Da ragazzo ho praticato vari sport, preferivo quelli di squadra, fuggivo dalle responsabilità, scherzo, poiché ho avuto sempre uno spirito cameratesco, mi piace condividere, le battaglie (in questo caso sportive). Ovviamente come tanti ho giocato a calcio, e i suoi derivati, poi più in là conobbi il rugby, per caso, non avevo amici che giocavano a tale sport, un ragazzo che frequentava la sorella della mia fidanzata dell'epoca, mi invitò ad un allenamento, visto che lui giocava a rugby, io andai, e meno male perché quel ragazzo, due giorni dopo andò a lavorare in un villaggio turistico e non lo vidi più.
Fu amore a prima vista..
Uno sport che visto in tv, può dare un impressione sbagliata, soprattutto nel periodo precedente agli anni 2000 dove, non aveva spazio in televisione e facevano vedere qualche immagine di rado, e per colpire lo spettatore, erano immagini di gente bendata, o sanguinante.
Il rugby è soprattutto correttezza, è condivisione, è sacrificio misto ad allegria e passione, è rispetto per compagni ed avversari. Ad esempio il terzo tempo, non è concepito per altri sport. Sul campo si è tutti indispensabili, non è che ti puoi basare sul fuoriclasse che ti risolve la partita, con una giocata, oppure se un calciatore di calcio ha una giornata storta, viene compensato e coperto da altri 9 che giocano bene, nel rugby si esalta la collettività, ogni giocatore guadagna il suo centimetro, il suo spazio, fino ad arrivare assieme ad un azione che porterà alla meta. Il gioco è di per sé, una "battaglia" sportiva, dove bisogna guadagnare più terreno dell'avversario e quindi respingere ogni avanzata di questi, ogni metro in più è una conquista. Poi il fatto che la palla sia ovale, non aiuta a capire dinamiche e traiettorie che può avere.
Vivo in una città dove non c'era l'università, quindi era meno l'ambiente dove trovare giovani per giocare, poiché tutti si dedicavano al calcio, soprattutto in periferia, per cercare eventuali riscatti dalla vita
A tutto questo aggiungiamo, che in Sicilia nelle serie inferiori, si giocava sulla terra battuta, quindi anche la semplice scivolata era "corrosiva", l'estate serviva a sanare tutte le croste. In un periodo dove non esistevano i cellulari, tantomeno i social, il nostro WhatsApp era lo spogliatoio e il pullman per la trasferta. Era quasi normale diventare "famiglia", la coesione del gruppo era la questione fondamentale, spesso si usciva assieme, si ci legava sempre più,e tutto ciò lo ritrovavi in campo, dove in ogni mischia, non vedevi un tuo compagno in difficoltà, vedevi un tuo fratello che aveva bisogno di te. A quel tempo portavo i capelli molto lunghi, sotto le spalle, mai a nessun avversario è passato per testa di tirare la chioma durante una fase conciata, vi era sportività anche nei più rozzi. Il ruolo che ricoprivo di più era la terza linea, ma se mancava qualcuno, facevo di tutto, anche l'ala. Non ero un giocatore di spiccata bravura, ero uno che si metteva a disposizione, poi feci il corso per poter allenare i ragazzi, e giravo le scuole per far conoscere questa disciplina, e poi ricavai una squadra giovanile che partecipò al campionato, i ragazzini mi volevano bene, alcuni genitori meno, poiché quelli forti li tenevo in panchina. Il mio messaggio era che non è importante vincere, perché uno di 15 è sviluppato prima di un coetaneo quindi pare suo padre, bisogna essere squadra e non passare la palla al più grosso, ci vuole coesione, dopo poco tempo sarebbero cresciuti fisicamente anche loro e quindi non avrebbero più avuto uno più grosso.
Una domenica in un paese etneo, gli avversari non arrivavano al numero legale per giocare, quindi l'arbitro mi dice che la partita è vinta a tavolino,io dopo aver fatto fare la mattinata ai miei ragazzi e anche per gli avversari, chiesi al loro allenatore di mischiarci, giocando anche noi grandi, tanto per divertirci,conservo un bel ricordo.
