Il Web è il futuro, la televisione, “grande sorella cretina” per dirla con H. M. Enzensberger, è un reperto di modernariato. Non è una suggestione di Beppe Grillo, è una verità fin troppo ovvia. Su Internet trovi una mole impressionante di dati e file condivisi oltre a una miriade di surrogati del palinsesto televisivo: l’opinionista che ti fa ascoltare la proverbiale “altra campana” preservando il pluralismo; la controinformazione fatta con quattro spicci; l’intrattenimento eseguito a puntino e l’impegno civile che sa indurre alla riflessione.
Ciò rappresenta, occorre ammetterlo, una vittoria del libero mercato, del privato cittadino che scommette su sé stesso e investe in un progetto. Cosa fa, in concreto, lo youtuber? Supplisce alle carenze del divulgatore e del giornalista istituzionali. Dà lezioni di lingue straniere, di letteratura, di matematica e scienze naturali, riesumando la Rai didattica del maestro Manzi. O, più comunemente, si occupa di sport, storia, politica, viaggi, cronaca nera e così via. Uno di questi, Andrea Lombardi, elettore del Carroccio, si è visto bloccare il video dedicato al dissesto della banca Monte dei Paschi di Siena e alla fine inquietante di David Rossi. Nella speranza di far conoscere il proprio caso, uno dei numerosi – e gravi – episodi di censura, ha pensato bene di contattare un paio di personalità politiche del centrodestra. Silenzio tombale. Né il leghista Claudio Borghi, né Sarah Kelany e Francesco Filini, due senatori di Fratelli d’Italia promotori di un pur meritorio disegno di legge antibavaglio, hanno accolto le rimostranze di Lombardi. Sei un appassionato di geopolitica e storia? Su YouTube, lo spettatore può reperire ricostruzioni attendibili della storia contemporanea. Pur con i suoi limiti, un canale come Nova Lectio sovrasta Passato e Presente, il programma di Paolo Mieli che trasuda omertà e settarismo atlantista da ogni poro e “porro” cutaneo. Avete un debole per il macabro e l’inspiegabile? Potete addentrarvi nei meandri tenebrosi della triste compagnia scaturita dal seme di Caino, orchi e assassini vari o conoscere le disavventure di gente scomparsa nel nulla.
E poi vicende paradossali e misteriose di personaggi enigmatici dall’identità incerta (Kaspar Hauser), case infestate, probabili spie uccise non identificate (l’uomo di Somerton, la donna di Isdal), piramidi incomprensibilmente situate nei fondali degli oceani, oscure sparizioni di massa (Roanoke), stragi rebus (l’incidente del passo Djatlov) e altri arcani rimasti insoluti. Siamo nel regno di Roberto Giacobbo, ma con molti meno mezzi e più freschezza. Se la Tv spettacolarizza lo squallore degli accumulatori seriali e banalizza la morte accrescendo paranoie e morbosità, sul Tubo quasi non ci si avvede del compiacimento o delle legittime finalità commerciali, giacché senza denaro non si canta messa. Lo youtuber, a volte, riesce a narrare con ammirevole proprietà di linguaggio dosando delicatezza di sentimenti, pudore, discrezione e l’inevitabile – e giusta – dose di enfasi, mantenendo una soddisfacente distanza di sicurezza dalla materia trattata, che è agghiacciante. Correttamente, la pietas spetta alle vittime e l’abominazione al carnefice. E siccome il superfluo fortunatamente viene bandito, nessuno rischia di venire asfissiato da verbosi investigatori della domenica, dai sociologismi d'accatto, da sovrastrutture psicologiche e infingimenti intellettualistici. Dopotutto parliamo di canali monotematici, dov’è d’obbligo creare complicità per regalare brividi ed emozioni forti, senza creare atmosfere ansiogene, lisciando la vanità degli internauti aspiranti Sherlock Holmes. Occasionalmente arriva il risvolto sociale: le leggi controproducenti e la polizia inetta o connivente; la finestra sull'America randagia, da terzo mondo, raramente sbattuta in prima pagina dai media ufficiali; i demoni di una Russia sconsacrata e matrigna, ricettacolo di antropofagi confidenziali e pazzi di Dio.
