Stavo scrivendo un pezzo sulla cosiddetta efficienza del capitalismo finanziario, ma mi hanno fermato la mano prima l'influenza e poi questa occasione, che è decisamente troppo ghiotta per lasciarla correre.
Sì, perché quello che appena una settimana fa definivo Eurociarlamento si è fatto rovesciare addosso non una secchiata, ma un intero container di sterco che sarà un'impresa occultare persino per i presstituti di regime, da mammana RAI a SkyBalle, pure così professionali nel nascondere le notizie scomode.
Sì, perché nel giro di un paio di giorni il Parlamento Europeo prima si è visto snobbare per la seconda volta dal CEO di Pfizer, Albert Bourla, che non si è presentato a dare spiegazioni sul cosiddetto vaccino, dopo che la prima volta la figurante che aveva spedito in sua vece aveva spiegato candidamente come “non sono mai stati testati per verificare l'efficacia contro il contagio. D'altronde nessuno ce lo ha mai chiesto”.
Neppure si era spenta l'eco di questo sfregio brutale a quel che restava della credibilità di un'istituzione da me da tempo messa nella lista degli enti inutili, che scoppiava una vera bomba termonucleare sulla stessa ragion d'essere del consesso paneuropeo: l'inchiesta sulla corruzione massiccia ad opera del Qatar di alti dirigenti ed europarlamentari al fine di dirottare le pronunce di Bruxelles in favore dell'emirato.
Sulla prima, vale la pena ricordare tutto ciò che sta dietro allo schiaffo del numero uno della Pfizer. Per due anni, infatti, tutti gli Stati europei si sono buttati in una dissennata corsa all'acquisto di un intruglio che sin da subito destava sospetti in chi, come me, aveva sentito dire da mesi medici e professori di medicina pronunciarsi su un eventuale vaccino contro il Covid: “Scordatevelo, servono dieci anni per fare un vaccino”. Poi, a novembre 2020, dopo appena sei mesi dal primo contatto con il virus, Bourla in persona va di fronte alle telecamere ad annunciare che “abbiamo un vaccino”. Annuncio già solo per questo sospetto, ma era solo l'inizio del deliro generale. Immediatamente dopo partirono gli ordini di preacquisto per qualcosa di cui neppure si conosceva la composizione (né la conosceremo, avendola secretata come segreto militare gli stessi che avrebbero avuto il dovere di portarla invece a conoscenza del pubblico), men che meno l'efficacia. La sola Italia, quella del cosiddetto ministro della Sanità Roberto Speranza (ma sì, quello che ancora oggi gira in mascherina), ne ordinò 280 milioni (ripeto: MILIONI) di dosi. Io mi chiesi subito perché così tante, se siamo a malapena sessanta milioni. Nessuno aveva mai parlato di seconda o terza dose, si badi bene, e i pressttuti di regime dichiaravano tutti i giorni, per bocca degli “esperti”, che sarebbe stato efficace “al 100% con una sola dose”. Sappiamo com'è andata. E che montagna di soldi sono andati a finire nelle tasche di alcune aziende private (nessuna delle quali con sede nell'Unione europea) per qualcosa che, vista l'urgenza e l'interesse generale, sarebbe stato logico nazionalizzare. Poi scoprimmo che le trattative per l'acquisto le aveva portate avanti la stessa von der Leyen, tramite messaggini sul cellulare su cui dimostrava, fra l'altro, poca dimestichezza sia con l'onestà che con l'aritmetica, e che suo marito (alla faccia dei conflitti di interesse!) era dirigente in una società americana che faceva ricerca sui vaccini Covid.
L'europarlamento, ovviamente, non può esimersi dal farsi vedere interessato alla verità, almeno pro forma, e ne riceve il trattamento che un ricco cafone americano può riservare a uno scocciatore importuno. Qualcun altro avrebbe reagito in maniera dura, dato che ne va non solo della faccia, ma di una quantità di denaro pubblico semplicemente mostruosa, travasata dai bilanci di un intero continente nelle tasche di un ristretto gruppo di aziende tutte fuori dal controllo dei paesi membri UE (e adesso è più chiaro perché Russia e Cina il vaccino, vero o fasullo che fosse, se lo siano fatte in casa). Ma come può reagire chi sa non solo di non avere alcun potere, ma anche la coda di paglia? Coda che emerge in tutta la sua feroce evidenza nel caso seguente.
