Tutte le volte che si vuole riformare la scuola, si commette lo stesso errore di quanto si combatte il cancro: non agire sulle vere cause della malattia. Di per sé guarire dal cancro non è difficile, la vera difficoltà è impedire la recidiva spesso fatale, ragione per la quale di solito all'utente viene asportato l'organo da cui ha avuto inizio la malattia, perché probabilmente è programmato geneticamente per produrre cellule cancerogene. Non potendo asportare la scuola (anche perché già così dilagano i "se io avrei", il verbo avere senz'acca, la moda di "scendere il cane" per poi "pisciarlo") nondimeno parliamo di un organo che si ammala perché geneticamente programmato per ammalarsi. L'alterazione del DNA si chiama "statalismo". Un difetto che vediamo soprattutto nel rapporto patologico dell'italiano medio col merito e con la laurea: con i propri e con quelli altrui. E del resto, in un paese che garantisce un posto statale a chiunque esca col minimo dei voti da un percorso di studi, questi si convincerà che non debba fare sforzi ulteriori che prendere quella sufficienza che gli consentirà di fare tre mesi di mare senza rimorsi di coscienza o di passare un esame. Ma se questo vale in un ambiente statale, viceversa, nel privato, le cose cambiano radicalmente. Non c'è più uno stato che, interessato a garantirsi voti, fabbrica lavori inutili da assegnare a formichine chiamate a seguire specifici protocolli a cui adeguarsi, ma aziende che vogliono solo il meglio, dal momento che devono confrontarsi con aziende altrettanto agguerrite. Chi ha soldi da spendere e vuol farli fruttare, non si accontenta di un lavoratore sufficiente, lo vuole eccellente. A giusta ragione.

Ha fatto molto discutere la vicenda di Carlotta Rossignoli, da ieri linciata perché accusata - senza prove ma solo sulla base di alcune deduzioni - di essersi laureata troppo presto e di aver goduto di chissà quali agevolazioni. Intendiamoci, la ragazza non fa nulla per rendersi simpatica, perché se è vero (e non ne sono sicuro) che effettivamente in questi anni abbia passato il proprio tempo a salmodiare quanto è brava, quanto è bella, vantandosi di non avere un fidanzato e soprattutto - sfondone piuttosto curioso per un genio della medicina - dicendo che "il riposo è tempo perso", qualche chiacchiera se l'è indubbiamente chiamata. Ma già questo è un primo punto paradossalmente a favore della giovine. Perché chi, con una pletora di "laureati in fact-checking" pronti all'assalto di chiunque metta la testa fuori dal sacco, fa lo sborone con qualche scheletro nell'armadio, tanto sveglio non è.


E' stato annunciato che si indagherà sull'effettiva veridicità del percorso della Rossignoli. E però la questione non è se effettivamente ci sia qualcosa di strano, ma le argomentazioni fornite per giustificare eventuali carte truccate. Si dice "La ragazza è una precoce laureata in medicina, suona il pianoforte, fa un'intensa attività fisica, non può essere vero tutto questo". Domanda: ma l'ipotesi che questa ragazza sia semplicemente molto più dotata della media non è considerabile? Abituati ad essere considerati tutti quanti dei piccoli geni, un incrocio tra Totti e Einstein, i bambini vengono criminalmente cresciuti nell'idea che per chiunque ci sarà un posto nel mondo, "basta che si impegnino" o, per dirla alla buonanima di Steve Jobs, che siano "affamati e folli". E invece purtroppo ci sono i talenti e ci sono quelli che talenti non sono. C'è chi come Carlotta Rossignoli (poi magari non sarà lei, ma magari lo saranno tanti altri) può laurearsi a 23 anni, fare l'influencer, suonare Chopin e chi, per quanto si impegnerà, resterà sempre un passo indietro. Il merito non sempre premia, anzi più spesso punisce.


