Dalle mie parti c'è una Chiesa dedicata a San Sebastiano. È piccola, modesta, ma svetta dirimpetto alla piazza principale della cittadina in cui vivo. All'esterno, in alto, vi è appesa un'immagine di Cristo misericordioso e questo era tutto ciò che conoscevo della chiesa.

Oggi, di ritorno da un colloquio di lavoro - uno di quelli in cui non c'azzecchi niente, ma lo fai per non star fermo ad attendere che il lavoro ti cali dall'alto -, decido di entrarvi.
È una di quelle chiese che rimangono sempre aperte, una delle pochissime nella mia zona, forse perché videosorvegliata.

Avevo recitato un Rosario per il mio compagno, qualche ora prima, e il rosario che utilizzo viene da Cascia, potete immaginare per via di quale santa. Ecco, la statua della santa delle cause impossibili mi accoglie, prima fra tutte, alla mia destra. È suo anche il giorno della mia nascita.

Faccio un giro, svariati inchini, mi incanto di fronte al sacro cuore di Gesù e, ricolma di gratitudine, mi inginocchio di fronte al Crocifisso.
Non so bene perché, ma lo ringrazio. Questa forma di gratitudine per la mia vita va oltre tutto ciò che la compone e scaturisce da una grazia più profonda, quella della Fede.

Dacché ricordo, la mia famiglia ha sempre avuto problemi economici, il lavoro è sempre stato precario, tutto il mio percorso di vita non è stato lineare e, nuovamente, si ripresentano i problemi di un tempo. A un occhio esterno, avrei pochi motivi per ringraziare Dio, ma, a dispetto di quanto si creda, Lui non è un "dispensatore di cioccolatini", usando un'efficace espressione di Chiara Corbella Petrillo.


Dio ci parla in ogni istante, anche e soprattutto nei momenti in cui sembra che non ci sia.
Noi vediamo solo un frammento di un disegno più grande e inafferrabile dalla comprensione umana.

Per questo la Fede è una grazia, perché non proviene da un ragionamento mentale, non poggia sulla certezza che "andrà tutto bene", perché cos'è il bene che intendiamo?
Per bene pensiamo a ciò che è conveniente, facile, necessariamente benefico.
Ma, se così fosse, Dio non sarebbe altro che un idolo calvinista.
Le vite dei santi testimoniano altro.

San Francesco d'Assisi, per esempio, quando parla di "perfetta letizia" non intende uno stato di benessere materiale.

Nei Fioretti è scritto:

In una fredda e ventosa giornata d’inverno, San Francesco d’Assisi e frate Leone erano sulla strada che da Perugia portava a Santa Maria degli Angeli. Frate Leone chiese a Francesco:


“Padre, te lo chiedo nel nome di Dio, dimmi dove si può trovare la perfetta letizia”.

E san Francesco gli rispose così:

“Quando saremo arrivati a Santa Maria degli Angeli e saremo bagnati per la pioggia, infreddoliti per la neve, sporchi per il fango e affamati per il lungo viaggio busseremo alla porta del convento. E il frate portinaio chiederà:
Chi siete voi?

E noi risponderemo:
Siamo due dei vostri frati.

E Lui non riconoscendoci, dirà che siamo due impostori, gente che ruba l’elemosina ai poveri, non ci aprirà lasciandoci fuori al freddo della neve, alla pioggia e alla fame mentre si fa notte.

Allora se noi a tanta ingiustizia e crudeltà sopporteremo con pazienza ed umiltà senza parlar male del nostro confratello (…) scrivi che questa è perfetta letizia.

E se noi costretti dalla fame, dal freddo e dalla notte, continuassimo a bussare piangendo e pregando per l’amore del nostro Dio il frate portinaio perché ci faccia entrare, e lui ci dirà:

Vagabondi insolenti, la pagherete cara.

E uscendo con un grosso e nodoso bastone ci piglierebbe dal cappuccio e dopo averci fatto rotolare in mezzo alla neve, ci bastonerebbe facendoci sentire uno ad uno i singoli nodi.

Se noi subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare, caro frate Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia. Ascolta infine la conclusione, frate Leone: fra tutte le grazie dello Spirito Santo e doni che Dio concede ai suoi fedeli, c’è quella di superarsi proprio per l’amore di Dio per subire ingiustizie, disagi e dolori.



Le parole di Francesco, oggi, ci sorprendono e indignano il nostro orgoglio, perché minacciano la visione che abbiamo del "benedetto da Dio", da colui che, per primo, dovrebbe godere del suo favore. Ma Gesù stesso lo ha detto chiaramente:

In quel tempo Gesù disse:"Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.


Mt 6,19-21


Il tesoro più grande che abbiamo, ma che non riusciamo a vedere, è il Regno dei Cieli che è dentro di noi. Da lì, dal centro del nostro cuore, sgorga la perfetta letizia. Ma dobbiamo imparare ad affidarci, perché è l'unico modo per avere la pace nel cuore.

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Mina Vagante
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