Come ormai sappiamo, anche se le indagini sono in corso e potranno al limite rivelare retroscena ancora più scandalosi, dietro alle istituzioni europee e al Parlamento in particolare c'è un verminaio di corruzione e di malafede senza limiti. Prendevano soldi a palate (letteralmente, se in casa degli indagati sono stati rinvenuti sacchi di banconote) da quello che la nostra disinformazione di regime, fra le più sveglie del mondo, ci indicava come uno Stato autoritario e repressivo indegno di ospitare i mondiali di calcio (dodici anni dopo che gli erano stati assegnati). Appena una manciata di ore dopo aver accusato la FIFA (a ragione, per carità) di “corruzione sistematica e dilagante”, venivano arrestati parlamentari del PD, ossia di quel partito che fa le pulci a chiunque trovando fascismo e disonestà anche dietro agli sbadigli altrui, e la vicepresidente dell'Europarlamento, anche lei in quota Socialisti Europei, che si teneva in casa un sacco (anche lei: come nei fumetti della Banda Bassotti) con seicentomila euro in contanti. Bella e giovane, un esempio della classe dirigente europea, così come bello e giovane è il compagno Francesco Giorgi, eletto da anni “il più bello di Bruxelles” dalle europarlamentari donne, che evidentemente nel tempo libero possono abbandonarsi a queste futilità, e che è segretario dell'ONG "Non c'è pace senza giustizia" fondata nientepopòdimeno che da Emma Bonino, quella dell'aborto, dell'eutanasia e della guerra mondiale contro tutti quelli che non leccano i piedi a Washington (tanto che per questi servizietti prende generose mance dal criminale internazionale Soros). L'immagine fresca e dinamica che doveva sfatare quella diffusa dai complottisti, sovranisti e fascistissimi critici del sogno europeo, tutti tesi a dipingere gli euroburocrati come vecchi e corrotti tromboni supini ai desiderata di chi li paghi di più.
E che invece avevano, una volta di più, ragione. Sì, perché parliamo di gente che faceva vacanze da centomila euro a botta mentre si ergeva a difensore dei diritti dei più deboli, che in pubblico si sbracciava nel proclamare qualsiasi oscenità come la “genitorialità omosessuale” (un abominio sintattico oltre che morale), distribuiva patenti di “Stato terrorista” alla Russia, taglieggiava e minacciava Polonia e Ungheria per ogni dissenso sull'opportunità di subire immigrazione selvaggia o (scandalo!) per difendere l'autonomia delle proprie leggi contro ai diktat di Bruxelles, lesinava a certi Stati (come l'Italia) i soldi che questi stessi versano per mantenerli, mette limiti al denaro che ciascuno può maneggiare bollando di mafia e riciclaggio chi sta usando i soldi propri, e poi in privato affondava le mani in sacchi di banconote per prostituirsi e fare da PR per chiunque possa offrire di più, come in un'orgia di depravazione e di perverso piacere nel calpestare ciò che loro stessi avevano proclamato come santo e irrinunciabile.
Una massa di corrotti, avidi e drogati dal denaro, senza alcun principio che non fosse quello di arricchirsi, senza alcuna remora di tipo etico e disposti a vendere non solo la propria dignità, ma i diritti e la vita dei popoli da cui indegnamente escono e che li ha mandati, a proprie spese, a rappresentarli.
Come dicevo, l'inchiesta è appena iniziata, e ne vedremo delle belle, anche se si dovesse riuscire a far rientrare lo scandalo con artifici giudiziari (alla fine la magistratura è un potere dello Stato: non può condannare la stessa entità da cui dipende, l'abbiamo visto con le capriole della nostra Consulta). Ma nulla ci toglierà il piacere di assistere allo spettacolo delle autoproclamate vergini vestali che strillano e accusano di ogni crimine chiunque non sia della loro parrocchia, finire in manette per essersi vendute ad uno di quegli Stati che avrebbero dovuto osteggiare in nome dei loro stessi osceni principi. Rivelando che gli unici a cui sono davvero sensibili sono quelli stampati su cartamoneta.
