Mi avvicinai al professor Alberto Bagnai nel 2012. Lui aveva aperto da poco il blog Goofynomics, e io gli segnalai le reiterate insolenze di un Fabio Scacciavillani che lo sfotteva dalle colonne del Fatto Quotidiano online. Il prof. gettò il guanto e mi incaricò di portarlo al terribile cerbero molisano. Gentilmente declinai e, tra me e me, pensai: adesso lo fulminerà con qualche numero di prestigio retorico dei suoi, menzionerà la Recherche e lo umilierà servendosi dell’augusto disdegno di Charlus. Macché Charlus, Alberto diventò un dottor Cottard piccino piccino e sfoderò… una foto che lo ritraeva alle prese con galline e pulcini; un pollaio per captare la benevolenza di un antagonista colmo di irridente disprezzo. Era entrato in modalità vigile del fuoco, lui così animoso e inflessibile con chi si poneva in un'ottica differente, magari proponendo di riformare la UE da dentro. Già allora uno dei punti fermi della realpolitik bagnaiana era quello di riedificare il paese insieme ai piddini: il padre di tutti i paradossi, il primo di una lunga serie di assurdità. No, non si può rifare l’Italia congiuntamente ai suoi devastatori. Bagnai, il Cyrano dalla penna intinta nel curaro, è stato per diverso tempo uno dei capifila dei movimenti no-euro sorti in seguito alla crisi del 2008, forse l’esponente maggiormente mediatizzato, sicuramente il più colto e progressista (di un progressismo spocchioso e suprematista) del trio di moschettieri che comprende pure Antonio Maria Rinaldi e Claudio Borghi. Tre amici al bar che volevano uscire dall’€. L’EGOnomista fiorentino trapiantato a Pescara era il capo spirituale di una setta illuminata da una sorta di gnosi economicistica, convinta che bastasse tornare alla lira e muovere determinate leve monetarie e fiscali per ridare prestigio e prosperità al paese. Goofynomics era la watch tower dei seguaci del prof., e il raduno annuale noto come “goofycompleanno”, somigliava a quei revival per nostalgici della Lambretta Innocenti. Come molti profeti “contro”, Bagnai ritiene che la sfera politica sia stata spodestata da quella economica; in realtà, nei soggetti veramente sovrani, il Politico, inteso non come ordinaria amministrazione dell’esistente bensì come azione strategica e complesso di apparati di coercizione, si avvale dell’economico e viceversa. La triste parabola del "partito degli economisti" riflette la crisi terminale dell’economicismo, una cura peggiore del male inficiata dal sopraggiungere dei venti di guerra e dall’incipiente deglobalizzazione. Dal suo sito, che all’uopo si tramutava in cabaret, Bagnai animava il “dibbbattito” euroscettico scrivendo post chilometrici infiorati di nomignoli criptici (imaginifico come il Vate che dà il nome all’università per la quale lavora), divagazioni esistenziali, pastiche satirici, dissertazioni sull’arte (conosce la pittura e suona piuttosto bene il clavicembalo) e continui rimandi ai congiunti. Che ne è stato delle belle promesse di recuperare la sovranità monetaria e di tornare padroni a casa nostra? Mistero. Senatore dal 2018, ha via via ridotto l’impegno no-euro per un generico populismo palliativo. Lungi dal portare le istanze sovraniste nel Carroccio, Borghi-Bagnai-Rinaldi sono stati risucchiati dalla routine politica e soggiogati dalla tirannia del “venga a riferire in Parlamento”. Le mosche cocchiere non sono riuscite ad egemonizzare il partito della secessione latente, anzi sono degradati a peones disposti a ingoiare compromessi e a digerire ogni tipo di riposizionamento. Tuttora rappresentano un fenomeno prevalentemente virtuale malvisto dalla dirigenza della Lega, pur sempre il partito del Nord fattivo e secessionista. Ma quale lira, Giorgetti e Zaia tornerebbero volentieri all’am-lira del dopoguerra. Mio dio, a cosa si è ridotto l’uomo di mondo che ha letto Hugo, Rilke e Proust in lingua originale! Acconciato a fare da manovale ai nipotini di Bossi e Miglio, ridotto a insignificante lagnoso