Oggi quello che mi colpisce è, l’abusivismo verbale. Ovvero, abusare di termini, che oltre ad essere inopportuni, diventano privi di significato quando, appunto lo si usa di frequente e senza nesso logico. Oggi parliamo della parola, CAMERATA. Incontrando un amico in un bar, mi presenta due persone, appellandole “camerati”, soltanto perché, apprezzano la pettinatura della Meloni, oppure perché sono arrivati puntuali, come i treni di una volta. Questo termine, che per alcune persone, ha quasi valore sacro, non può essere elargito con tanta semplicità. Per alcuni poveri di spirito, chiunque è un loro conoscente, è di conseguenza un camerata, conoscono una persona da 10 minuti, siccome ha il mento volitivo, per loro è un camerata. Io questo vocabolo lo uso pochissimo, per vari motivi, uno dei quali è, che la definizione da un lato è restrittiva e dall’altro è di valore supremo, definisco poche persone così, o fratelli di viaggio, o individui che anche se non ho, il piacere di conoscere, conosco il loro valore umano. Quindi di conseguenza, odio sentirmi appellare in tal modo, da sciocchi che si sentono fascisti, e ancor peggio si sentono come me. Quando uno, che io non ritengo mio fratello, mi chiama “camerata”, lo schiaffeggerei, e allo stesso modo, non mi sentirete chiamare mai nessuno così, direi “un ragazzo” “un mio amico” “un tale, un tizio, uno di quel partito” mai chiamerei qualcuno con quel termine. Se, raramente mi sentirete chiamare qualcuno così, sarà perché indico uno coi controcazzi. Sicuramente, non uno che ha appena ordinato un caffè Nero Bollente. I termini devono essere centellinati, perché poi diventa come, chiamare troia, chiunque sorride perché gioviale ed espansiva. No, non sono tutte troie, no, non sono tutti camerati (anche se votano a dx, anche se hanno un busto del duce, in soggiorno)……………anche Badoglio era un camerata.
Angelo Giudice
Angelo Giudice