superiore al quantitativo di beni e servizi presenti che metterebbe chiunque avesse il sangue freddo di appropriarsene, nelle condizioni di far crollare l’intero sistema occidentale facendolo ripiombare se non all’età della pietra, quantomeno al Primo Millennio. Tutto ciò che oggi costituisce il benessere occidentale e la cultura dei diritti, si tiene in piedi solo su quel debito. Ed è per questo che il mondo diffida dell'Occidente. Se oggi esiste uno stato sociale universale, se esiste un solido diritto pubblico che sostiene la società, se esistono moltissimi dipendenti pubblici e molti pensionati che mensilmente percepiscono un quantitativo in danaro, tutto ciò è perché c’è qualcuno che tiene in piedi quel debito. E quel qualcuno, gli USA, oggi è in via di progressiva dismissione dai propri impegni internazionali.
Il malessere del Medio Oriente è palese. Non esiste da quelle parti la cultura dei diritti che abbiamo noi. Non esistono le nostre ricchezze. Ma tutto quel malessere non è indebitato. I paesi che oggi non fanno parte del blocco occidentale hanno tutti quanti debiti bassissimi. Si vive male, sicuramente. Ma si vive sui propri mezzi. La Russia non è l’inferno descritto dai russofobi ma neanche il bengodi dipinto da molti filorussi che si arrapano alla vista di Putin (illudendosi che questi si trasformi in un cavaliere bianco che salverà l’Europa), la Cina, col suo delirante sistema dei crediti sociali e con la criminalizzazione di qualsiasi individualismo, è l’ultimo posto dove sinceramente andrei a vivere. Ma almeno non sono paesi che corrono il rischio di ritrovarsi qualcuno da fuori che dica loro “Vi siete divertiti in questi decenni? Bene, ora pagate”. Insomma, vivono (scusate il termine) nella merda. Che comunque sarà sempre preferibile al benessere farlocco di chi vive come un pascià e la mattina dopo rischia di ritrovarsi l’ufficiale giudiziario sotto casa. Senza contare che non è l’unica disgrazia che possa capitare. C’è anche il rischio che qualcuno venga ad arrestarlo e portarlo in un campo di concentramento perchè ritenuto untore di qualche virus.
Solo che c’è qualcuno che si chiede: “Come mai però tutti cercano di venire in Occidente?”. E la risposta la troviamo nel famoso Paese dei Balocchi di Pinocchio narrato da Collodi. Se si racconta a tutti che in quel paese ci si diverte da mane a sera, che si gioca e si mangia senza limiti, qualsiasi Pinocchio, qualsiasi Lucignolo, qualsiasi individuo di poca saggezza se ne sentirebbe attratto. Ma l’individuo saggio sa benissimo che nessun pasto è gratis. Che tutte le volte che qualcuno consuma ciò che non ha meritato, c’è qualcuno che non consuma ciò che ha meritato. Sa che ci sono omini di burro dal sorriso smagliante, pronti a trasformarlo in ghigno beffardo e con esso nel trasformare in asini tutti quelli che hanno creduto di poter vivere in eterno sopra i propri mezzi. E che adesso si beccano l’inevitabile punturina. Che è il conto di ottant’anni di finto benessere.
C’è da stupirsi che in Russia, in Iran, in Qatar, in Turchia, in Egitto, in Afghanistan non vogliano questa merda? Prendiamo i talebani, per esempio. Non sono certo dei galantuomini ma neanche i pazzi fanatici dipinti dall’Occidente, e ai vertici c’è gente con gli attributi, che ha studiato nelle migliori scuole del mondo e che sa benissimo che l’Occidente, per come lo conosciamo, ha le ore contate e presto potrebbe diventare un inferno peggio di quello che molti credono esista in Afghanistan. Dove, se dopo vent’anni di cura occidentale hanno vinto i talebani, non può essere solamente perché “il Male ha vinto sul Bene”. A fronte di qualche donna afgana desiderosa di venire in occidente magari appendendosi a qualche aereo in decollo, ci sono decine di milioni di donne musulmane che non solo non mostrano alcun interesse per lo stile di vita occidentale ma anzi lo trovano dannoso e pericoloso. E sono felicissime di indossare il burqa, il velo e quant’altro. Quale autorità morale ci spinge ad imporre loro costumi che evidentemente non gradiscono?
