tony effe

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  1. Tony Effe e la passione degli italiani per lo Stato Etico (di Franco...

    Ho sempre scritto che l'Italia non è un paese libero. Non lo è storicamente perché la nostra Unità, per giunta molto discutibile nella forma e nella sostanza, è relativamente recente. E non è tale perché siamo stati dominati da culture totalitarie di cui, paradossalmente, quella fascista è stata quella meno illiberale. Dopo ottant'anni in cui gli italiani non hanno mai conosciuto una rivoluzione liberale, dominato da un cattocomunismo di sinistra maggioritario - la cui unica minaccia non...
    Non amo la musica rap, non amo il festival di Sanremo, non amo tantissimi programmi televisivi. Mi limito a non venderli, non ne parlo. Se mi chiedono un parere rispondo che non ascolto/ guardo certe cose. Perso che, se invece di farne dei " casi di stato" ci limitassimo ad ignorarli sarebbe meglio.
     
    Si ma c'è un però, questa gente sta da mane a sera a romperci i coglioni col patriarcatoh, a farci la morale con l'uomo bianco razzista e cattivo e poi tutti in campo pe sto pagliaccio? Eddai, sarebbe come dici tu se la morale in questa farsa di nazione fosse una cosa seria ma è evidente che non lo è.
     
    Non mi aspetto che lo Stato educhi nessuno ma permettimi di dire che vedere le ragazzine che ascoltano questa roba mi fa venire i brividi
    Per non parlare della contraddizione degli altri artisti… si dividono tra un concerto con tanto di scarpette rosse e l’altro in cui va in scena un grande cantante come questo?
    Non ha commesso alcun reato e ci mancherebbe altro… è stato furbissimo
    Oggi lo conoscono tutti prima non sapevo chi fosse
    Il suo agente E’bravo, a capodanno ha venduto tutti i biglietti del suo concerto personale
    Nessun martire … molto astuto
     
    Lo statalismo non ha nulla a che fare con l'ossessione per lo stato etico. Riguardo ad alcune tematiche io sono dichiaratamente statalista, in quanto sono del parere che il monopolio o comunque il rigido controllo statale su alcuni settori (ad esempio sull'emissione monetaria, sull'energia o sull'economia) costituisca l'unica possibile garanzia per l'esercizio effettivo della sovranità da parte dello Stato e per la tutela dei diritti costituzionali dei suoi cittadini (mi riferisco ai diritti veri, non certo alle finte emergenze che la pseudodestra e la pseudo sinistra italiane di volta in volta ci propinano). Non ho però mai pensato che lo Stato debba educare i cittadini. Addirittura sono tra i pochi cittadini italiani che pensa che la scuola dovrebbe esclusivamente istruire e non anche educare. Ritengo infatti che ipotizzare finalità educative nell'istruzione pubblica equivalga ad aprire le porte alla propaganda di stato, in forme mutevoli e dipendenti dagli orientamenti politici e sociali del momento, ma comunque sempre becere e lesive della libertà di pensiero che in teoria sarebbe anche costituzionalmente garantita.
    Mi permetto, inoltre, di fare qualche riflessione sulla tua seguente affermazione: «fin quando non si violano le leggi volute dal potere legislativo espressione del popolo, ognuno dovrebbe pensare, dire e fare il cavolo che gli pare». Tu dimentichi però che tra le leggi dello stato vi sono una serie di norme finalizzate a punire le libere opinioni altrui o l'esercizio del dissenso. Penso ai vari vilipendi presenti nel vigente codice penale, al reato di diffamazione (che nella sua formulazione si presta ad essere utilizzato come arma impropria per zittire le opinioni scomode), al delirante pacchetto sicurezza, alla riforma del codice della strada e via dicendo. Come se non bastassero le tante leggi liberticide in materia civile e penale, da qualche anno a questa parte abbiamo avuto un'impennata di procedimenti disciplinari in campo lavorativo, col risultato che anche una critica priva di rilevanza penale può giustificare un licenziamento. È evidente che le norme civili, penali o giuslavoristiche che consentono la persecuzione del libero pensiero confliggono con l'articolo 21 della Costituzione. Queste norme, pertanto, non possono essere invocate come limite per i comportamenti individuali. D'altra parte è pacifico che serve a poco invocare il rispetto della Costituzione quando gli organismi di garanzia negano la palese incostituzionalità di certe norme. Ma il problema prima che giuridico è culturale: finché si continuerà a pensare che il cittadino debba essere educato dallo Stato, non ci può essere alcuna via d'uscita. Su questo ti do ragione al 100%.
     
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