È obbiettivamente difficile dare un commento generale sulla geopolitica degli ultimi dieci-quindici giorni. Non solo per una ricaduta di amarezza personale di fronte alle porcate vere e proprie a cui abbiamo assistito, a raffica, da parte di un'amministrazione americana scaduta che, invece di gestire l'ordinaria amministrazione come correttezza istituzionale avrebbe voluto, sta cercando di precipitare gli eventi senza neppure chiedersi cosa ne verrà fuori un domani (ammesso che il concetto di “domani” abbia un senso per costoro). Ma anche perché, per poter parlare decentemente degli ultimi eventi, bisognerebbe essere esperti contemporaneamente di Balcani, Russia, Caucaso, Medio Oriente, e una mezza dozzina di argomenti relativi, dalle armi ai flussi finanziari, che non sento di padroneggiare abbastanza da parlare con altrettanta sicurezza di un tuttologo dell'ISPI. Tuttavia, il livello di sfrontatezza con cui la propaganda mainstream ci sta spacciando liquami per acqua fresca è tale che, anche per rispetto verso chi legge, alcune precisazioni su alcuni fatti-limite, evidenti anche ad un non-specialista, van fatte.

Gli anglosassoni, specie quelli d'oltreoceano. sono ormai famosi per un certo manicheismo con cui impostano le relazioni internazionali. In una materia in cui la diplomazia, e quindi il dialogo, lo scambio di vedute, la trattativa e il compromesso dovrebbero farla da padrone, loro ci spiattellano in faccia un mondo in banco e nero, di Buoni e Cattivi, Giubbe Blu contro Indiani, il Bene contro il Male. E il Male sono sempre, manco a farlo apposta, gli altri, quelli che non piegano subito la testa. Già Reagan blaterava di “Impero del Male” riferendosi all'URSS. Questa narrazione è da un secolo accompagnata da una valanga di materiale audiovisivo, oltre che da scribacchini prezzolati, che intasa schermi, etere e canali di ogni tipo, tanto che il pubblico ormai se ne è fatto inebetire a livelli, in alcuni casi, di non ritorno. E che oggi, come nelle scene più dense del romanzo di Orwell “1984”, non teme neppure di contraddirsi nella stessa pagina, quando non nella stessa frase.

Prendete la storia degli “Stati Canaglia”, ad esempio, definizione infamante, miserabile patente assegnata da G.W.Bush, uno dei presidenti più stupidi della Storia americana, ad una serie di paesi stranieri all'indomani dell'11 Settembre. Afghanistan, Iran, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Cuba e Corea del Nord ne erano i membri fissi, ma non gli unici, e avevano tutti la caratteristica di non simpatizzare per le multinazionali occidentali e per le basi militari a stelle e strisce, cosa che li rendeva automaticamente “sponsor del terrorismo internazionale”, anche se molti di loro, come l'Iran, l'Iraq, la Siria, Cuba e i nordcoreani non abbiano mai partecipato a nulla del genere, mentre la Libia, che fu effettivamente e per decenni un punto di riferimento per movimenti terroristici di mezzo mondo, fu attaccata e smembrata quando quella politica era stata sepolta da un pezzo in cambio di buoni rapporti con l'Occidente. È già osceno che un Paese si arroghi il diritto di emettere liste di proscrizione di altri Stati, bollandoli come “illegali” o “criminali”, senza esibire uno straccio di prova dei crimini suddetti, e senza neppure esservi ufficialmente in guerra. Ancora più deprimente è stato che una lunga sfilza di altri Stati, tutti a governi sedicenti liberali, democratici e amici della pace fra i popoli, abbiano spalleggiato il promotore della lista in una serie di azioni violente contro i “nemici della pace e della democrazia” dividendo il mondo in una surreale lavagna dell'asilo con i Buoni di qua e l'”Asse del Male” di là. E “quelli”, ovviamente, erano colpevoli di tutto l'armamentario classico appioppato ai nemici dell'anglosfera: illiberali, antidemocratici, militaristi ed espansionisti, subdoli manipolatori delle istituzioni e della sovranità altrui, e, (dulcis in fundo) terroristi o sponsor del terrorismo internazionale.

Negli ultimi giorni, però, stiamo assistendo ad una sarabanda che, almeno per le proporzioni e la concentrazione di questi fenomeni, è piuttosto inedita.

