Circola in questi giorni un appello per dar vita a una staffetta dell’umanità e unire l’Italia contro la guerra”. Ennesima rumorosa, oscena e mefitica loffa propagandistica. Cadono le braccia nel constatare come vi siano ancora così tante teste convinte di poter raddrizzare la situazione sporcandosi d'inchiostro. Lo so, io non faccio nulla e voi fate tanto, ma tanto… per fare qualcosa.
Ad ogni tornante storico le sinistre non mancano mai di palesare la loro tragica inadeguatezza. Nel 1914 i socialdemocratici tedeschi votarono i crediti di guerra, la Seconda Internazionale andò in frantumi e sbucarono interventisti e neutralisti assoluti o attivi, rimbombarono parole d’ordine ambivalenti come né aderire né sabotare. Nel frattempo le artiglierie continuarono a tuonare e nessuno poté fermare l’inutile strage. Non ci riuscì Benedetto XI, perché dovrebbe riuscirci la compagnia di giro che annovera europeisti contriti come Barbara Spinelli, il trio delle meraviglie Michele Santoro, Vauro Senesi e un Guido Ruotolo tirato fuori, anzi strappato dalla naftalina. E poi Ascanio Celestini, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Elio Germano, il tandem Fratoianni-Bonelli (me cojoni!) e il fisico Carlo Rovelli, megafono dell’herveismo velleitario. La crème della “società civile” pavesata a festa con le bandiere arcobaleno e felce&rosatello. Benissimo, chi li porta i leoni? Scherzi a parte, la cobelligeranza nell’ennesima guerra antieuropea è già durata troppo e va fermata. Il conflitto, comunque, mette a nudo la vostra ignavia e disonestà intellettuale, cari arcobalenati. Ciò che è successo e succede non possiamo spiegarlo solo con i ricatti e la corruzione dei ceti dirigenti. Dove eravate, di grazia? Avete speso anni a duellare con i mulini a vento di Arcore (pompiere pasticcione, ma pur sempre pompiere) mentre la dottrina Wolfowitz faceva terra bruciata nel bacino mediterraneo e militarizzava l’Est. Tale dottrina raccomanda di indebolire le nazioni che, direttamente o indirettamente, ostacolano gli interessi statunitensi. Wolfowitz è, in soldoni, il padrino dell’antiberlusconismo, il movimento che avversò lo statista che guardava a est. Ergo, anche voi siete un po’ coinvolti e conniventi, compagnucci. La psyop spacciata per pandemia, infine, ha fornito la giusta cornice acuendo il conformismo e i contrasti gratuiti, che non guastano – né scarseggiano – mai.
Tra di voi noto più di una scoria riciclata e parecchie anime belle che in più occasioni hanno scodinzolato attorno a Sergio Mattarella, il Syngman Rhee – o, se siete anticomunisti, il generale Jaruzelski – siculo, accreditando la narrazione familistico-autoritaria del nonno d'Italia. A dire quanto è nefasto il Garante, basta la puntatina in Polonia costellata dal lancio di escrementi semisolidi all’indirizzo del Cremlino (“Siamo inorriditi dai comportamenti russi”); tappa indegna di un più ampio tour diplomatico-fecale-subordinato che declassa ulteriormente un politico di lungo corso allegramente regredito alla fase anale. Teoricamente, i promotori dell’appello si rifanno all’analisi delineata nel saggio La guerra capitalista da Emiliano Brancaccio e vari autori. Uno studio pregevole, ma incompleto, che ha il difetto di ritenere naturale e per forza di cose compatto il cartello dei debitori che unisce le due sponde dell’Atlantico. Stiamo attenti a mantenere la visione d’insieme e a non trascurare i rapporti di forza.
Se fosse una questione di convenienza, una faccenda di puro tornaconto economico, la vecchia guardia UE si sarebbe comportata come un consumatore qualsiasi e avrebbe scelto la soluzione ottimale, ovvero avrebbe intensificato i legami con la Russia anziché imbrigliarli o reciderli. Diversamente dal mercato astratto predicato dai dogmatici del liberismo, negli affari internazionali gli attori raramente si muovono in linea con le aspettative razionali. In geopolitica vale la legge della giungla, il soggetto debole deve soggiacere al soggetto più forte e determinato. Ho l’impressione che si stia sfruttando il tremendismo di questa difficile congiuntura per allestire una comoda vetrina a un manipolo di tribuni canuti e mattatori vanesi. Lo dimostra altresì il lessico vetero-antiberlusconiano rispolverato: il conflitto di interessi del mercante d’armi Crosetto, i girotondi, l’informazione imbavagliata e così via. Adesso venite a riferirci che la guerra è brutta e la violenza è disumana. Troppo tardi, signori!
La libertà non è gratis né indolore, anzi è abbastanza cara e va guadagnata versando lacrime, sudore e sangue. Dov'è finita la retorica combattentistica che ostentate ogni stramaledetto 25 aprile? Voi siete gli eredi di quei baldanzosi partigiani della montagna, nel vostro album di famiglia figurano i brigatisti rossi, i famosi compagni che sbaglia(va)no. E il mito del Che?
L’Ernesto era un uomo che coniugava pensiero e azione, mica una minchia piena d’acqua intento a far la calza nei talk show e capannelli. Comandava guerriglieri barbudos, maneggiava i cannoni d’acciaio e non quelli di carta arrotolata ricolma di marijuana. Al vostro posto, l’Argentino avrebbe organizzato atti di sabotaggio, attentati e omicidi mirati. Sissignore, questo è l’unico linguaggio compreso da qualsiasi occupante, l’unica cosa che lo mette in ambasce, non gli istant book dei professorini masochisti a cui piace farsi calpestare dalla basilissa Bianca Berlinguer e le cattedrali di carta nel deserto chiamate referendum. Macché Che Guevara, voi al massimo avete Caparezza, l’innocuo fricchettone canterino che preferisce sparare cazzate e fare esplodere una moda. “Hombre, non comprare pane con esto dinero, compra dinamite” grida il bandito redento Gian Maria Volonté al mendicante appena beneficato, nel finale di Quien Sabe?
Ecco, guardate quei film e lasciate perdere la merda d’artista di un Nanni Moretti che a 73 anni suonati denuncia gli orrori dello stalinismo e la repressione di Budapest che, volendo sottilizzare, fu opera del buon zappaterra “destalinizzatore” Krushev. La verità è che fate parte della medesima giostra, una finta opposizione che distrae la gente con staffette che girano a vuoto e chiacchiere senza sugo. Temo sia arrivata l'ora delle vie di fatto, non di organizzare parate o inaugurare il millesimo circolo degli Scipioni scipiti. È tempo di dare una lezione memorabile ai lazzaroni che lavorano indefessamente per farci fare la fine del sorcio. È giunto il momento di dimostrare che non abbiamo disimparato l’attaccamento per l’indipendenza e la dignità, di zittire il signor Borrell, di ricacciargli in gola le parole velenose con cui intossica l’opinione pubblica, di sanare la piaga (sinistre e PPE) infetta che può mandarci al creatore.
No, Kiev non val bene l’immiserimento generale. Ma, direte, e le ragioni del nemico?
Non me ne frega niente di cogliere le ragioni del nemico: sono le SUE ragioni, non le NOSTRE. Il nemico, di certo, non si mette a vagliare le nostre ragioni e non si lascia turbare da scrupoli. Il nemico va prima sconfitto, o messo nelle condizioni di non nuocere, e poi compreso e giustificato.

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