Sì, perché quello che appena una settimana fa definivo Eurociarlamento si è fatto rovesciare addosso non una secchiata, ma un intero container di sterco che sarà un'impresa occultare persino per i presstituti di regime, da mammana RAI a SkyBalle, pure così professionali nel nascondere le notizie scomode.
Sì, perché nel giro di un paio di giorni il Parlamento Europeo prima si è visto snobbare per la seconda volta dal CEO di Pfizer, Albert Bourla, che non si è presentato a dare spiegazioni sul cosiddetto vaccino, dopo che la prima volta la figurante che aveva spedito in sua vece aveva spiegato candidamente come “non sono mai stati testati per verificare l'efficacia contro il contagio. D'altronde nessuno ce lo ha mai chiesto”.
Neppure si era spenta l'eco di questo sfregio brutale a quel che restava della credibilità di un'istituzione da me da tempo messa nella lista degli enti inutili, che scoppiava una vera bomba termonucleare sulla stessa ragion d'essere del consesso paneuropeo: l'inchiesta sulla corruzione massiccia ad opera del Qatar di alti dirigenti ed europarlamentari al fine di dirottare le pronunce di Bruxelles in favore dell'emirato.
Sulla prima, vale la pena ricordare tutto ciò che sta dietro allo schiaffo del numero uno della Pfizer. Per due anni, infatti, tutti gli Stati europei si sono buttati in una dissennata corsa all'acquisto di un intruglio che sin da subito destava sospetti in chi, come me, aveva sentito dire da mesi medici e professori di medicina pronunciarsi su un eventuale vaccino contro il Covid: “Scordatevelo, servono dieci anni per fare un vaccino”. Poi, a novembre 2020, dopo appena sei mesi dal primo contatto con il virus, Bourla in persona va di fronte alle telecamere ad annunciare che “abbiamo un vaccino”. Annuncio già solo per questo sospetto, ma era solo l'inizio del deliro generale. Immediatamente dopo partirono gli ordini di preacquisto per qualcosa di cui neppure si conosceva la composizione (né la conosceremo, avendola secretata come segreto militare gli stessi che avrebbero avuto il dovere di portarla invece a conoscenza del pubblico), men che meno l'efficacia. La sola Italia, quella del cosiddetto ministro della Sanità Roberto Speranza (ma sì, quello che ancora oggi gira in mascherina), ne ordinò 280 milioni (ripeto: MILIONI) di dosi. Io mi chiesi subito perché così tante, se siamo a malapena sessanta milioni. Nessuno aveva mai parlato di seconda o terza dose, si badi bene, e i pressttuti di regime dichiaravano tutti i giorni, per bocca degli “esperti”, che sarebbe stato efficace “al 100% con una sola dose”. Sappiamo com'è andata. E che montagna di soldi sono andati a finire nelle tasche di alcune aziende private (nessuna delle quali con sede nell'Unione europea) per qualcosa che, vista l'urgenza e l'interesse generale, sarebbe stato logico nazionalizzare. Poi scoprimmo che le trattative per l'acquisto le aveva portate avanti la stessa von der Leyen, tramite messaggini sul cellulare su cui dimostrava, fra l'altro, poca dimestichezza sia con l'onestà che con l'aritmetica, e che suo marito (alla faccia dei conflitti di interesse!) era dirigente in una società americana che faceva ricerca sui vaccini Covid.
L'europarlamento, ovviamente, non può esimersi dal farsi vedere interessato alla verità, almeno pro forma, e ne riceve il trattamento che un ricco cafone americano può riservare a uno scocciatore importuno. Qualcun altro avrebbe reagito in maniera dura, dato che ne va non solo della faccia, ma di una quantità di denaro pubblico semplicemente mostruosa, travasata dai bilanci di un intero continente nelle tasche di un ristretto gruppo di aziende tutte fuori dal controllo dei paesi membri UE (e adesso è più chiaro perché Russia e Cina il vaccino, vero o fasullo che fosse, se lo siano fatte in casa). Ma come può reagire chi sa non solo di non avere alcun potere, ma anche la coda di paglia? Coda che emerge in tutta la sua feroce evidenza nel caso seguente.
