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La Bolivia ha chiesto di aderirei ai BRICS (vedi produzione di litio).
Il Niger e il Burkina Faso bloccano l'esportazione di uranio in Francia.

Cosa succede al mondo?
Siamo davanti agli ultimi frutti di un processo iniziato 80 anni fa.
Con la fine della II Guerra Mondiale, i giovani soldati extraeuropei tornarono a casa con una nuova idea: la patria.
Spesso, colpi di stato socialisti in Africa furono portati avanti da gruppi militari, che a differenza dell'Occidente rappresentarono l'unico gruppo omogeneo e con coscienza nazionale da poter svolgere le mansioni svolte altrove dalla borghesia.
Nel corso degli anni '50 e '60, la lotta indipendentista si accrebbe, fino a portare alla decolonizzazione di gran parte del mondo.
Nei '70, come recita una bella canzone "il socialismo era come l'universo: in espansione". Gli USA abbandonavano il cambio con l'oro, il Vietnam vinceva e poi si passava a Laos e Cambogia, i sandinisti in Nicaragua, a margine: la rivolta islamica in Iran, la fine del fascismo in Spagna e Portogallo, il socialismo in Angola e Mozambico, la crisi petrolifera.
L'Occidente si scopriva vulnerabile e l'apertura alla Cina più la finanziarizzazione furono le soluzioni trovate per sopravvivere e anzi dare la spallata all'URSS (a sua volta impelagata in Afghanistan).
Intanto la Cina cresceva a ritmi vertiginosi, per decenni. Certo, i capitali erano USA e ci si arrivava con grandi sacrifici: ma cresceva.
Dopo decenni di delirio unipolare, arrivava la crisi del 2007/2008 e la Cina rallentò ma continuò a crescere, così altri produttori di materie prime.

Da lì, il film assume un'altra piega: pacificamente i BRICS chiedono una revisione delle posizioni al FMI, la riforma non viene accordata dagli USA.
Il film accelera ancora: è uno scontro.
Molti penseranno che questo non cambierà nulla, siamo per mentalità abituati a pensare che i cambiamenti arrivino improvvisamente e drammatici, ma la realtà non è Hollywood.
Improvvisamente abbiamo dichiarato guerra alla Russia e abbiamo avuto un impennata inflazionistica (che invece sentiamo) per il rincaro energetico. Improvvisamente mezza Africa caccia i francesi e finalmente riprende il controllo delle sue risorse. Questo per la Francia non è un piccolo passo, questo per la Francia è questione di vita o di morte, gli imperialisti proveranno in ogni modo a rovesciare le nuove giunte militari in Guinea, Mali, Burkina Faso e Niger.

Ibrahim Traorè, nuovo leader burkinabé, 35 anni. Non so che razza di uomo sia, quindi non posso sbilanciarmi, ma posso dire che il Burkina Faso ha una grande tradizione rivoluzionaria. Il popolo burkinabé non ha dimenticato l'uccisione per mano di sicari di Sankara (un uomo nel pantheon del socialismo mondiale).
Sapete cosa vuol dire Burkina Faso? Paese degli uomini onesti, già.

Cosa è cambiato?
Il mondo non è più unipolare.
Anni fa, il Venezuela provò a rifiutare ALCA, l'accordo USA sul commercio interamericano, gli USA commentarono: "possono sempre commerciare con i pinguini"; oggi è un nuovo mondo.
Il Burkina Faso ha detto di essere pronto a cambiare partnership internazionali.

Il mondo occidentale non crollerà domani, non sarà una caduta rovinosa, non sarà una cosa rumorosa, sarà graduale. Lentamente, l'Occidente perderà tutti i privilegi, quanta ingenuità nel pensare che il PIL francese dipenda per pochi punti dallo sfruttamento coloniale sull'Africa, al contrario sarà una catastrofe.
L'energia, le banche, la finanza costeranno di più, sarà necessario fare austerità e quelle jacquerie che abbiamo visto, aumenteranno e saranno più violente. Sarà tutto graduale, ma lentamente passeremo da un ordine al caos.
La tenuta di paesi articolati fondata su benessere, compromesso sociale e ordine stabilito, semplicemente verrà meno, ma ci abitueremo, perché avverrà gradualmente.
Forse i più neanche si ribelleranno, anzi, diventerà normale inveire contro lo Stato, contro le minoranze, contro i deboli (avete fatto un giro sui commenti sul reddito di cittadinanza?).
Semplicemente, l'Occidente come progetto politico, economico e direi anche etico, ha tirato la corda e si è impiccato; i più vanagloriosi saranno i più colpiti: Francia, Germania, UK, USA, Paesi Bassi.

Le popolazioni extraeuropee in rivolta non cercano più il consenso dell'Europa, non vedono più coincidere modernità con occidentalizzazione, al contrario, vedono la modernità altrove, vedono oltre (avete idea di quanti ingegneri informatici donne ci siano in Iran?).

Il potere fa schifo, sempre, chi lo detiene lo fa per fini poco chiari, spesso psicoanalitici, ma fatto salvo questo esiste un punto di rottura negli equilibri generali e lo stiamo vivendo.
La Francia imploderà quando invece di uranio, si troverà ad importare ciò che ha donato alle sue ex colonie: sfruttamento, caos e ingiustizia sociale.

La dinamica globale è tracciata e non possiamo farci nulla, l'Occidente dovrà (con le buone o le cattive), nel giro di un trentennio, cambiare volto e vita e questo romperà il compromesso sociale per cui "le rivoluzioni non si fanno più". Quando avremo un clima sociale ottocentesco, state per sicuri che qualcuno le rivoluzioni vorrà farle.
Gia oggi, l'inflazione, la stagnazione, la guerra alle porte sono segnali chiari.
Ora sta a noi opinione pubblica occidentale accettare "la fine dell'epoca dell'abbondanza" (lo disse Macron un anno fa circa) e trovare un modo per costruire un'epoca della dignità, della cooperazione, della socialità e per farlo dovremo ribaltare questa classe dirigente che preferirebbe trascinarci nel vortice di una guerra mondiale pur di non cambiare vita.

La vita alienata, la vita precaria, la vita ultra-competitiva per quanto bilanciata da grandi libertà individuali e un diffuso benessere (specie paragonato al resto del mondo) va comunque a beneficio della parte più ricca e potente della società occidentale che ci tiene tutti ingabbiati col sogno di poter comprare prima o poi una Ferrari.
È il momento di crescere, non avremo mai una Ferrari, ma possiamo prendere esempio dagli "uomini onesti", avere una vita dignitosa, lavorando e creando una società e un mondo che siano veramente a misura di uomo e non di denaro.

Questo vuol dire cambiare, sacrificarsi, lottare non per le briciole della ricchezza complessiva, ma per una ridislocazione delle risorse e per una collaborazione alla pari con tutti i dannati della terra.
Siamo pronti per questo compito? Temo proprio di no e nel futuro vedo due vie: o la guerra mondiale o il lento declino e ritiro dell'Occidente in un mondo virtuale.
In quel caso spero proprio che i nostri figli scappino. Fuori dall'Occidente, forse il mondo è brutto e cattivo, ma la vita non è un videogioco o tik tok, se vivi succedono anche cose brutte, è intrinseco nella condizione umana e nella libertà che ne deriva.
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