Il piano Mattei annunciato dal governo è un patetico tentativo di gettare fumo negli occhi.
Enrico Mattei voleva portare l'Italia fuori dalla NATO, mettersi a capo dei paesi non allineati e fare affari con chiunque senza pregiudizi ideologici: un progetto forse troppo ambizioso e spregiudicato, che mal si attagliava al contesto della guerra fredda e dei blocchi contrapposti. L’Italia non si avvia a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico (obiettivo gravoso, non raggiungibile dall’oggi al domani sull’onda dell’emergenza), bensì a diventare il cagnolino rognoso di Washington, capace di ringhiare a comando contro qualsiasi nemico del padrone. E la barboncina rognosa Giorgia, tra un strusciatina e l’altra, eseguirà scrupolosamente gli ordini del suo padroncino. Prepariamoci ad assistere ad una politica estera indecente che getterà un’onta indelebile sul buon nome dell’Italia, all'insegna di scelte bislacche come quella di considerare Giappone e Polonia (vassalli dell’Anglosfera che ci stritola) nostri partner strategici. Voi direte: ma tanto sono tutti uguali, no? No, è una sciocchezza consolatoria. Le grandi potenze sono tutte uguali, delle enormi associazioni a delinquere, ma anche per i clan esistono priorità e linee di condotta. Gli anglosassoni – tradizionalmente, soprattutto in questa fase storica – rappresentano la fazione del caos, dell’instabilità e della menzogna eretta a sistema. Essi intendono esportare disordini e conflitti allo scopo di reindustrializzarsi, così da conferire una consistenza al castello di carta straccia edificato negli ultimi decenni. Ribadisco, la Destra è globalista al pari della Sinistra, ambedue intrise di suprematismo occidentalista, che è poi la quintessenza del globalismo. Fratelli d’Italia è un Pd affetto da feticismo delle mostrine e delle frecce tricolori. Vi ricordo che il centrodestra, in combutta col comunista amico di Kissinger, tradì Gheddafi e collaborò alla sua estromissione violenta. Risultato: addio Quarta Sponda. Il ministro della difesa era l’attuale Presidente del Senato, la macchietta siculo-milanese che adora carnevalare con le divise mimetiche. Oggi la Destra si avvicina all'Algeria, domani fingerà di non conoscerla e straccerà ogni accordo perché ce lo chiedono l’Alleato Atlantico e l’Europa. Così replicheranno il disastroso schema di Libia 2010-2011 e dimostreranno cieca obbedienza di fronte all'ennesimo diktat statunitense. Un bel piano Quisling, garantito al limone. E grideranno, all’unisono con MicroMega e altri mestatori dei “diritti umani”, che il presidente algerino è un mostro che si nutre di sangue di ragazze vergini. Mi rivolgo ai compagni e ai camerati perbene (gli altri vadano a morire ammazzati, per dirla con Brunetta): Cari compagni e cari camerati, quando imparerete la lezione?

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Il cosiddetto "buon nome" dell'Italia è bello che andato da decenni. Tre tradimenti, tre voltafaccia nel giro di meno di cent'anni (1915, 1943 e 2011) ci hanno qualificati agli occhi di praticamente chiunque come vigliacchi e traditori. Persino nell'opinione dell'uomo della strada, all'estero, siamo considerati come dei voltagabbana, figuriamoci il rispetto che ne hanno nelle cancellerie. Quindi gli algerini non ci cascheranno, specie con l'esempio fresco fresco del vicino libico. Tant'è che sono già allineati con Mosca. Noi abbiamo perso, tutto il resto è fumo negli occhi per gli idioti.
 

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