Ed è esattamente questo il punto. In un paese dove i bravi vengono calpestati e dove si parla effettivamente di merito, il vero problema non è se la Rossignoli sia o meno (e secondo me non lo è) un'imbrogliona, ma che nessuno abbia realizzato che il merito è quella cosa per cui ci sono i superiori e gli inferiori. E questo vale anche se un domani si scoprisse che la Rossignoli abbia comprato in danaro o in natura il suo titolo di ragazza prodigio. Dal linciaggio mediatico contro di lei è emerso che molti ancora credono che "basta impegnarsi per diventare qualcuno". Invece no, a volte ci sono quelli più bravi. E se pensate che questa qui, solo perché laureatasi a 23 anni, brava a suonare il pianoforte, col fisico da atleta, sia ad un passo dal vincere un premio Nobel, ho da darvi una brutta notizia: ho visto di molto meglio. Conobbi un ragazzino quando gestivo un forum di videogiochi e alla sua età (dodici anni) programmava meglio di molti senior con decenni di esperienza, oltre a suonare tre strumenti. Come è possibile? Non lo so. Però oggi lavora per Facebook.
Dite che avrà corrotto Zuckerberg?

Comments

Non so come sia la scuola oggigiorno, ho figli vecchi e non ho nipoti. So com'era ai miei tempi: i poveri non arrivavano alle medie e frequentavano le elementari fino alla 6a o 7a, sottoprodotti delle medie. Qualcuno frequentava "la scuola di avviamento". I licei erano 2 con programmi fissi, il "classico" permetteva l'ingresso a tutte le facoltà universitarie lo "scientifico" no ma non ricordo quali fossero escluse. Chiaro che molti si buttavano sulle scuole professionali per avere un lavoro dignitoso. I laureati non avevano problemi. I soldi facevano la differenza.
 
La trama dell'articolo è condivisibilissima, ma il "merito" (scusate il gioco di parole) manca di alcuni elementi secondo me velenosissimi. Sto seguendo la storia della signorina sin dall'inizio, e il problema non è che si sappia rendere antipatica (in questo sono eccellente anche io) o che siccome suona il pianoforte è soggetta a invidia. Il problema è che non pare abbia proprio le carte in regola per essere considerata un talento, men che meno un genio. Ad insorgere sono stati innanzitutto i suoi compagni di corso, gente che quindi la vede e sa da vicino che persona sia, e leggo di testimonianze assai imbarazzanti, come ad esempio chi dice che la ragazza non sia affatto tanto acuta, passi la maggior parte del tempo in località esclusive (da cui l'abbronzatura in bella evidenza, ma anche la valanga di fotografie in riva al mare con cui si esibisce su Instagram, cosa incompatibile con gli orari di studio millantati) e che persino i suoi esami siano pesantemente sospetti: alcuni pare addirittura a porte chiuse (cosa che è persino illegale). Il tutto fa gridare allo scandalo (giustamente) chi spende fior di quattrini per studiare e si vede scavalcato da chi non sembra (dico NON SEMBRA, perché anche le testimonianze andranno vagliate una per una) dotato di meriti personali ma semmai di irresistibili spinte esterne. So per esperienza che maelstrom di favoritismi e di incompetenza sia a volte l'università pubblica, e posso capire che insorga chi possa incappare in situazioni simili in un ambito, il privato, in cui paga proprio per evitarle.
 
Partiamo dal presupposto che la "bolla" l'ha fatta scoppiare la Lucarelli. Già questo puzza di invidia.
Non ho la più pallida idea di come funzioni la facoltà di medicina, quindi non entro nel merito delle tempistiche.
Però, effettivamente, non ha nulla della tipica "secchiona".
Esteticamente curata (ciò richiede tempo), attiva sui social (anche questo richiede tempo), sportiva (idem) e lavora in TV. Oh, magari le sue sono giornate da 48 ore...
Diciamo che io, che giuro non soffro di invidia come la Lucarelli, avrei storto il naso anche se ce l'avesse fatta nei tempi giusti.
Sarò maligna😁
 
Condivido il fatto che in Italia non ci sia meritocrazia, che il genio non venga valorizzato e anzi, rischia l'invidia, ma, ci sono appunto le testimonianze dei compagni e comunque fosse veramente un genio, mostrarsi di facebook od instagram (minuscoli volutamente) equivale ad un autogol, io sono molto dubbioso su questa tipa, io ho avuto occasione di conoscere dei geni, hanno veramente altri obbiettivi invece di mostrarsi in pose succinte
 

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Franco Marino
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