Anche chi non è allineato al pensiero conservatore - e non mancano progressisti tra i miei contatti - sta lentamente arrivando alla percezione che il progressismo si stia sclerotizzando in una pericolosa demenzialità. L'idea che una donna propagandi il fatto di essersi fatta tagliare le tube di Falloppio, che una cantante ex-famosa si chieda perché può diventare madre soltanto con un uomo, il fatto ormai conclamato che ogni giorno il progressista medio dia prove di imbecillità, è qualcosa che inevitabilmente, in chi possiede uno spirito critico, suscita molte domande.
Tutto questo ha moltissime cause. Che si originano a mio avviso in una radice: l'abolizione delle preferenze nelle elezioni politiche, circostanza questa che, sradicando la politica dai territori, dove ci si occupa dei problemi concreti delle persone, ha trasformato la politica in un concorso di bellezza dove non ci si occupa più dei problemi del singolo ma di macrocategorie di pensiero e di interessi che, a livello mediatico, spostano voti. Cosa intendo per macrocategorie di pensiero e di interessi? Supponendo che io voglia occuparmi di tematiche LGBT, avrò a mia disposizione qualche milione di persone coinvolte più o meno direttamente. Se decido di prendere una posizione contraria ad ogni forma di obbligo relativa al covid e al vaccino, avrò un bacino di milioni di persone pronte a leggermi o votarmi. Il problema è che incontrerò tantissimi concorrenti che hanno capito che oggi la strada per avere successo sui media è urlare slogan che impattino emotivamente sul proprio lettorato. Tutto questo obbliga i competitori ad alzare l'offerta per conquistare la macrocategoria, dando vita ad un'asta della radicalizzazione. Non è nulla che non abbia già visto chiunque sia abbastanza stagionato dall'aver vissuto la guerra civile fredda sul berlusconismo. Se tu dicevi che Berlusconi era un ladro, io dovevo dire che era un mafioso, e tu allora dovevi rilanciare dicendo che era un pedofilo e che aveva ordinato la strage di Capaci. E sull'antiberlusconismo sono nate figure divenute poi un riferimento per il giornalismo. Con i social, che incitano per loro stessa natura a creare followership ("sono il loro capo, quindi li seguo", per dirla con Montanelli) tutto questo si è enormemente ingigantito e dunque oggi è caccia grossa al bottino dei follower da capitalizzare per ottenere guadagni pubblicitari o da qualche forma di indotto: non è casuale che gran parte delle scemenze provocatorie oggi vengano dagli influencer, abilissimi a vendere se stessi per vendere i propri prodotti.
Il progressismo è un campo fertile e anche qui l'asta è continuamente al rialzo. Se tu dici che ti sei tolta le tube di Falloppio, io devo dire che mi sono tagliato le palle. Se tu dici che non vuoi avere un figlio con un uomo, io devo rilanciare dicendo che voglio rimanere incinto. Se tu dici che Putin in Russia perseguita i gay, io devo dirti che l'ho beccato mentre li sodomizzava con una sbarra di ferro. Che tutte queste scemenze poi distruggano le ragioni più nobili di un moderato e consapevole progressismo, è cosa che interessa poco ai tanti propagandisti, che vogliono solo una cosa: vendersi e vendere. Emma Marrone, in crollo verticale di vendite, ha bisogno, per rilanciarsi, di un'identificazione con una categoria che poi ricambi l'attenzione comprando i suoi dischi. Idem l'influencer che si è fatta togliere le tube di Falloppio: diventare un punto di riferimento per la propria categoria. Questa è esattamente l'asta del progressismo di cui parlavo. E peggiorerà sempre più. Perché la deriva echo chamber dei mezzi di comunicazione appartiene alla natura umana che ha bisogno di dopamina sempre maggiore e dunque di vendere sempre di più, in termini di copie di libri, di like e di voti. Ormai è su un piano inclinato e si fermerà soltanto di fronte a limiti legislativi come quelli introdotti dalla Russia che ha vietato la propaganda contro la famiglia, mendacemente spacciata per divieto di propaganda gay.
Tutto questo ha moltissime cause. Che si originano a mio avviso in una radice: l'abolizione delle preferenze nelle elezioni politiche, circostanza questa che, sradicando la politica dai territori, dove ci si occupa dei problemi concreti delle persone, ha trasformato la politica in un concorso di bellezza dove non ci si occupa più dei problemi del singolo ma di macrocategorie di pensiero e di interessi che, a livello mediatico, spostano voti. Cosa intendo per macrocategorie di pensiero e di interessi? Supponendo che io voglia occuparmi di tematiche LGBT, avrò a mia disposizione qualche milione di persone coinvolte più o meno direttamente. Se decido di prendere una posizione contraria ad ogni forma di obbligo relativa al covid e al vaccino, avrò un bacino di milioni di persone pronte a leggermi o votarmi. Il problema è che incontrerò tantissimi concorrenti che hanno capito che oggi la strada per avere successo sui media è urlare slogan che impattino emotivamente sul proprio lettorato. Tutto questo obbliga i competitori ad alzare l'offerta per conquistare la macrocategoria, dando vita ad un'asta della radicalizzazione. Non è nulla che non abbia già visto chiunque sia abbastanza stagionato dall'aver vissuto la guerra civile fredda sul berlusconismo. Se tu dicevi che Berlusconi era un ladro, io dovevo dire che era un mafioso, e tu allora dovevi rilanciare dicendo che era un pedofilo e che aveva ordinato la strage di Capaci. E sull'antiberlusconismo sono nate figure divenute poi un riferimento per il giornalismo. Con i social, che incitano per loro stessa natura a creare followership ("sono il loro capo, quindi li seguo", per dirla con Montanelli) tutto questo si è enormemente ingigantito e dunque oggi è caccia grossa al bottino dei follower da capitalizzare per ottenere guadagni pubblicitari o da qualche forma di indotto: non è casuale che gran parte delle scemenze provocatorie oggi vengano dagli influencer, abilissimi a vendere se stessi per vendere i propri prodotti.
Il progressismo è un campo fertile e anche qui l'asta è continuamente al rialzo. Se tu dici che ti sei tolta le tube di Falloppio, io devo dire che mi sono tagliato le palle. Se tu dici che non vuoi avere un figlio con un uomo, io devo rilanciare dicendo che voglio rimanere incinto. Se tu dici che Putin in Russia perseguita i gay, io devo dirti che l'ho beccato mentre li sodomizzava con una sbarra di ferro. Che tutte queste scemenze poi distruggano le ragioni più nobili di un moderato e consapevole progressismo, è cosa che interessa poco ai tanti propagandisti, che vogliono solo una cosa: vendersi e vendere. Emma Marrone, in crollo verticale di vendite, ha bisogno, per rilanciarsi, di un'identificazione con una categoria che poi ricambi l'attenzione comprando i suoi dischi. Idem l'influencer che si è fatta togliere le tube di Falloppio: diventare un punto di riferimento per la propria categoria. Questa è esattamente l'asta del progressismo di cui parlavo. E peggiorerà sempre più. Perché la deriva echo chamber dei mezzi di comunicazione appartiene alla natura umana che ha bisogno di dopamina sempre maggiore e dunque di vendere sempre di più, in termini di copie di libri, di like e di voti. Ormai è su un piano inclinato e si fermerà soltanto di fronte a limiti legislativi come quelli introdotti dalla Russia che ha vietato la propaganda contro la famiglia, mendacemente spacciata per divieto di propaganda gay.