scalcagnato peone col sombrero sdrucito: Vàmonos, muchachos! E gli altri due non son da meno. Stupendo nel suo patetismo filodrammatico, Borghi si rivolge allo spettabile pubblico per illustrare i lati positivi di ogni scorno subito. Dopotutto domani è un altro… scorno! Chi di voi ricorda i mini bot? Qualcuno strologa di un fantomatico gioco da tavola ideato dallo stesso Borghi. Minuziosi nell’elencare i pretesi successi del loro operato, all’insegna di un menopeggismo impudente e dai contorni grotteschi: Senza di noi a quest’ora avreste la dittatura sanitaria cinese. Nientemeno! Dunque, senza – e dopo – di loro, il diluvio. Il disegno di legge tal dei tali Sarebbe passato in ogni caso, per cui ci siamo detti: tanto vale votarlo. Abbiate pazienza, il tuttosubitismo non porta lontano. Elettori trattati alla stregua di galline bizzose, e qui ritorna il pollaio. Per anni, si sono sprecati i retroscena dal sapore salgariano. La strategia audace dell’impavido Capitan Salvini prevede di dare del filo da torcere a Monti e Draghi, fingendo di assecondarli, per esempio riferendo di voler piazzare Draghi al Quirinale. Risultato: Monti e Draghi hanno svolto il loro compito, ergo l’hanno spuntata. Come dite, se regali la palla a Mbappé, Neymar e Messi il Paris Saint Germain vince? Ma voi non afferrate la finezza di certi machiavellismi! Suvvia, lasciamoli lavorare. Impagabile il tweet in cui Borghi, dagli scranni di Montecitorio, giurò di aver intercettato l’occhiolino di Goldman Mario: se semo capiti... Che abbia le traveggole? Zitti che Se non era per noi a quest’ora Speranza vi avrebbe espiantato gli organi senza anestesia.
Non l’hanno detto, ma avrebbero potuto dirlo. Le mosse cervellotiche sono parse, ai meno smaliziati, ritrattazioni da calabrache, laddove da via Bellerio, nel 2021, assicuravano che Gaio Mario Draghi avrebbe domato il Furor Teutonicus e obbligato i germani a sfilare sotto l’Arco Trionfale appositamente restaurato con i fondi del MES. Roma (ladrona) vocat! Previsioni invecchiate malissimo. El burlador de Pescaracas ci tiene a specificare che lui non capisce un tubo di affari internazionali, nondimeno, durante il governo Conte II, ha vaneggiato di un’improbabile asse malvagio Berlino-Roma-Pechino, con Mosca nella parte di socio ombra, suscitando ire e perplessità presso i filorussi del suo parco buoi elettorale. Me lo ricordo piuttosto propenso al multilateralismo questo Savonarola riscopertosi papa Borgia. Disgraziato quel paese che dispone di eroi senza coraggio, nemmeno quello di esternare le proprie idee. Chi fiuta la fregatura non risparmia pernacchioni, commenti caustici e meme beffardi; gli altri si lasciano sedare più per disperazione che per convinzione. I più maligni (Conflitti&Strategie) rilevavano in tempi non sospetti la strumentalità filoatlantica di una corrente d’opinione fieramente mediterranea, smodatamente indulgente con le italiche tare e a trazione antitedesca. Bagnai non ha mai nascosto la propria germanofobia, anzi se l’appunta al petto come fosse una medaglia al merito. Contro la Germania, alcuni anni fa, riuscì a toccare il fondo: affettò profondo dispiacere, lui esteta raffinato, per una possibile replica di Dresda 1945: sarebbe un vero peccato radere al suolo per la seconda volta in un secolo quel gioiello d’arte barocca. Replica dura ma sacrosanta, secondo il keynesiano dell’Illinois, dovuta all’intrinseca stitichezza delle genti alemanne, esportatori netti col vizietto di mandare in tilt le bilance commerciali dei partner, segnatamente del bullo globale. Piove sul Bagnai, è il caso di dire. A suon di incantesimi, gli stregoni della cifra hanno allevato nidiate di fanatizzati.
I tweet dei suoi supporter creduloni rimangono un capolavoro di terrapiattismo geopolitico: I lanci di agenzia comunicano che le prossime esercitazioni Otan si terranno nel mar Baltico. È Omaha Beach 2.0. Il Potomac è con noi! Che fine hanno fatto i gregari del movimento no-euro?
