Ora che l'inchiesta sulla corruzione dell'Europarlamento da parte del Qatar si sta allargando e i particolari diffusi in misura tale da poterci ragionare sopra, è possibile azzardare una prima analisi coi dati i nostro possesso.


Una è la constatazione che il Watergate ha dato agli scribacchini di regime l'autorizzazione a non sforzarsi nemmeno per provare a dare un nome a ciò che accade. Qualsiasi cosa avvenga, infatti, è un qualcosa col “-gate” finale. Persino la squallida storia di adulterio e sesso orale di Clinton-Lewinsky fu fregiata di “Sexgate”. Evidentemente i neuroni dei “professionisti dell'informazione” (che ormai suona piuttosto come un'espressione sarcastica) sono così pigri che si addormentano già dai titoli. E quindi, si va di “Qatargate”, pure se si sa già che ad elargire mazzette agli integerrimi parlamentari socialisti europei è stato anche il Marocco (e, possiamo giurarci, la lista dei Paesi donatori si allungherà ulteriormente).


Andando ad entrare più nel merito, gli aspetti interessanti dell'affaire sono molti, e, che mi risulti, praticamente tutti ignorati dalla stampa igienica di regime.


Si tratta con tutta evidenza di corruzione internazionale. Soldi pagati dal Qatar e dal Marocco ai parlamentari UE, come si è detto, in mazzi di contanti in quantità tale da riempire veri e propri sacchi, conservati nelle abitazioni degli indagati, quando non versate sui loro conti correnti in Italia. E già qui la cosa stona.


Ora, come sa chiunque segua i casi di corruzione internazionale, questa, perché sia fatta con un minimo di circospezione, passa estero su estero. Se io, corrotto italiano, prendo una mazzetta (e a maggior ragione una maxi-mazzetta da oltre mezzo milione di euro) da un corruttore, questi soldi è bene che non transitino nemmeno su territorio UE, dove le autorità avrebbero gioco facile a tracciarli giungendo a chi sta agli estremi della transazione. La prassi è che vengano depositati in una banca di un paradiso fiscale, da dove poi, tramite carte di credito, siano spendibili. Che senso avrebbe accettare un mucchio di contanti qui a casa mia? È rischioso, già per lo stesso fatto che ciò avvenga sotto alla giurisdizione di chi deve far rispettare le leggi che sto violando. È inutile, perché non posso spendere quei soldi se non in quantità omeopatiche senza dare immediatamente nell'occhio. E mi mette nella necessità di dover esportare di nuovo quel denaro, aggiungendo rischio a rischio, per metterlo al sicuro in un paradiso fiscale. La definizione di questo comprende il fatto che rispetti un riserbo totale sulle transazioni finanziarie, permetta di aprire un conto ad uno straniero non residente senza troppi controlli, e magari questi conti siano identificati non da un nome, ma da un numero, in modo tale che eventuali inchieste non possano attribuirlo a nessuno in prima battuta. Stati del genere sono tipicamente quelli dei Caraibi, la Svizzera, o una monarchia del Golfo. Come il Qatar, appunto. Dove il corrotto avrebbe potuto ricevere direttamente il denaro dalle mani dell'Emiro (si fa per dire) senza neppure violare le leggi locali, cosa che avrebbe tagliato le ali a qualsiasi inquirente.


Si resta quindi a dir poco perplessi di fronte alla dabbenaggine di gente che, titolata a maneggiare l'impianto legale dei ventisette paesi facenti parte dell'Unione Europea, più quello dei partner con cui intratteniamo complessi rapporti commerciali e diplomatici, sembra dimostrare la competenza, la circospezione e l'acume di un idiota. Non quello di Dostoevskij, come avrebbe magari fatto pensare il titolo: il principe Mishkin, infatti, era così definito dagli uomini di mondo perché, nonostante fosse molto intelligente, era assolutamente buono, onesto, generoso e incapace di mentire. Questi sono tutto il contrario: perfidi, disonesti, avidi, bugiardi, ma anche abissalmente stupidi. Perché persino una persona di cultura non infima, come chi scrive e chi legge queste pagine, ci arriva: i soldi della corruzione vanno trattati come se fossero incandescenti e tenuti a debita distanza. Questi no, pare che abbiano la competenza di un bambino di terza media, che i tanti soldi creda vadano trattati come nei fumetti di zio Paperone, ammassati in contanti in casa e magari usati come materasso (in alternativa, lettiera per il cane).