Le carte vincenti risultano la brevità e la concinnità, un quarto d'ora-mezz'ora al massimo, sufficienti a illustrare i fatti e ad esprimere fugaci considerazioni condite, talvolta, da pregevoli citazioni letterarie. E lo stile sobrio propone video corredati da musiche libere da copyright, senza il terrore di imbatterti in un Nuzzi che ricicla la colonna sonora de La Piovra (ma perché?). E ci risparmia l’orrido circuito mediatico-giudiziario che consente a conduttori petulanti, criminologhe da Swedish Erotica e all’invadenza degli inviati di rubare il mestiere a inquirenti e giudicanti, di emettere sentenze e di mettere le mani ovunque: sui volti martoriati dei sopravvissuti; sulla memoria dei defunti, violando il riserbo dei parenti delle vittime; sulla reputazione e l’intimità dei sospettati. Il piccolo schermo produce regolarmente recite oscene e prevedibili perché schiavo di una tesi precostituita, il più delle volte discutibile, enunciata da tanti conduttori imbavagliati e imbavagliatori che richiamano all’ordine l’ospite con frasette intimidatorie: “Quindi lei non crede all’efficacia dei vaccini” o “Allora secondo lei non c’è un aggressore e un aggredito?” E’ quello che fanno quotidianamente i vampiri del dolore e gli sciacalli che sbattono il microfono sul muso dei malcapitati. Siamo di fronte a dei chierici in tailleur o doppiopetto che pilotano il dibattito a uso e consumo dei loro referenti, rimuovono i fatti e impongono d’autorità il culto di Stato, ossia la narrazione del più forte. I giornalisti, si sa, sono delle bestioline che ignorano la logica e la decenza. Trasmissioni come Chi l’ha visto e Quarto Grado sono ormai uffici stampa, coprono faccende che travalicano le loro competenze – dalla pandemia alle tematiche belliche passando per i torbidi iraniani – e non si peritano di psicologizzare il dittatore pazzo di turno.
Ciò rappresenta, occorre ammetterlo, una vittoria del libero mercato, del privato cittadino che scommette su sé stesso e investe in un progetto. Cosa fa, in concreto, lo youtuber? Supplisce alle carenze del divulgatore e del giornalista istituzionali. Dà lezioni di lingue straniere, di letteratura, di matematica e scienze naturali, riesumando la Rai didattica del maestro Manzi. O, più comunemente, si occupa di sport, storia, politica, viaggi, cronaca nera e così via. Uno di questi, Andrea Lombardi, elettore del Carroccio, si è visto bloccare il video dedicato al dissesto della banca Monte dei Paschi di Siena e alla fine inquietante di David Rossi. Nella speranza di far conoscere il proprio caso, uno dei numerosi – e gravi – episodi di censura, ha pensato bene di contattare un paio di personalità politiche del centrodestra. Silenzio tombale. Né il leghista Claudio Borghi, né Sarah Kelany e Francesco Filini, due senatori di Fratelli d’Italia promotori di un pur meritorio disegno di legge antibavaglio, hanno accolto le rimostranze di Lombardi. Sei un appassionato di geopolitica e storia? Su YouTube, lo spettatore può reperire ricostruzioni attendibili della storia contemporanea. Pur con i suoi limiti, un canale come Nova Lectio sovrasta Passato e Presente, il programma di Paolo Mieli che trasuda omertà e settarismo atlantista da ogni poro e “porro” cutaneo. Avete un debole per il macabro e l’inspiegabile? Potete addentrarvi nei meandri tenebrosi della triste compagnia scaturita dal seme di Caino, orchi e assassini vari o conoscere le disavventure di gente scomparsa nel nulla.
