L’ultimo ritrovato dell’industria dell’allarmismo sono i migranti climatici: gli africani non abbandonano le lande avite a causa delle guerre o delle carestie bensì a causa delle alte temperature. L’Africa, d’altronde, è una terra notoriamente temperata. E le morie? Scordatevi i virus, oggi l’umanità viene decimata anche dalla colonnina di mercurio fuori controllo. Con la bella stagione va in scena la tradizionale pulcinellata statistica del “caldo record”; un record che si rinnova di anno in anno. È l’ennesima variazione sul tema ansiogeno del “fate prestoooo!” E, ci mancherebbe altro, le emergenze snidano i “terroristi” che le contestano o le sottostimano, nella fattispecie i negazionisti del cambiamento climatico, anzi del riscaldamento climatico (fanno un po’ come gli pare). Gentaglia deplorevole, da destinare a un rogo a zero emissioni. In poche parole i dulcamara dei media, a reti unificate e prime pagine fotocopiate, preparano il terreno per il nuovo ghiribizzo del magnate-faraone-Dio Bill Gates, detto Gateses I, intenzionato ad oscurare il sole attraverso Aerosol e una mistura di acqua, gesso e particelle di zolfo con cui irrorare la stratosfera. Secondo me stanno già riversando tale porcheria nei cieli. Conosco i miei polli: se lorsignori comunicano i loro piani venturi, significa che tutto è già pronto o in esecuzione da diverso tempo. Nella Sicilia centrale, dove abito io, abbiamo avuto una primavera anomala e piovosa, di una nebbiosità inscalfibile, contrassegnata da un cielo torbido e mai terso, perennemente turbato da nuvole, e da una pessima qualità dell’aria. Mi chiedo quale inferno abbia partorito questi mostri. A cosa mirano, i mietitori stragisti? Vogliono forse giustificare la non più occultabile sequela di decessi improvvisi? Ambiscono ad arricchirsi oltremisura o a tenere accesa la giostra impazzita del capitalismo predatorio anglosassone? O forse stiamo solamente assaggiando lo spirito del tempo. Sta di fatto che qui è superfluo disquisire di statalismo e liberismo, assolutamente indistinguibili se si scende nei dettagli del contorto bastardume del modello pragmatico statunitense. Ciò che pareva inimmaginabile, e che alcuni buontemponi ritenevano deliri di visionari (le scie chimiche e le onde HAARP), è diventato una triste realtà. Quante mete irraggiungibili sono state toccate e superate dall’uomo “controllore dell’universo”, titolo di un celebre murale di Diego Rivera? Oggi, elise le estremità e stramazzate le ideologie otto-novecentesche, di quel murale è rimasta la sezione mediana, ovvero il prometeico controllore dell’universo.
Siamo giunti all’ultimo capitolo del polpettone dell’integralismo malthusiano e della sua crociata transumana e antiumana. La storia è risaputa: la creatura mortifera denominata essere umano stravolge l’ecosistema e trae piacere dal far soffrire ed estinguere gli altri esseri viventi, azzera la biodiversità, propizia il cambiamento climatico. Insomma, il Franti che uccide la trepidante e misericordiosa Madre Natura. Sembra che nessuno si accorga del fatto che Madre Natura, se gli capita di versare lacrime, genera Tsunami che falciano caterve di vite degne di essere vissute e spazzano via intere regioni; ma non spazzano altresì le certezze di chi, all’interno della sua multiforme setta assassina, la ritiene una buona genitrice.
È comprensibile che un modello imperniato sulla crescita infinita in un pianeta dotato di risorse non illimitate desti vive preoccupazioni riguardo la sua sostenibilità; il carrozzone ambientalista, però, nutre dei secondi fini, sottomette i criteri scientifici agli scopi di lucro (Green New Deal) e sacrifica gli onesti intenti ecologici sull’altare della competizione geopolitica. Nella prima metà degli anni settanta, allorché l’URSS si avviava ad agguantare il primato della produzione petrolifera, il Club di Roma previde l’esaurimento delle risorse petrolifere entro il 1988. Nel 2020, quando Russia e Cina si accingono a riformulare gli equilibri globali, l’ecologismo pecoreccio ammantato di scientismo spazzatura tira fuori dalla manica l’asso del catastrofismo ambientale, per mezzo del quale tenta di riportare indietro le lancette della Storia. Coincidenze? La tempistica risulta quantomeno sospetta. A parer mio, un unico filo invisibile lega le diverse narrazioni e le riunisce in una ininterrotta saga di guerra psicologica.
Non si spiegano altrimenti i giudizi apodittici e le reazioni uterine degli addetti ai lavori; certezze incrollabili si insinuano negli scienziati e i divulgatori depongono la cautela del caso per sbandierare le percentuali e l’unanimismo affinché la vulgata si faccia senso comune. La scienza “non democratica” del periodo pandemico e vaccinale ridiventa democratica e si abbarbica al verdetto delle maggioranze bulgare; ma una tesi erronea che incontra il favore della maggioranza (degli scienziati) rimane una tesi erronea. La triste vicenda del dottor Semmelweis non vi ha insegnato niente? Persino le previsioni meteo vengono infarcite di considerazioni tendenziose, atte a shakerare le scatole craniche e ridurre in frappè i cervelli dei poveri telespettatori. Da sempre luogo deputato di quegli stregoni in divisa da aeronautica, oracoli a mezzo servizio avvezzi a prendere sonore cantonate con contegnosa e rassegnata ironia, il meteo ha prontamente recepito i tronfi tormentoni emergenzialisti: bere molta acqua, non uscire nelle ore centrali della giornata perché “
il vento caldo dell’estate vi può portare via” (semi cit.). Pioggia, caldo o grandine dipendono dal climate change, ossia da noi biechi inquinatori e scialacquatori di risorse. I persuasori occulti che conducono le danze della guerra psicologica sanno che la massa va fanatizzata a puntino, che i giovani vanno invogliati a battere la strada del vandalismo. Dopotutto è in gioco il futuro del pianeta, no? Vandali si, ma a fin di bene. Il clima muta da millenni e mi pare intellettualmente disonesto ricondurre ogni calamità naturale all’antropizzazione, ai gas di scarico, al meteorismo delle mucche. In fin dei conti l’uomo è un puntino sospeso nell’universo. Ma è inutile dibattere con chi, nell’era della guerra ibrida e totale, indossa l’abito della neutralità scientifica e della climatologia per coartare le masse e portare avanti il proprio monologo (geo)politico. L’ambientalismo apocalittico è una delle molteplici zampe del millepiedi del politicamente corretto. Televisioni, giornali e radio ci martellano h24: da chi dipende tale poderoso spiegamento di forze? Chi foraggia questo po po di battage che è tutto fuorché innocente e disinteressato? I leopardi dell'Amur o i lemuri del Madagascar? Fatico a crederlo.

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