E tuttavia l'idiozia non è la sola chiave di lettura di tutta la vicenda. Perché se Panzeri, Kaili e via degradando sono ignoranti come una gallina (sia detto senza offesa per la gallina), di sicuro le controparti qatariote o marocchine avrebbero saputo indirizzarli diversamente, anche solo per non rischiare a loro volta, maneggiando quantità gargantuesche di contante. Se li hanno assecondati, deve esserci un motivo diverso dall'idiozia, o dalla distrazione.


Da alcuni articoli letti sulla stampa di regime nell'ultimo mese so di inchieste che hanno ad oggetto la corruzione sistematica che gira da decenni attorno al business dei Mondiali di Calcio. I famosi arresti che scoperchiarono il verminaio della gestione Blatter-Platini, infatti, rivelarono che già l'edizione del 2006 la Germania se l'era comprata. Cosa che getterebbe una luce chiarificatrice anche su assegnazioni surreali come quella di USA '94 (senza togliere nulla al fatto che, a mio parere, siano stati fra i mondiali più belli di sempre come gioco e organizzazione). Corruzione e denaro a fiumi, ça va sans dire, che decisero le assegnazioni successive a Sud Africa, Brasile, Russia e (appunto) Qatar. L'inchiesta pare sia stata scatenata, surrealmente, da inglesi e americani che, dopo aver corrotto la FIFA per ottenere l'assegnazione, se la sarebbero vista soffiare da un miglior offerente. Per quanto mi riguarda, quando l'edizione attuale fu decisa, rimasi sconcertato per la sfacciataggine di dare un evento che richiede anche molto spazio ad un paese che ha una sola città. “Se li devono essere comprati”, fu il mio commento. Che non vidi comparire su nessun giornalone né programma di “approfondimento” (gli stessi che hanno poi seguito con la lingua di fuori il “boicottaggio” di Fiorello, noto analista e attivista per i diritti civili, a neppure una settimana dalla cerimonia di apertura.


Bene, ora che anche cotanti geni del giornalismo hanno scoperto l'acqua calda, sorge spontanea la conclusione che le dazioni di denaro dal Qatar non risalgano tutte all'ultimo mese, ma siano iniziate parecchio tempo fa, anche perché il fine, quello di influenzare le pronunce dell'Eurociarlamento aventi l'emirato ad oggetto, risultassero ammorbidite. E sembra che abbia funzionato, vista la lunga serie di dichiarazioni, frasi e comunicati ufficiali degli indagati (e anche di altri esponenti del mondo politico europeo e nostrano, pur se in assenza di prove di corruzione) registrate negli anni e tese a celebrare i progressi del Qatar e a promuovere la cooperazione con lo stesso. Specie nell'ultimo anno, dopo che, in piena crisi energetica a causa della guerra delle sanzioni dichiarata da Bruxelles a Mosca, ci siamo ritrovati pieni di intenzioni bellicose ma senza uno straccio di materie prime per affrontare l'inverno. Tutti ricorderanno il trionfale viaggio (o almeno così lo strombazzò la stampa igienica italiana) compiuto il 7 marzo scorso dal cosiddetto ministro degli Esteri Di Maio per conto dell'allora governo di Mario Quisling, e conclusosi con un accordo per garantirci una maggior fetta del gas naturale che il Qatar esporta (e che costituisce già il 10% del nostro import). Le cose però si incrinarono proprio durante lo svolgimento dei Mondiali. È vero che l'Eurociarlamento se la sia presa soprattutto con la Fifa di Gianni Infantino, forse perché prendere di petto chi avrebbe dovuto salvarci dalle grinfie dell'Orso Russo alle soglie dell'inverno non sembrava una mossa molto prudente, ma accusare di corruzione “grave e sistematica” chi ti ha organizzato un evento che ti dà lustro e su cui hai puntato tutto per esaltare la tua immagine nel mondo, mentre a ruota stampa, ONG e persino giocatori in campo andavano a tirare in ballo crimini contro l'umanità dal trattamento dei lavoratori stranieri al divieto di nozze gay, deve aver fatto girare parecchio le palle (e scusate il francesismo) ad Al Thani. Soprattutto considerando da che pulpito venivano le prediche, e che il gruppo maggioritario a Bruxelles è quello che, sino ad ora, è stato anche il beneficiario maggioritario dei suoi petroldollari (ed euro).