Si è votato in Romania, ha vinto (ma solo al primo turno) un candidato europeista di centrodestra (come tutti i partiti dei Paesi UE, o si è europeisti o si finisce sotto l'1%), solo che questo signore ha messo in chiaro di voler tenere una politica che eviti lo scontro diretto con la Russia. Vista la posizione della Romania, parrebbe il minimo sindacale, anzi, pura sanità mentale. Ma a Bruxelles si sono subito allarmati, e non solo: persino Washington ha messo in guardia da una “deriva”, cosa che non si erano mai permessi di fare neppure loro sino ad ora. Dopo appena un paio di giorni, la Corte Costituzionale rumena annulla il voto ventilando fantomatiche “ingerenze russe”. Passano i giorni, e la misura inaudita resta senza alcuna reale giustificazione che non fosse il fatto che il candidato in testa votato dai rumeni non piacesse. Si è avanzata la risibile “prova” coi gruppi di discussione su TikTok in cui dilagava la “disinformazione russa”, ossia: su TikTok la gente parlava liberamente citando fonti che non erano solo quelle a libro paga CIA. In pratica, hanno fatto del voto democratico carta igienica perché la gente in chat parlava male della sinistra. Né a Bruxelles né a Washington, stavolta, hanno alzato un sopracciglio o messo in guardia da derive antidemocratiche, segno evidente che chi ha pagato i giudici della Suprema Corte a Bucarest è rimasto contento.

In Georgia è successa una cosa simile. Elezioni, partito filo-occidentale che vince, ma che in programma non ha la guerra con la Russia. Bruxelles nega legittimità al voto per (udite, udite) “ingerenze russe”, che neppure ora, dopo settimane, si capisce quali siano state. Se pare normale che un organo non eletto da nessuno come la Commissione Europea possa permettersi di dare patenti di legittimità al voto di Paesi che non sono neppure membri, ascoltate il resto. Scoppiano disordini contro l'insediamento di un governo “filorusso” che filorusso non è, così come “filorussa” non era la legge, sempre in Georgia, abbondantemente calunniata dai lecchini di regime nostrani perché imponeva alle ONG di dichiarare i loro finanziatori. Legge che semplicemente vuole far risaltare che quelli che, in Georgia come in Ucraina, in Moldova e ovunque nel mondo, scendono in piazza a rovesciare governi vengono foraggiati da multinazionali occidentali. E infatti le stesse ONG organizzano tafferugli che la stampa nostrana presenta come una rivoluzione colorata (fra l'altro, questo erano). Una certa Khatia Dekanoidze è una delle guide delle proteste “democratiche”. Iniziò la sua carriera nel 2003, nel famigerato governo Saakashvili, appena uscita da un istituto legato alla CIA, la RAND Corporation. Si occupò per anni dell'Ossezia del Sud, e sotto la sua guida le tensioni di un conflitto ormai sopito si riaccesero, sino ai colpi di cannone che portarono all'intervento russo nel 2008. Ambasciatrice a Washington nel 2007, fu ministro dell’educazione nel 2012, ma nel biennio 2015/2016 la ritroviamo a capo della polizia nazionale ucraina sotto il governo-fantoccio del dopo-Maidan di Poroshenko. Sì, una straniera a capo della polizia nazionale, ma in Ucraina non era il solo caso. Se vi sembra incredibile, guardate pure su Wikipedia. La presidente della repubblica georgiana, invece, Salomé Nino Zourabichvili, quella che ha denunciato irregolarità nelle votazioni, senza uno straccio di prova e soffiando sugli scontri armati del suo stesso Paese, è una francese che fu ambasciatrice della Francia in Georgia. Un'altra straniera che aveva non solo lavorato, ma giurato fedeltà ad un governo straniero, e che, dopo un passaporto regalato in fretta e furia, si ritrova ad essere quella che gestisce gli interessi di un popolo di cui sa poco e niente. Ma, in compenso, saprà benissimo quali siano gli interessi francesi e occidentali da tutelare. Praticamente, una Elly Schwein che ce l'ha fatta.

Un'altra che ce l'ha fatta, in Moldavia, è Maia Sandu, laurea ad Harvard, ex della Banca Mondiale (sempre dei curriculum interessanti, avrete notato), ha in programma mettere le mani sulla Transnistria (un altro conflitto congelato da riaccendere, sembrano fatte con lo stampino) e si è fatta rieleggere brogliando col il voto dei moldavi all’estero ma escludendo di fatto quello dei moldavi residenti in Russia. Anche questa quando pareva in svantaggio ha tirato fuori “ingerenze russe”, sempre senza lo straccio di una prova, poi quando ha ottenuto il risultato voluto non ha proseguito, segno che c'era poco da far vedere.

