C'è un brevissimo ma geniale racconto di fantascienza di Frederic Brown, “La risposta”, così breve che la sintesi è lunga quasi quanto l'originale. Dopo secoli (o millenni?) di progresso scientifico, l'uomo crea IL supercomputer, quello capace di raccogliere in sé tutto il sapere universale. Una volta acceso, uno dei creatori ha l'onore di porre la prima domanda. “Sarà una domanda alla quale nessuna macchina cibernetica ha saputo rispondere sino ad ora”. E la domanda è: “Dio esiste?”.

La risposta gela tutti: “Adesso sì”.

E mentre il programmatore si lancia verso la leva di disattivazione, un fulmine lo incenerisce, aprendo una nuova era nella storia dell'umanità.

Si parla sempre più insistentemente della cosiddetta “intelligenza artificiale”, e molti ne approfittano per farne una satira o un semplice sfottò sfruttando l'estrema approssimazione e la banalità delle risposte che si ottengono testando quella che dovrebbe essere una replica della mente umana, ma così facendo si perde il reale significato della cosa. La cosiddetta I.A. è qui per restare, e ciò è tutto fuorché una buona notizia. Come i traduttori automatici, che vent'anni fa erano inutilizzabili perché sfornavano traduzioni ridicole e sballate, perché incapaci di ragionare come, appunto, una mente umana, e oggi sono diventati così buoni che hanno già provocato la sparizione quasi totale dei dizionari cartacei, anche l'intelligenza artificiale verrà perfezionata, affinata e limata sino a quando non sarà capace di prendere il posto per cui è stata progettata, togliendolo ovviamente a ciò che sino ad ora sta solo scimmiottando. E se i dizionari online hanno sostituito i dizionari cartacei, di cosa potrà prendere il posto un'Intelligenza Artificiale? Sì, ci arriviamo tutti. Solo il perché è di più difficile definizione, ma non per ragione di difficoltà oggettiva: più che altro, per l'orrore che la risposta susciterebbe.

Un mio vecchio, carissimo amico, che negli anni '70 (quando il racconto di Brown aveva già vent'anni) era un figlio dei fiori ed un anarchico (quest'ultimo lo è rimasto sino ad ora) mi ripeteva per anni che in un futuro sempre più vicino le macchine avrebbero fatto tutto il lavoro manuale, mentre il destino degli uomini sarebbe stato quello di immergersi nella vita intellettuale, perseguendo il Bello con l'arte, il Vero con la scienza, il Bene con la morale.

La mia risposta era che i padroni delle macchine non avrebbero mai permesso la condivisione dei loro frutti, ne avrebbero goduto da soli, e gli altri avrebbero fatto la fame. (Curiosamente, in genere nelle nostre discussioni ero io a fare la parte del romantico idealista e lui del cinico vissuto.)

Purtroppo i tempi sembrano voler dare ragione a me. Se quando lui aveva vent'anni ai suoi coetanei il posto fisso sembrava una condanna alla morte civile e i giovani di tutta Europa e Nordamerica preferivano vagabondare affidandosi al caso pur di vivere un'esistenza libera e piena, oggi l'ideologia dominante ha ottenuto la sua vittoria più grande convincendo proprio le più giovani generazioni della desiderabilità di un'esistenza inchiodata ad una scrivania sino alla pensione, da raggiungere ad un'età in cui si sia dei rottami sia nel fisico che nella mente. E poi, basterebbe considerare un qualcosa di fondamentale per un'esistenza sana come il tempo libero. Da cinquant'anni a questa parte è aumentato o diminuito? Sono queste le cose che permettono di capire quanto la tecnica abbia migliorato, o peggiorato, la qualità della vita generale.

Io credo che un discepolo di Spengler, oggi viva in una specie di Luna Park. Ovunque si volti, trova un esempio o una conferma più lampante della precedente della decadenza e del declino della civiltà occidentale. La compressione della dimensione umana a favore di aspetti disumani o subumani dell'esistenza, come la schiavitù dal lavoro, dal profitto e dai paradigmi mentali imposti dall'alto è un qualcosa di difficilmente negabile, se non per malafede o totale atrofia cerebrale. Ed è un cammino che inizia almeno dal XVII secolo, con l'emergere del pensiero scientifico come dimensione privilegiata dell'Umano svincolata da qualsiasi limite di natura religiosa o morale. Nel secolo dell'Illuminismo si distrusse il Sacro e il valore della tradizione. Nel XIX secolo, quello della rivoluzione industriale, si elevò agli altari la religione del lavoro, sia da parte del liberalismo borghese che del nascente socialismo. Nel XX secolo si demonizzò il concetto di Nazione, per poi aggredire, più tardi, quello di razza a livello biologico (e poco importò se tale concetto esiste ben prima della stessa biologia). Oggi, quando tutti credono che il libertinaggio orgiastico e pansessuale, il cosmopolitismo nomade e la tecnologia tascabile onnipervasiva abbiano aperto la strada a quel futuro che si attendeva col 2000 come una palingenesi per l'intero genere umano, pochi se non pochissimi si rendono conto che si è alle logiche conclusioni di un cammino che, nonostante sia stato presentato come Umanesimo liberatorio e illuminante, non sta facendo altro che realizzare la negazione dell'umano in tutte le declinazioni che questo termine aveva avuto nei millenni. E tutto deriva in maniera molto stringente dal primo passo, ossia la morte (o forse dovremmo parlare di assassinio) del concetto di Sacro. È il peccato originale della Modernità. Morto Dio, come ben comprese il Dostoevskij dei “Fratelli Karamazov”, “tutto è permesso”. Nessun limite alla Scienza, all'Economia, alla Politica per la manipolazione, lo sfruttamento e la soppressione non solo e non tanto di esseri umani, ma di tutto ciò che fa di noi uomini.

