TRA-SCURATI
Dato che "l'idiozia progressista è sempre attuale" (cit.) parliamone pure oggi, che male non fa. Domenica scorsa chiunque, non solo chi per mestiere consulta i giornali per le sue brave rassegne, aprendo le sue app (o whatever) avrebbe trovato peana di vario genere su Scurati, per Scurati, di Scurati, il “nuovo bersaglio” un po’ tremebondo di questi tremendi fassisti al potere. Una narrazione collettiva che si dipana dalla conduttrice di un programma da quattro per cento del sabato sera su Rai 3, quando decide di chiedere ad Antonio Scurati, premio Strega e professionista dell’antifascismo (del resto queste nomine si compensano), un monologo da declamare in trasmissione. Lui, sollecito, fornisce il suo bravo compitino (Matteotti ucciso e Meloni fascista, in estrema sintesi) ma qualcosa nel meccanismo ben oliato si inceppa. E che vuoi fa’: capita. Da qui, una serie di commenti più o meno vetrioleschi spacciati come resistenza partigiana che catapulta indietro i media di quasi un secolo, però con tutta l’attuale scemenza dilagante, nel millennio che ha reso il senso del ridicolo un’astrazione futurista. Alla conduttrice assunta a tempo indeterminato Bortone i vertici comunicano l’annullamento dell’ospitata e lei si incorona subito con la palma da martire, lasciapassare italico per l’intangibilità e la fama nei secoli dei secoli mentre piange sui social perché nessuno l’ha informata prima: la dura legge del quattro per cento compensata dalle solite taumaturgiche - per chi le versa - lacrime (niente di nuovo, le aveva inventate quarant’anni fa Gianfranco D’Angelo e sempre quelle sono).
Poi, non pare vero che una simile occasione si presti per tutti i trascurati più o meno effettivi, che zompano lesti sul carro, l’ultima è una tizia di cui non ricordo il nome ma pure a lei, pare, Mamma Rai ha fatto tanta bua. Comunque. Il compitino viene valutato milleottocento euro per un minuto, la Rai li ritiene quantunque un po’ eccessivi e il contratto viene bloccato per “motivi editoriali” non meglio specificati. Nel frattempo, dato che in Assurdanistan ancora si parla di fascismo e antifascismo in modo del tutto ridicolo, ut supra (ci sta bene un po’ di latino, no?) e solo pro domo di qualcuno, sui social tutti quelli che per milleottocento euro devono farsi il mazzo per trenta giorni (e non è nemmeno detto che li prendano), altro che sessanta secondi, si indignano compattamente per Scurati di cui si devono assolutamente prendere le parti, pena lo stigma, sociale e non.
Fermo restando che, di solito, un editore fa quello che gli pare, e che frignare di quello che è sempre accaduto (ottant'anni di occupazione sinistra di tutti i media, nessuno escluso) però a parti inverse è da kindergarten, il risultato del putiferio ad arte è che il monologo è ovunque e lo si legge manco fosse il Corano (in un minuto) nonostante quel “palpiterà sulle labbra riconoscenti” che lascia dubbi su quante sfumature ci siano, non solo di grigio, con queste frasi (un po') così. Sopravvolando sui discorsi del vil denaro tra i milleottocento di cui sopra e Bortone che parla di doni, Meloni pubblica il testo “così giudicheranno gli italiani” e Scurati le risponde su Repubblica, denunciando la violenza che gli sarebbe stata fatta con un post su FB mentre, descrivendo sé stesso in terza persona da novello Giulio Cesare, si definisce “un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo”. Amen. In un paese normale, sarebbe evidente l’utile diatriba per nascondere il vuoto pneumatico che ci avvolge e pure che non c’è stata nessuna censura. La bieca realtà è un’altra, signora mia: sono finiti i soldi e dunque è cosa buona e giusta far scannare gli italiani gli uni contro gli altri su questioni senza importanza, le celebri bagatelles che non profumano nemmeno al contrario del giardino omonimo, mentre logica vorrebbe che ci si rendesse conto di quale insulto sia per l’intelligenza, per chi ne fosse ancora provvisto, pensare che ci si debba ancora accapigliare sul Ventennio dopo ottant'anni, invece di considerarlo un periodo storico e guardare avanti. Per non parlare del fatto che un vero antifascista al giorno d’oggi si sarebbe schierato contro il greenpass, che tanto ricordava un altro tipo di lasciapassare, ma questo tipo di resistenza risulta a tutt’oggi non pervenuta, anzi. Altro che milleottocento euro per un minuto.