E poi vicende paradossali e misteriose di personaggi enigmatici dall’identità incerta (Kaspar Hauser), case infestate, probabili spie uccise non identificate (l’uomo di Somerton, la donna di Isdal), piramidi incomprensibilmente situate nei fondali degli oceani, oscure sparizioni di massa (Roanoke), stragi rebus (l’incidente del passo Djatlov) e altri arcani rimasti insoluti. Siamo nel regno di Roberto Giacobbo, ma con molti meno mezzi e più freschezza. Se la Tv spettacolarizza lo squallore degli accumulatori seriali e banalizza la morte accrescendo paranoie e morbosità, sul Tubo quasi non ci si avvede del compiacimento o delle legittime finalità commerciali, giacché senza denaro non si canta messa. Lo youtuber, a volte, riesce a narrare con ammirevole proprietà di linguaggio dosando delicatezza di sentimenti, pudore, discrezione e l’inevitabile – e giusta – dose di enfasi, mantenendo una soddisfacente distanza di sicurezza dalla materia trattata, che è agghiacciante. Correttamente, la pietas spetta alle vittime e l’abominazione al carnefice. E siccome il superfluo fortunatamente viene bandito, nessuno rischia di venire asfissiato da verbosi investigatori della domenica, dai sociologismi d'accatto, da sovrastrutture psicologiche e infingimenti intellettualistici. Dopotutto parliamo di canali monotematici, dov’è d’obbligo creare complicità per regalare brividi ed emozioni forti, senza creare atmosfere ansiogene, lisciando la vanità degli internauti aspiranti Sherlock Holmes. Occasionalmente arriva il risvolto sociale: le leggi controproducenti e la polizia inetta o connivente; la finestra sull'America randagia, da terzo mondo, raramente sbattuta in prima pagina dai media ufficiali; i demoni di una Russia sconsacrata e matrigna, ricettacolo di antropofagi confidenziali e pazzi di Dio.
Le carte vincenti risultano la brevità e la concinnità, un quarto d'ora-mezz'ora al massimo, sufficienti a illustrare i fatti e ad esprimere fugaci considerazioni condite, talvolta, da pregevoli citazioni letterarie. E lo stile sobrio propone video corredati da musiche libere da copyright, senza il terrore di imbatterti in un Nuzzi che ricicla la colonna sonora de La Piovra (ma perché?). E ci risparmia l’orrido circuito mediatico-giudiziario che consente a conduttori petulanti, criminologhe da Swedish Erotica e all’invadenza degli inviati di rubare il mestiere a inquirenti e giudicanti, di emettere sentenze e di mettere le mani ovunque: sui volti martoriati dei sopravvissuti; sulla memoria dei defunti, violando il riserbo dei parenti delle vittime; sulla reputazione e l’intimità dei sospettati. Il piccolo schermo produce regolarmente recite oscene e prevedibili perché schiavo di una tesi precostituita, il più delle volte discutibile, enunciata da tanti conduttori imbavagliati e imbavagliatori che richiamano all’ordine l’ospite con frasette intimidatorie: “Quindi lei non crede all’efficacia dei vaccini” o “Allora secondo lei non c’è un aggressore e un aggredito?” E’ quello che fanno quotidianamente i vampiri del dolore e gli sciacalli che sbattono il microfono sul muso dei malcapitati. Siamo di fronte a dei chierici in tailleur o doppiopetto che pilotano il dibattito a uso e consumo dei loro referenti, rimuovono i fatti e impongono d’autorità il culto di Stato, ossia la narrazione del più forte. I giornalisti, si sa, sono delle bestioline che ignorano la logica e la decenza. Trasmissioni come Chi l’ha visto e Quarto Grado sono ormai uffici stampa, coprono faccende che travalicano le loro competenze – dalla pandemia alle tematiche belliche passando per i torbidi iraniani – e non si peritano di psicologizzare il dittatore pazzo di turno.
In rete, invece, sembra di rivivere la magia dello spettacolo a tenuta stagna d’una volta, quando una transenna simbolica distingueva lo sport dalla cronaca e nessuno avrebbe osato servire i cavoli a merenda dei collegamenti da Teheran con annesso elogio bipartisan dei “rivoluzionari” e taglio di capelli in segno di solidarietà, mentre in studio si discute di cronaca nera. Il piccolo schermo è stato superato dal monitor. Agli “eroi” del tubo catodico non resta che tentare il gol della bandiera, in attesa che, Politica e Byron Moreno permettendo, finisca una partita persa male.