A furia di riempirsi di debiti, di sfruttare le risorse di interi paesi, per forza vivere in Occidente è bello. Ma chi paga? Cosa succede quando si arriva al fondo? Se l’Occidente vuole essere credibile, deve fare i conti con la propria sostenibilità. Altrimenti si comporta come quell’usuraio che prima presta i soldi a strozzo consentendo al malcapitato di avere la sensazione di vivere alla grande. Poi gli toglie tutto – è proprio il caso di dirlo – con gli interessi. Chi è in possesso di un briciolo di saggezza non contrae debiti con qualcuno per andare sulla Luna, sapendo che il giorno dopo si ritroverà in mezzo ad una strada, implorando cibo alla Caritas.
Chi non vuole l’Occidente, evidentemente, ha le sue ragioni. Sconosciute a chi è abituato a vivere sopra i propri mezzi e chiama tutto questo “modernità”, “progresso”, “felicità”.
Pochi occidentali sembrano rendersi conto di vivere in un gigantesco schema Ponzi. Per chi non lo conoscesse, questa definizione deriva da una famosa truffa ideata da un italiano, Carlo Ponzi (e riproposta negli USA da Madoff) un banchiere che prometteva ai suoi investitori guadagni da capogiro che tuttavia – è qui la truffa – non erano frutti di investimenti ma del denaro di altri investitori, in un meccanismo che si diffondeva a macchia d’olio fin quando molti non capirono che i soldi che guadagnavano in realtà derivavano non da speculazioni andate a buon fine sui francobolli – era questa la spiegazione ufficiale di Ponzi – ma da passività accumulate attraverso il denaro di altri investitori. Quando fu chiaro che esistevano molti meno francobolli dei soldi fatti girare da quel geniale truffatore, molti rivollero indietro i soldi, il castello di carta crollò e Ponzi finì in galera. Verrebbe da dire, scherzando, che Ponzi e Madoff siano stati fatti fuori perché lo stato non tollera la concorrenza.
Il sistema finanziario dei paesi occidentali, infatti, si trova in condizioni analoghe: una montagna di cartamoneta di gran lunga superiore al quantitativo di beni e servizi presenti che metterebbe chiunque avesse il sangue freddo di appropriarsene, nelle condizioni di far crollare l’intero sistema occidentale facendolo ripiombare se non all’età della pietra, quantomeno al Primo Millennio. Tutto ciò che oggi costituisce il benessere occidentale e la cultura dei diritti, si tiene in piedi solo su quel debito. Ed è per questo che il mondo diffida dell'Occidente. Se oggi esiste uno stato sociale universale, se esiste un solido diritto pubblico che sostiene la società, se esistono moltissimi dipendenti pubblici e molti pensionati che mensilmente percepiscono un quantitativo in danaro, tutto ciò è perché c’è qualcuno che tiene in piedi quel debito. E quel qualcuno, gli USA, oggi è in via di progressiva dismissione dai propri impegni internazionali.
