Lo scrittore e fumettista Francesco Manetti ci introduce al mondo magico di Sophie Da Vinci
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Qualche tempo fa Giuseppe Cozzolino mi contattò chiedendomi di collaborare al suo progetto per un volume di narrativa supereroistica, che poi si è concretizzato nella strabiliante antologia "Vintageverse - storie di supereroi made in Italy" pubblicata da AliRibelli. Fra la rosa di personaggi - maschili e femminili - che mi fu presentata scelsi senza esitazione Sophie Da Vinci, spinto anche da un certo innocuo "campanilismo", inutile negarlo. Il personaggio è infatti un discendente di Leonardo da Vinci e ha come base operativa la città di Firenze: il sottoscritto in quella città ci è nato nel 1965 e con essa ha profondi legami. Il personaggio, in aggiunta, mi intrigava fortemente essendo lei una "avventuriera dell'ignoto".
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Per tutta l'infanzia e la giovinezza mi ero infatti nutrito di segreti scientifici, di archeologia misteriosa, di antichi astronauti, di cronache ufologiche, e via dicendo. Fra le mie letture preferite vi era la saggistica di Peter Kolosimo, di Charles Berlitz, Josef Hynek, Pauwels & Bergier, etc. "Il Giornale dei Misteri" di Tedeschi era un mio acquisto abituale (e molti anni dopo ebbi anche l'onore di collaborarvi per un numero speciale sul "fumetto misterioso"); in ambito fumettistico ho adorato Gli Eterni della Marvel e, ovviamente, il Martin Mystère di Castelli. Per quanto invece riguarda i contenuti del racconto di Sophie ho scelto un'ambientazione crono-geografica a me familiare: l'alluvione dell'Arno del novembre 1966 nelle campagne fiorentine, dove ho vissuto per più di 30 anni. Questa situazione catastrofica l'ho abbinata all'idea di un antico visitatore spaziale e ho cercato di immaginare cosa sarebbe potuto succedere con questo "estraneo" in circolazione in quei tempi e in quei luoghi e come avrebbero reagito Sophie e Vitruvius - inarrestabile compagno d'avventure robotico. Ho cercato di mantenermi sulle corde del "realismo magico" - terminologia che apprezzo solo in parte, ma che uso per meglio intendersi - mescolando l'impossibile (niente del genere è mai accaduto nei dintorni di Firenze nel 1966) al reale (l'alluvione, gli avvistamenti UFO in Toscana nel 1954, la topografia di Firenze e dei dintorni, etc.) e al verosimile/plausibile (l'androide, la conversione diretta della massa in energia, l'entanglement quantistico, etc.). Il racconto che ne è risultato non so quale gradimento potrà incontrare, ma io mi sono divertito un bel po' a scriverlo!

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Giuseppe Cozzolino
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