La guerra di Crimea (1853-1856) di fatto ruppe la Santa Alleanza, un accordo di tipo ideologico che riuniva le potenze reazionarie come Prussia e specialmente Russia e Austria asburgica, due imperi “mosaico” abbastanza solidali prima del conflitto in Crimea: nel 1849, l’esercito zarista aveva ristabilito l’ordine nell’impero Asburgico sconvolto dai moti nazionali ungheresi. Il venir meno della Santa Alleanza comportò lo scioglimento della Quadruplice Alleanza, che oltre alle tre potenze antiliberali comprendeva l’Inghilterra e si riprometteva di contenere la Francia o qualsiasi altra potenza in grado di turbare l’equilibrio uscito dal congresso di Vienna. Questo "concerto d’Europa" appianò le divergenze esistenti tra le maggiori nazioni e garantì 40 anni di relativa pace. La guerra di Crimea fu il preludio all’unificazione di Italia e Germania, due eventi patrocinati o comunque benvisti dall’Inghilterra, che li incoraggiò in funzione antifrancese. Scrive Alessandro Barbero ne Il divano di Istanbul: "Nel 1854 scoppiò la guerra di Crimea; non fu un caso, perché sappiamo già che la Crimea ha una valenza geopolitica enorme: quando i russi si impadronirono di questa regione il predominio turco nel Mar Nero fu messo in discussione. Riavvicinatasi alla Francia, che non rappresentava più un pericolo, l’Inghilterra volle contenere l’espansione dell’impero russo. Fu così che prese una decisione che le opinioni pubbliche occidentali trovarono bizzarra, cioè allearsi con i turchi pur di far fronte ai russi; e dunque Inghilterra e Francia accettarono di combattere insieme all’impero ottomano per tentare di riconquistare la Crimea e strapparla agli zar. […] i turchi, pur formalmente dalla parte dei vincitori, pagarono un prezzo altissimo perché da quel momento la Gran Bretagna e la Francia pretesero di ingerirsi nella vita interna dell’impero ottomano. Lo fecero sulla base di un’ideologia apparentemente umanitaria: si presentarono come i difensori dei sudditi cristiani dell’impero a maggioranza islamica. La sollecitudine umanitaria in realtà finì per sabotare il tentativo del governo ottomano di creare un’unica nazionalità comune a tutte le etnie. Infatti, un editto del 1839 proclamava che tutti i sudditi erano uguali di fronte alla legge, con gli stessi diritti e gli stessi doveri, turchi e greci, armeni ed ebrei, curdi e arabi".
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