Al che mi sorge un sospetto: e se le autorità qatariote, che già tenevano in pugno gran parte dei parlamentari europei, avessero deciso di fagliela pagare cara? Magari usando proprio i metodi impiegati per corrompere come arma per incastrare chi, avendo promesso di servire gli interessi del corruttore, si era dimostrato inaffidabile? Per quanto ne sappiamo, questo ragionamento seguirebbe un filo logico, che spiegherebbe molto delle tempistiche e delle modalità con cui questo scandalo è scoppiato. E anche altro. Anche perché se un organo che detiene potere decisionale pari a zero è stato fatto oggetto di tanta generosità, quali attenzioni potrebbero essere state riservate alla ben più determinante Commissione?


E non basta. Quanto il Qatar si senta le spalle coperte in questo momento è dimostrato dalle aperte minacce che le sue autorità stanno rivolgendo proprio all'Europa dei 27, aventi ad oggetto le stesse forniture di gas che, a sentire le baldanzose dichiarazioni dei vertici della Commissione, ci avrebbero permesso di spuntare l'arma del “ricatto” con cui la Russia ci minacciava (che poi non fosse la Russia a minacciare di tagliare il gas ma la stessa UE a volerle bloccare è un dettaglio poco significativo per i geni di Burxelles). E che quindi si convertirebbero in un raddoppio del “ricatto”. Ad ennesima dimostrazione dell'acume con cui questa pletora di burocrati gestisce gli affari di mezzo continente (che poi questo non sia frutto del caso o incompetenza, ma preciso disegno, è argomento che meriterà ulteriore approfondimento).


Insomma, ne sappiamo ancora poco, ma questo poco sta illuminando molto del verminaio di stupidità, avidità, incompetenza e semplice idiozia di quella che dovrebbe essere la classe dirigente europea. Oltre a rivelare a che livelli paurosi di vulnerabilità questa ci ha messo di fronte al resto del mondo. Che, mentre noi ci svendevamo anche l'anima in nome del libero mercato, conservava o potenziava chi le industrie, chi le materie prime, chi il settore agricolo. Al punto che persino uno staterello minuscolo, senza esercito e coperto per la quasi totalità da sabbia, può permettersi di tenerci a libro paga e sotto scacco.


A noi restano i patetici europarlamentari con la bocca piena di diritti e le tasche di spiccioli provenienti da chiunque si sia preso la briga di comprarseli. Peccato non poterci almeno fare pellet per l'inverno.

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Da corruttrice per ottenere lavori, sistemare pratiche, (anche di due magistrati per risolvere velocemente il problema) ...sono stupidi e avari e sospettosi per questo vogliono il contante, per contarlo, toccarlo assicurarsi che sia quello richiesto, compiacersene. Non pensare che ci siano oscure trame
 
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LORO possono averlo fatto per stupidità e avidità, lo scrivo anche io. Ma gli altri non avrebbero corso rischi inutili. I qatarioti non sono stupidi, altrimenti non si sarebbero comprati mezza Europa (ho scoperto da pochi giorni che il Paris-Saint-Germain è loro)
 

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