Come ormai sappiamo, anche se le indagini sono in corso e potranno al limite rivelare retroscena ancora più scandalosi, dietro alle istituzioni europee e al Parlamento in particolare c'è un verminaio di corruzione e di malafede senza limiti. Prendevano soldi a palate (letteralmente, se in casa degli indagati sono stati rinvenuti sacchi di banconote) da quello che la nostra disinformazione di regime, fra le più sveglie del mondo, ci indicava come uno Stato autoritario e repressivo indegno di ospitare i mondiali di calcio (dodici anni dopo che gli erano stati assegnati). Appena una manciata di ore dopo aver accusato la FIFA (a ragione, per carità) di “corruzione sistematica e dilagante”, venivano arrestati parlamentari del PD, ossia di quel partito che fa le pulci a chiunque trovando fascismo e disonestà anche dietro agli sbadigli altrui, e la vicepresidente dell'Europarlamento, anche lei in quota Socialisti Europei, che si teneva in casa un sacco (anche lei: come nei fumetti della Banda Bassotti) con seicentomila euro in contanti. Bella e giovane, un esempio della classe dirigente europea, così come bello e giovane è il compagno Francesco Giorgi, eletto da anni “il più bello di Bruxelles” dalle europarlamentari donne, che evidentemente nel tempo libero possono abbandonarsi a queste futilità, e che è segretario dell'ONG "Non c'è pace senza giustizia" fondata nientepopòdimeno che da Emma Bonino, quella dell'aborto, dell'eutanasia e della guerra mondiale contro tutti quelli che non leccano i piedi a Washington (tanto che per questi servizietti prende generose mance dal criminale internazionale Soros). L'immagine fresca e dinamica che doveva sfatare quella diffusa dai complottisti, sovranisti e fascistissimi critici del sogno europeo, tutti tesi a dipingere gli euroburocrati come vecchi e corrotti tromboni supini ai desiderata di chi li paghi di più.
E che invece avevano, una volta di più, ragione. Sì, perché parliamo di gente che faceva vacanze da centomila euro a botta mentre si ergeva a difensore dei diritti dei più deboli, che in pubblico si sbracciava nel proclamare qualsiasi oscenità come la “genitorialità omosessuale” (un abominio sintattico oltre che morale), distribuiva patenti di “Stato terrorista” alla Russia, taglieggiava e minacciava Polonia e Ungheria per ogni dissenso sull'opportunità di subire immigrazione selvaggia o (scandalo!) per difendere l'autonomia delle proprie leggi contro ai diktat di Bruxelles, lesinava a certi Stati (come l'Italia) i soldi che questi stessi versano per mantenerli, mette limiti al denaro che ciascuno può maneggiare bollando di mafia e riciclaggio chi sta usando i soldi propri, e poi in privato affondava le mani in sacchi di banconote per prostituirsi e fare da PR per chiunque possa offrire di più, come in un'orgia di depravazione e di perverso piacere nel calpestare ciò che loro stessi avevano proclamato come santo e irrinunciabile.
Una massa di corrotti, avidi e drogati dal denaro, senza alcun principio che non fosse quello di arricchirsi, senza alcuna remora di tipo etico e disposti a vendere non solo la propria dignità, ma i diritti e la vita dei popoli da cui indegnamente escono e che li ha mandati, a proprie spese, a rappresentarli.
Come dicevo, l'inchiesta è appena iniziata, e ne vedremo delle belle, anche se si dovesse riuscire a far rientrare lo scandalo con artifici giudiziari (alla fine la magistratura è un potere dello Stato: non può condannare la stessa entità da cui dipende, l'abbiamo visto con le capriole della nostra Consulta). Ma nulla ci toglierà il piacere di assistere allo spettacolo delle autoproclamate vergini vestali che strillano e accusano di ogni crimine chiunque non sia della loro parrocchia, finire in manette per essersi vendute ad uno di quegli Stati che avrebbero dovuto osteggiare in nome dei loro stessi osceni principi. Rivelando che gli unici a cui sono davvero sensibili sono quelli stampati su cartamoneta.
Dispiace solo non si trovi in vita alcun grande artista in grado di rappresentare i vizi e le miserie umane come in passato: un Giotto o un Molière, con una materia prima del genere, sarebbero andati a nozze.