Il malessere del Medio Oriente è palese. Non esiste da quelle parti la cultura dei diritti che abbiamo noi. Non esistono le nostre ricchezze. Ma tutto quel malessere non è indebitato. I paesi che oggi non fanno parte del blocco occidentale hanno tutti quanti debiti bassissimi. Si vive male, sicuramente. Ma si vive sui propri mezzi. La Russia non è l’inferno descritto dai russofobi ma neanche il bengodi dipinto da molti filorussi che si arrapano alla vista di Putin (illudendosi che questi si trasformi in un cavaliere bianco che salverà l’Europa), la Cina, col suo delirante sistema dei crediti sociali e con la criminalizzazione di qualsiasi individualismo, è l’ultimo posto dove sinceramente andrei a vivere. Ma almeno non sono paesi che corrono il rischio di ritrovarsi qualcuno da fuori che dica loro “Vi siete divertiti in questi decenni? Bene, ora pagate”. Insomma, vivono (scusate il termine) nella merda. Che comunque sarà sempre preferibile al benessere farlocco di chi vive come un pascià e la mattina dopo rischia di ritrovarsi l’ufficiale giudiziario sotto casa. Senza contare che non è l’unica disgrazia che possa capitare. C’è anche il rischio che qualcuno venga ad arrestarlo e portarlo in un campo di concentramento perchè ritenuto untore di qualche virus.
Solo che c’è qualcuno che si chiede: “Come mai però tutti cercano di venire in Occidente?”. E la risposta la troviamo nel famoso Paese dei Balocchi di Pinocchio narrato da Collodi. Se si racconta a tutti che in quel paese ci si diverte da mane a sera, che si gioca e si mangia senza limiti, qualsiasi Pinocchio, qualsiasi Lucignolo, qualsiasi individuo di poca saggezza se ne sentirebbe attratto. Ma l’individuo saggio sa benissimo che nessun pasto è gratis. Che tutte le volte che qualcuno consuma ciò che non ha meritato, c’è qualcuno che non consuma ciò che ha meritato. Sa che ci sono omini di burro dal sorriso smagliante, pronti a trasformarlo in ghigno beffardo e con esso nel trasformare in asini tutti quelli che hanno creduto di poter vivere in eterno sopra i propri mezzi. E che adesso si beccano l’inevitabile punturina. Che è il conto di ottant’anni di finto benessere.
C’è da stupirsi che in Russia, in Iran, in Qatar, in Turchia, in Egitto, in Afghanistan non vogliano questa merda? Prendiamo i talebani, per esempio. Non sono certo dei galantuomini ma neanche i pazzi fanatici dipinti dall’Occidente, e ai vertici c’è gente con gli attributi, che ha studiato nelle migliori scuole del mondo e che sa benissimo che l’Occidente, per come lo conosciamo, ha le ore contate e presto potrebbe diventare un inferno peggio di quello che molti credono esista in Afghanistan. Dove, se dopo vent’anni di cura occidentale hanno vinto i talebani, non può essere solamente perché “il Male ha vinto sul Bene”. A fronte di qualche donna afgana desiderosa di venire in occidente magari appendendosi a qualche aereo in decollo, ci sono decine di milioni di donne musulmane che non solo non mostrano alcun interesse per lo stile di vita occidentale ma anzi lo trovano dannoso e pericoloso. E sono felicissime di indossare il burqa, il velo e quant’altro. Quale autorità morale ci spinge ad imporre loro costumi che evidentemente non gradiscono?
A furia di riempirsi di debiti, di sfruttare le risorse di interi paesi, per forza vivere in Occidente è bello. Ma chi paga? Cosa succede quando si arriva al fondo? Se l’Occidente vuole essere credibile, deve fare i conti con la propria sostenibilità. Altrimenti si comporta come quell’usuraio che prima presta i soldi a strozzo consentendo al malcapitato di avere la sensazione di vivere alla grande. Poi gli toglie tutto – è proprio il caso di dirlo – con gli interessi. Chi è in possesso di un briciolo di saggezza non contrae debiti con qualcuno per andare sulla Luna, sapendo che il giorno dopo si ritroverà in mezzo ad una strada, implorando cibo alla Caritas.
Chi non vuole l’Occidente, evidentemente, ha le sue ragioni. Sconosciute a chi è abituato a vivere sopra i propri mezzi e chiama tutto questo “modernità”, “progresso”, “felicità”.
Che un afgano voglia vivere nel paese dei balocchi, lo capisco benissimo. Ma ci rimarrebbe volentieri sapendo che verrà trasformato in asino?