Dato che "l'idiozia progressista è sempre attuale" (cit.) parliamone pure oggi, che male non fa. Domenica scorsa chiunque, non solo chi per mestiere consulta i giornali per le sue brave rassegne, aprendo le sue app (o whatever) avrebbe trovato peana di vario genere su Scurati, per Scurati, di Scurati, il “nuovo bersaglio” un po’ tremebondo di questi tremendi fassisti al potere. Una narrazione collettiva che si dipana dalla conduttrice di un programma da quattro per cento del sabato sera su Rai 3, quando decide di chiedere ad Antonio Scurati, premio Strega e professionista dell’antifascismo (del resto queste nomine si compensano), un monologo da declamare in trasmissione. Lui, sollecito, fornisce il suo bravo compitino (Matteotti ucciso e Meloni fascista, in estrema sintesi) ma qualcosa nel meccanismo ben oliato si inceppa. E che vuoi fa’: capita. Da qui, una serie di commenti più o meno vetrioleschi spacciati come resistenza partigiana che catapulta indietro i media di quasi un secolo, però con tutta l’attuale scemenza dilagante, nel millennio che ha reso il senso del ridicolo un’astrazione futurista. Alla conduttrice assunta a tempo indeterminato Bortone i vertici comunicano l’annullamento dell’ospitata e lei si incorona subito con la palma da martire, lasciapassare italico per l’intangibilità e la fama nei secoli dei secoli mentre piange sui social perché nessuno l’ha informata prima: la dura legge del quattro per cento compensata dalle solite taumaturgiche - per chi le versa - lacrime (niente di nuovo, le aveva inventate quarant’anni fa Gianfranco D’Angelo e sempre quelle sono).
Poi, non pare vero che una simile occasione si presti per tutti i trascurati più o meno effettivi, che zompano lesti sul carro, l’ultima è una tizia di cui non ricordo il nome ma pure a lei, pare, Mamma Rai ha fatto tanta bua. Comunque. Il compitino viene valutato milleottocento euro per un minuto, la Rai li ritiene quantunque un po’ eccessivi e il contratto viene bloccato per “motivi editoriali” non meglio specificati. Nel frattempo, dato che in Assurdanistan ancora si parla di fascismo e antifascismo in modo del tutto ridicolo, ut supra (ci sta bene un po’ di latino, no?) e solo pro domo di qualcuno, sui social tutti quelli che per milleottocento euro devono farsi il mazzo per trenta giorni (e non è nemmeno detto che li prendano), altro che sessanta secondi, si indignano compattamente per Scurati di cui si devono assolutamente prendere le parti, pena lo stigma, sociale e non.
Fermo restando che, di solito, un editore fa quello che gli pare, e che frignare di quello che è sempre accaduto (ottant'anni di occupazione sinistra di tutti i media, nessuno escluso) però a parti inverse è da kindergarten, il risultato del putiferio ad arte è che il monologo è ovunque e lo si legge manco fosse il Corano (in un minuto) nonostante quel “palpiterà sulle labbra riconoscenti” che lascia dubbi su quante sfumature ci siano, non solo di grigio, con queste frasi (un po') così. Sopravvolando sui discorsi del vil denaro tra i milleottocento di cui sopra e Bortone che parla di doni, Meloni pubblica il testo “così giudicheranno gli italiani” e Scurati le risponde su Repubblica, denunciando la violenza che gli sarebbe stata fatta con un post su FB mentre, descrivendo sé stesso in terza persona da novello Giulio Cesare, si definisce “un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo”. Amen. In un paese normale, sarebbe evidente l’utile diatriba per nascondere il vuoto pneumatico che ci avvolge e pure che non c’è stata nessuna censura. La bieca realtà è un’altra, signora mia: sono finiti i soldi e dunque è cosa buona e giusta far scannare gli italiani gli uni contro gli altri su questioni senza importanza, le celebri bagatelles che non profumano nemmeno al contrario del giardino omonimo, mentre logica vorrebbe che ci si rendesse conto di quale insulto sia per l’intelligenza, per chi ne fosse ancora provvisto, pensare che ci si debba ancora accapigliare sul Ventennio dopo ottant'anni, invece di considerarlo un periodo storico e guardare avanti. Per non parlare del fatto che un vero antifascista al giorno d’oggi si sarebbe schierato contro il greenpass, che tanto ricordava un altro tipo di lasciapassare, ma questo tipo di resistenza risulta a tutt’oggi non pervenuta, anzi. Altro che milleottocento euro per un minuto.