L'Intelligenza Artificiale è la logica conclusione. Permettere ad una macchina di scimmiottare i procedimenti mentali tramite cui gli esseri umani ragionano è non un esperimento divertente, né un esempio. È il passo primo della sostituzione dell'Uomo in quello che era rimasto l'ultimo suo baluardo, ossia l'attività intellettiva, dato che in quelle fisiche era divenuto superfluo. E il fatto che l'I.A. manchi di ciò che caratterizza massimamente l'uomo, ossia la coscienza, non è un difetto per chi progetta questa mostruosità. Probabilmente è un pregio, dato che mancherà qualsiasi ostacolo morale o anche solo istintivo. Questa creazione non fa che manifestare il principio che ha guidato la scienza moderna, quella scienza che fa necessariamente tutto ciò che scopre essere possibile, dalla clonazione al cambio di sesso, bollando come bigotto o superstizioso (“oscurantista”) chi vorrebbe sollevare obiezioni di carattere non prettamente razionale. La razionalità assoluta ha posto le premesse per eliminare la caratteristica più profonda di ciò che chiamiamo “umano”, ossia la personalità, l'individualità, quella che gli antichi chiamavano Anima. Non avremo che duplicati di scarso valore (ma già li abbiamo) di esseri umani, buoni giusto per sfiancarsi a fare lavori detestabili e dissanguarsi per comprare prodotti inutili o dannosi, i cui doni più preziosi, che civiltà sane riconoscevano come di origine divina, l'intelligenza e la coscienza, saranno regrediti al livello dei loro omologhi artificiali. Il razionale avrà ucciso il ragionevole, l'artificiale la vita, e già ci propagandano l'uomo del futuro come una larva che vive in un mondo virtuale vedendo non il mondo attorno a sé, con tutte le sue meraviglie e tesori senza fine, ma duplicati in pixel dentro ad una maschera di plastica perennemente sugli occhi, un subumano manipolato a piacere e ridotto a prodotto di consumo egli stesso. Una cosa senz'anima, del tutto artificiale.

Probabilmente è anche sulla scorta di considerazioni simili che Elon Musk ha messo in guardia dai pericoli di uno sviluppo ed utilizzo incontrollato di questa tecnologia. Elon Musk, quello che ha finanziato la ricerca per impiantare chip nel cervello di scimpanzé pensando agli esseri umani, e ho detto tutto.

Neppure ci si può consolare pensando che per ora la cosiddetta “intelligenza” è piuttosto stupida, dato che la stupidità è una delle forze trainanti della nostra epoca, che il quoziente intellettivo medio, specie nei Paesi occidentali, è in calo da decenni (per svariate ragioni) e che in sostanza siamo noi, anche e soprattutto grazie al rimbecillimento globale dietro a degli schermi illuminati, ad andare incontro ad uno pseudocervello incapace di alcunché di creativo o originale assomigliandogli sempre più. Probabilmente il risultato della diffusione dell'I.A., ossia l'atrofizzazione delle capacità cerebrali della specie umana, è un qualcosa che è iniziato anche senza di essa, basti pensare all'osceno spettacolo di omologazione, opportunismo e servilismo globale di fronte alle misure più ridicole e alla propaganda più gretta e inverosimile viste per anni prima con la cosiddetta pandemia, poi con la guerra dell'Occidente alla Russia. I pochi che hanno osato pensare e usare lo spirito critico sono stati poco meno che linciati. E attualmente non esiste nessun vero dibattito pubblico sulle questioni fondamentali, ma chi non si adegua alle parole d'ordine del momento, dal riconoscimento di una genitorialità omosessuale (che fa violenza non solo alla biologia, ma alla stessa logica) al farsi inondare da masse di immigrati inutili e in prospettiva nocivi, viene immediatamente classificato come un nemico fascista e razzista da emarginare, senza alcun tentativo di analizzare le ragioni nel merito. Il terreno, a ben vedere, è fertile per un accelerazione del processo degenerativo.

Come qualcuno fa ogni tanto notare, la realtà riesce spesso a superare la fantasia, ma in peggio. Qui andremo a superare anche la fantascienza, mettendoci in mano a processi tecnologici che di divino non avranno né la dignità né la potenza, ma abbassandoci noi al livello subumano di una macchina incapace di provare stupore per il creato e di chiedersi il più banale dei “perché”.

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Friedrich von Tannenberg
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