Non l’hanno detto, ma avrebbero potuto dirlo. Le mosse cervellotiche sono parse, ai meno smaliziati, ritrattazioni da calabrache, laddove da via Bellerio, nel 2021, assicuravano che Gaio Mario Draghi avrebbe domato il Furor Teutonicus e obbligato i germani a sfilare sotto l’Arco Trionfale appositamente restaurato con i fondi del MES. Roma (ladrona) vocat! Previsioni invecchiate malissimo. El burlador de Pescaracas ci tiene a specificare che lui non capisce un tubo di affari internazionali, nondimeno, durante il governo Conte II, ha vaneggiato di un’improbabile asse malvagio Berlino-Roma-Pechino, con Mosca nella parte di socio ombra, suscitando ire e perplessità presso i filorussi del suo parco buoi elettorale. Me lo ricordo piuttosto propenso al multilateralismo questo Savonarola riscopertosi papa Borgia. Disgraziato quel paese che dispone di eroi senza coraggio, nemmeno quello di esternare le proprie idee. Chi fiuta la fregatura non risparmia pernacchioni, commenti caustici e meme beffardi; gli altri si lasciano sedare più per disperazione che per convinzione. I più maligni (Conflitti&Strategie) rilevavano in tempi non sospetti la strumentalità filoatlantica di una corrente d’opinione fieramente mediterranea, smodatamente indulgente con le italiche tare e a trazione antitedesca. Bagnai non ha mai nascosto la propria germanofobia, anzi se l’appunta al petto come fosse una medaglia al merito. Contro la Germania, alcuni anni fa, riuscì a toccare il fondo: affettò profondo dispiacere, lui esteta raffinato, per una possibile replica di Dresda 1945: sarebbe un vero peccato radere al suolo per la seconda volta in un secolo quel gioiello d’arte barocca. Replica dura ma sacrosanta, secondo il keynesiano dell’Illinois, dovuta all’intrinseca stitichezza delle genti alemanne, esportatori netti col vizietto di mandare in tilt le bilance commerciali dei partner, segnatamente del bullo globale. Piove sul Bagnai, è il caso di dire. A suon di incantesimi, gli stregoni della cifra hanno allevato nidiate di fanatizzati.
I tweet dei suoi supporter creduloni rimangono un capolavoro di terrapiattismo geopolitico: I lanci di agenzia comunicano che le prossime esercitazioni Otan si terranno nel mar Baltico. È Omaha Beach 2.0. Il Potomac è con noi! Che fine hanno fatto i gregari del movimento no-euro?
Una diaspora in piena regola. L’economista Disney ha fatto terra bruciata attorno a sé, allontanando dal proprio cerchio magico collaboratori scavezzacollo – che non hanno gradito il disincanto weberiano del Maestro – e branchi di favorite e portatori d’acqua. Le voci si rincorrono e saltano fuori aneddoti di gente cancellatasi dai social. Uno dei bravacci del Venerabile, dopo aver litigato con il boss, è finito nella redazione de
Il Foglio, la surreale fanzine dei neocon all'amatriciana, a scrivere inviperite articolesse in cui demolisce detti e contraddetti del suo ex mentore. Sublime, commenterebbe Dirty Harry Callaghan. Quella di Bagnai in fondo è la storia di un italiano, una commedia all'italiana esemplare e dolceamara in cui un cinico arrivista, a forza di pasturare sprovveduti, riesce a far impennare la propria carriera. Chissà se sarebbe piaciuto a Sordi (l'importanza di chiamarsi Alberto!), lui che sembra ormai la copia sputata, somaticamente indistinguibile, di un altro figlio del sordismo più caustico, quel Renatuzzo Schifani prototipo del moderato mannaro. A dire il vero, il trio di scaldaseggiole qualche rischio se l’è preso: hanno infilato la mano nel basso ventre dei no vax, ma l’hanno fatto in maniera episodica e ruffiana, limitandosi alla paraculaggine di circostanza cinguettata su Twitter, perché i nostri prodi rifuggono dai gesti eclatanti: non vorrete mica tirare bombe molotov contro le camionette dei carabinieri? No, cari, vorremmo che faceste pace col cervello e vi dimetteste. Avete preso una rete a strascico di pesci in faccia e i leghisti vi hanno spiegato che non siete benaccetti: quand’è che tornerete a godervi le gioie della vita privata?