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Durante la mia gioventù, mi capitava di guardare, con una specie di ammirazione, gli uomini che indossavano, l'orecchino, o quelli che avevano un tatuaggio. Erano quasi sempre, dei ricordi forti ed indelebili, che quelle persone, si portavano dentro,oltre al disegno sulla pelle. Erano uomini, che avevano storie dietro ogni disegno. Molti erano stati reclusi, tanti erano stati imbarcati, quindi avevi due tipi di viaggiatori, l'avventutiero colui che solca i mari, e colui che viaggia con la mente, poiché frenato da alte mura e ringhiere. Io giovincello, vedevo un non so che, di rivoluzionario, in quegli ornamenti. Un segnale, un distinguersi dal mondo comune, come lo era, un anello importante per cardinali o mafiosi. Molti miei coetanei, spinti dal senso di ribellione, cominciarono a bucarsi i lobi,ancora per il tattoo c'era la paura, del giudizio della gente comune, che avrebbe chiesto " a sciuto ro cacciri? "(uscito dal carcere). Io invece per pudore e rispetto, non ho avuto mai l interesse a farmi mettere un orecchino, perché non mi sentivo così avventuriero, non ero così, sciocco da pensare che un gingillo, mi avesse procurato più rispetto, o che dentro me, trovassi energie da bel René. Non è l'orecchino che fa il monaco, dice un proverbio. Poi negli anni mi sono distratto un attimo,tornato a guardare il mondo con occhio critico, ho visto che dal Papa al presidente del consiglio sono tatuati, che le persone comuni hanno piercing ovunque. Che pur di aver la pelle dipinta, si fanno scrivere stronzate....
Allora posso dire in tutta onestà, mi sento Robespierre, Masaniello, il bandito Giuliano... Con la mia pelle candida, a parte i segni dei chirurghi...

Angelo Giudice

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Angelo
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