Adesso dico a chiunque, non importa il fisico, non importa l'età, o il sesso (ci sono formidabili squadre femminili), se potete, provate un approccio con la palla ovale, sicuramente sarà amore a prima vista.
Ai genitori dico che il rugby è uno sport nobile, si apprende la disciplina, il coraggio, il sacrificio, il senso di appartenenza...... Insomma cresci bene giovinezza
Angelo Giudice addì 6/3/25
Fu amore a prima vista..
Uno sport che visto in tv, può dare un impressione sbagliata, soprattutto nel periodo precedente agli anni 2000 dove, non aveva spazio in televisione e facevano vedere qualche immagine di rado, e per colpire lo spettatore, erano immagini di gente bendata, o sanguinante.
Il rugby è soprattutto correttezza, è condivisione, è sacrificio misto ad allegria e passione, è rispetto per compagni ed avversari. Ad esempio il terzo tempo, non è concepito per altri sport. Sul campo si è tutti indispensabili, non è che ti puoi basare sul fuoriclasse che ti risolve la partita, con una giocata, oppure se un calciatore di calcio ha una giornata storta, viene compensato e coperto da altri 9 che giocano bene, nel rugby si esalta la collettività, ogni giocatore guadagna il suo centimetro, il suo spazio, fino ad arrivare assieme ad un azione che porterà alla meta. Il gioco è di per sé, una "battaglia" sportiva, dove bisogna guadagnare più terreno dell'avversario e quindi respingere ogni avanzata di questi, ogni metro in più è una conquista. Poi il fatto che la palla sia ovale, non aiuta a capire dinamiche e traiettorie che può avere.
Vivo in una città dove non c'era l'università, quindi era meno l'ambiente dove trovare giovani per giocare, poiché tutti si dedicavano al calcio, soprattutto in periferia, per cercare eventuali riscatti dalla vita
A tutto questo aggiungiamo, che in Sicilia nelle serie inferiori, si giocava sulla terra battuta, quindi anche la semplice scivolata era "corrosiva", l'estate serviva a sanare tutte le croste. In un periodo dove non esistevano i cellulari, tantomeno i social, il nostro WhatsApp era lo spogliatoio e il pullman per la trasferta. Era quasi normale diventare "famiglia", la coesione del gruppo era la questione fondamentale, spesso si usciva assieme, si ci legava sempre più,e tutto ciò lo ritrovavi in campo, dove in ogni mischia, non vedevi un tuo compagno in difficoltà, vedevi un tuo fratello che aveva bisogno di te. A quel tempo portavo i capelli molto lunghi, sotto le spalle, mai a nessun avversario è passato per testa di tirare la chioma durante una fase conciata, vi era sportività anche nei più rozzi. Il ruolo che ricoprivo di più era la terza linea, ma se mancava qualcuno, facevo di tutto, anche l'ala. Non ero un giocatore di spiccata bravura, ero uno che si metteva a disposizione, poi feci il corso per poter allenare i ragazzi, e giravo le scuole per far conoscere questa disciplina, e poi ricavai una squadra giovanile che partecipò al campionato, i ragazzini mi volevano bene, alcuni genitori meno, poiché quelli forti li tenevo in panchina. Il mio messaggio era che non è importante vincere, perché uno di 15 è sviluppato prima di un coetaneo quindi pare suo padre, bisogna essere squadra e non passare la palla al più grosso, ci vuole coesione, dopo poco tempo sarebbero cresciuti fisicamente anche loro e quindi non avrebbero più avuto uno più grosso.
Una domenica in un paese etneo, gli avversari non arrivavano al numero legale per giocare, quindi l'arbitro mi dice che la partita è vinta a tavolino,io dopo aver fatto fare la mattinata ai miei ragazzi e anche per gli avversari, chiesi al loro allenatore di mischiarci, giocando anche noi grandi, tanto per divertirci,conservo un bel ricordo.
Adesso dico a chiunque, non importa il fisico, non importa l'età, o il sesso (ci sono formidabili squadre femminili), se potete, provate un approccio con la palla ovale, sicuramente sarà amore a prima vista.
Ai genitori dico che il rugby è uno sport nobile, si apprende la disciplina, il coraggio, il sacrificio, il senso di appartenenza...... Insomma cresci bene giovinezza
Angelo Giudice addì 6/3/25