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  1. I miei dubbi su Truth, il social network di Trump (di Franco Marino)

    Trump è stata la nota più piacevolmente stonata dell’osceno coretto che da decenni piaga il dibattito pubblico. Non che io abbia sempre ritenuto che le sue intenzioni fossero sincere e che la strada per la bonifica della grande mafia internazionale possa partire dall’America. Ma che il vecchio Donald abbia messo in crisi il corpaccione della sinistra internazionale americana è un fatto. Dunque che abbia lanciato un suo progetto, non può che far felici tutti i trumpiani che evidentemente...
    Sai...non ci avevo pensato, non avevo pensato che i "mi piace" (=like) provochino una botta di autostima. Ecco perché della mia età suppergiù non trovo nessuno in FB. O ci autostimiamo da soli oppure non abbiamo bisogno di autostima per vivere bene. Azz..che mondo!!@
     
  2. La caduta di Twitter è la caduta del sistema americano

    Da quando nel 2003 ho iniziato a scrivere giornalmente sugli spazi che la rete mi metteva a disposizione (prima il blog, poi Facebook, poi Il Detonatore e infine di nuovo su un blog) ho spesso battuto sulla natura ingannevole del capitalismo americano, ma da una posizione che può apparire paradossale: quella di un individuo che per indole (più che per formazione culturale) è sempre stato liberale, liberista e libertario. Questo mi ha sempre messo in forte contrasto con molti liberisti...
    Io io io ricordo BellieBrutti!! Che anno era?? Simile a hotornot USA. Con l'amico più caro di mio marito, Federico Faggin, e con mio marito che lavorava a Cuppertino e che ogni tanto cenava con Bill Hewlett (a cui ricordava la becera copiatura del P101 Olivetti ) figurati se non so che siamo stati precursori, noi italiani! Non sono stati i soldi caro Franco, almeno inizialmente, ma l'italica ottusità a non supportare la tecnologia e a difenderla. Federico é andato negli USA non per insoddisfazione, in Olivetti stava benissimo. Lì però ha trovato l'apertura mentale, prima, i soldi poi. Un sano mea culpa gli Italiani lo devono fare. Detto ciò, con nostalgia, FB, Twitter e compagnia cantante innegabilmente hanno avuto il supporto del denaro e della politica ma sono caduti anche nel giusto periodo, quando i PC raggiunsero le abitazioni ed i loro nuovi proprietari cominciarono a vomitarci dentro. Usavo linkedin in USA ben prima di fb, e tuttora rimane un social "serio" ed economicamente sano, quindi é importante anche la scelta di strategia. Certo, Twitter é un pò il simbolo della crisi economica USA che, storicamente doveva succedere prima o poi. È mia opinione che non c'entri molto la manina della politica perché Twitter, in fondo, in USA é al 5o posto come popolarità, prima c'è FB, FB Messenger, Instagram, TikTok
     
    Amazon non è fuffa come i social, che servono per in(o)culare pensiero e leggere le preferenze della gente a scopo commerciale, ma una vera e propria rivoluzione dell'E commerce. Tutti hanno avuto il braccino, guadagnando sbattendosi il meno possibile, facendo solo da piattaforma e vetrina. Besos ha creato un mondo a se stante, dipendendo poco dagli altri, proponendo consegna in tempi record, con corriere privato. Lo so, perché ci lavoro. Amazon può crollare solo se arrivasse un concorrente in grado di fare meglio, a prezzi migliori, senza finire comprato prima da Bezos e soci. Non lo inserirei, nei colossi collegati alla politica americana, è diventato troppo autonomo sui territori...
     
  3. Elon Musk non conosce né Twitter né gli Stati Uniti

    Molti anni fa, in un periodo di buona liquidità, stavo per acquistare una grossa comunità di videogamers. Raggiunto l'accordo attorno ai 40.000 euro, ad un certo punto fui avvolto da quell’istintaccio che nella maggior parte dei casi mi salva dalle fregature e che mi fece tirare indietro. La prima: un venditore assillante e troppo desideroso di vendere. Come mai? Dopo alcune indagini, scoprii che l’amministratore della comunità stava organizzandosi per ricostruirne una praticamente...
    La tua analisi è buona, anzi ottima come al solito a meno che, come dici tu, lui non sappia cose che noi comuni mortali non conosciamo, non abbia già poteri sotterranei a noi ignoti.
     
    "...ma se Twitter è un’azienda privata?"
    L'errore in cui incappano i liberisti e i keynesiani: dare troppa importanza alla forma giuridica della proprietà e soprattutto alla razionalità strumentale, che si basa sul presupposto di conseguire il massimo risultato con il minimo sforzo (minimax). In realtà, a certi livelli il potere - politico o economico - adotta la razionalità strategica, la quale mira a raggiungere determinati risultati strategici (indebolire o cancellare un pericoloso concorrente) nel medio-lungo periodo, costi quel che costi. Chi adotta la razionalità strategica non ragiona come un normale bottegaio, e se ne frega altamente di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo.
     
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    Sto seguendo con interesse la vicenda. Devo dire che la tua impostazione è piuttosto acuta. Il paragone con Trump è proprio ciò che Musk deve aver avuto presente per non buttarsi in qualche mossa dissennata. Ma mi ha colpito di più la tua disamina sulla meccanica perversa che governa i social più diffusi, quelli di supporto al Regime: proprio io, da febbraio, sono stato bannato a raffica per aver pubblicato controinformazione sulla guerra in Ucraina e sono passato per qualcosa come sette profili. Oggi mi hanno bannato per un commento a caso, che solo un malato di mente o qualcuno in malafede avrebbe potuto considerare sospetto. FB è il primo a violare i propri ridicoli e a volte misteriosi standard, e per quello ho sempre rifiutato di dargli accesso ai miei dati personali. I like come droga sono proprio ciò che accade: se hai letto "Mind change" di Susan Greenfield avrai trovato che essi liberano dopamina, ed è proprio il meccanismo patologico su cui si regge il gioco. Gioco di cui mi sto davvero stufando.
     

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