E arriviamo in Siria. Qui c'era un Paese distrutto da dieci anni di guerra civile in cui Russia e Iran avevano salvato il regime laico di Bashar Assad contro ai tagliagole dell'ISIS e di Al Qaeda foraggiati da USA (sino almeno all'arrivo di Trump alla Casa Bianca che mollò i terroristi islamici) e Occidente, Turchia inclusa . Dal 2018 non si sparava più, i tagliagole erano dispersi e la Siria era conciata così male che Assad pensava solo ad una lenta ricostruzione. Israele però non è mai stato d'accordo, e ha avuto il coraggio di bombardare un Paese incenerito e inerme in più occasioni, anche se l'esercito siriano non solo non costituiva una minaccia, ma neppure era in grado di reagire. Poi, questo mese, la situazione precipita: Israele, che ha già occupato mezzo Libano, consegna ai “ribelli” (leggi: terroristi islamici) le armi rastrellate sia qui che a Gaza (spesso di provenienza occidentale, rivendute dagli ucraini). Insieme alla Turchia fomenta un'offensiva che, in assenza di forze russe o iraniane in altre faccende affaccendate, non incontra resistenza. Crolla tutto, Assad fugge in Russia e a Damasco si insedia quello che dieci anni fa tutti paventavano: un governo costituito da militanti di Al Qaeda e dell'ISIS che viene presentato come “moderato” (non scherzo) mentre già si è dato alle esecuzioni sommarie dopo aver sospeso la Costituzione (se non c'è una legge da infrangere, non sono un fuorilegge: logico, no?). Aggiungiamoci che questi che la stampa nostrana presenta come dei rivoluzionari si mantengono (anche) col narcotraffico, e abbiamo completato il quadro: abbattuto uno Stato laico in cui le donne potevano girare senza velo e nei negozi si poteva acquistare vino, per far spazio a quelli che tagliavano la testa a gente a caso.

In tutto questo, Israele ne ha approfittato per annichilire a rischio zero la flotta siriana (che già non dev'essere stata un'Invincibile Armada) e per entrare in territorio siriano occupando oltre le alture del Golan. Tanto, dall'altra parte non esiste più uno Stato, che male c'è? Anche se quello Stato lo hanno cancellato loro. Se ci fossero stati dubbi (ed io non he ho mai avuti) che l'ISIS era una creazione tutta americana (in particolare un'idea del Dipartimento di Stato a guida Hillary Clinton), ora abbiamo la conferma che è anche tutto a vantaggio di Israele. Quello che fa la vittima dell'islamismo da ottant'anni, e che a Gaza bombarda scuole e ospedali perché ci sono “i terroristi”. Ora hanno messo uno di Al Qaeda a Damasco. Loro. Chiedetevi come mai l'ISIS non ha MAI colpito su territorio americano o israeliano, e abbiamo tutto.

Sì, se ci fate caso c'è tutto quello con cui ci hanno letteralmente sommerso di liquami per decenni, accusando i “Nemici dell'Occidente” di essere il Male Assoluto: soppressione del voto democratico, sedizione, violenze e rovesciamento di governi eletti, promozione del terrorismo islamico, guerra di aggressione e sterminio di civili. E fatemi un favore, siccome siamo nell'era del fact-checking, controllate. Su Trump, sul Covid, sulle notizie pubblicate su Telegram da anni non si può dire nulla che devii di un millimetro dalle omelie di Mentana o dalle veline Rai che arriva un anonimo fallito a cancellarti, bloccarti e spiegarti che “manca il contesto”, cosa fra l'altro priva di senso (se riporto un fatto, QUELLO è il contesto). Ma non si è ancora svegliato nessuno a controllare quanto erano fondati i motivi per annullare le presidenziali rumene, contestare le elezioni georgiane, o se davvero negli asili di Gaza c'erano nascoste armi e terroristi. Per nulla dire della filastrocca “c'è un aggredito e un aggressore”: quando a invadere e aggredire è Israele, sono distratti. Lì la carta igienica stampata italiana non ha factceccato nulla. Solo una società completamente lobotomizzata può essere trattata così, ridotta a vedere sfilare i propri governi esibirsi in tutto ciò che questi stessi avevano accusato fare i cosiddetti Stati Canaglia, senza batter ciglio.


Eppure sarebbe una notiziona, da farci dei bei titoli in prima pagina: Ultim'ora! Gli Stati Canaglia siamo noi.

P.S. Un doveroso ringraziamento, che comporta un'osservazione. Ringrazio il Duca che, tramite il suo canale Telegram, mi ha dato lo spunto per questo articolo. Se non fosse stato per lui, non avrei mai saputo che la presidente georgiana è una francese, né altre cose altrettanto rilevanti. Perché sui media tradizionali non ce n'è stato praticamente traccia, come se fossero state fesserie. Hanno invece dato ampio risalto che il nuovo presidente eletto è un ex-calciatore del Manchester City, come a dire che sia un dettaglio più rilevante. Tradotto: senza Telegram, non avrei mai saputo come stavano davvero le cose e non sarei andato ad indagare ulteriormente. Adesso sappiamo anche perché vogliono chiudere Telegram

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