Nel giorno dell'ennesima figura di palta dell'informazione italica (due giorni fa la Russia veniva data “a corto di munizioni” per la quarta volta da marzo, ieri ha colpito con 400 missili e oggi si sono alzati in volo persino i bombardieri, e la stessa SkyBalle24 affermava senza fare una piega che “l'arsenale russo sembra illimitato”), a Bruxelles si è vissuto uno degli episodi più impressionanti della farsa distopica in cui l'Occidente sembra ormai essere sprofondato senza speranza di salvezza.

L'Europarlamento, noto ente inutile il cui potere decisionale di fronte alla Commissione Europea è pari a zero e la cui funzione principale sembra quella di fornire ai trombati alle politiche di tutta Europa un parcheggio lautamente pagato, si è riunito per discutere, votare e approvare la seguente mozione: “La Russia è uno Stato terrorista”.

Verrebbe da ridere all'idea di una congrega di personaggi incompetenti su praticamente tutto, che non partecipano alle sessioni praticamente mai (dato che non servono a niente) e ai cui membri nessuno fa caso nemmeno in patria (basti pensare che i due ultimi presidenti italiani, Tajani e il fu David Rossi, godevano di un prestigio internazionale inferiore ad un qualsiasi personaggio di Totò), si riunisca in seduta plenaria per giudicare una superpotenza mondiale manco fosse il tribunale dell'Apocalisse. Immaginiamo lo sconcerto e il dispetto del Cremlino, in cui non si registrava tanto scompiglio da quando Di Maio, buon ultimo, andò in Russia portando a casa il risultato di una cena scroccata al Ministero degli Esteri di Mosca.

In realtà fa conto di approfondire la cosa, tanto per apprezzare sino all'ultimo quali siano le varie sfaccettature di una situazione così surreale. Così si scopre che la dura condanna venga in considerazione del fatto che la risoluzione, per riconoscere la Russia come "stato sponsor del terrorismo", sottolinei gli attacchi e le atrocità intenzionali delle forze russe, la distruzione delle infrastrutture civili, e altre gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario quali “atti di terrore e crimini di guerra”.

Tutto qua?, verrebbe da dire. Intanto sarebbe bello conoscere la materia del contendere: ossia se esistano in quanto tali le cosiddette “atrocità e gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario” (ma esiste un “diritto umanitario”? Chi lo ha stabilito? Da quando vincola gli stessi Stati? Da una ricerca su internet mi risulta che esista solo quella parte di diritto internazionale nella sottocategoria “umanitario”, e che vincola solo gli Stati che abbiano sottoscritto trattati appositi, nonostante le pretese della Corte Internazionale dell'Aja di volerlo estendere anche a tutti gli altri, cosa su cui tornerò più avanti).

Perché tutti, anche un filorusso e quindi terrorista come me, sanno che durante una guerra qualsiasi informazione che circoli, persino quelle suffragate apparentemente da “prove” quali immagini, testimonianze e confessioni, è pesantemente suscettibile d'esser frutto di falsificazioni ad uso propagandistico, e sarebbe meglio aspettare la fine del conflitto e i risultati di commissioni e indagini indipendenti prima di emettere sentenze. Come il famoso bombardamento dell'ospedale di Mariupol, con il reparto maternità “centrato in pieno” e la ragazza incinta sporca di sangue divenuta il simbolo dell'eccidio. Poi si vide da altre immagini che il cratere della bomba era ben distante dall'ospedale, che all'interno c'erano i segni di un sistematico vandalismo senza nulla che potesse far pensare ad un bombardamento (né finestre divelte, né muri sventrati, né soffitti crollati), e che la stessa ragazza, intervistata dai media russi, dava una lettura del tutto diversa dei fatti, parlando di un ospedale interamente evacuato e di soldataglia ucraina che si fregava i viveri destinati ai pochi degenti rimasti (fra cui lei). O le fosse comuni di Bucha, distese di sacchi di plastica il cui contenuto, per quanto ne sappiamo, poteva anche essere quello della raccolta differenziata. E che dire delle “camere della tortura” che gli ucraini trovavano anche nel più anonimo villaggio rioccupato? Sembrava che fossero come la sauna per i finlandesi: in ogni posto che arrivavano, i russi ne costruivano una. Con risvolti a volte comici: l'altrettanto celebre secchio di denti d'oro strappati alle povere vittime risultò poi essere stato fregato dagli stessi ucraini in uno studio dentistico. Per questo sarebbe più prudente aspettare la fine delle ostilità prima di parlare di crimini e genocidi – sempre che all'Europarlamento interessi davvero accertare i fatti.

Ma i punti di interesse non finiscono qui. Perché anche ammettendo la sostanziale verità di tutte le panzane che la carta igienica stampata di regime si è sbrodolata addosso dal 24 febbraio ad oggi (e ce ne vorrebbe...), stona paurosamente la solerzia con cui l'Eurociarlamento ciarla (appunto) le sue condanne e censure contro la Russia a tamburo battente, mentre non si è mai disturbato quando, durante la sua lunga e noiosa storia, a radere al suolo bersagliando equamente obbiettivi civili e militari anche a distanza persino minore dalle nostre frontiere erano altri Stati. Perché forse, se fosse stata la Russia di Putin ad aggredire la Serbia nel 1999, la Libia nel 2011, l'Iraq due volte nel 1991 e nel 2003, l'Afghanistan nel 2001 e per i successivi vent'anni, e la Siria dal 2011 ad oggi, avrei anche capito tanta insofferenza e desiderio di difendere i principi del diritto da chi lo calpesta con pretesti risibili in ogni angolo del globo. Dai e dai, una condanna ci sta. Ma così non è stato. E come mai? Non sarà perché ad operare queste aggressioni siano stati gli amici e padroni statunitensi, coadiuvati e sostenuti acriticamente dagli stessi paesi membri dell'Unione Europea? Non sarà strano che per anni l'Eurociarlamento insulta e taglieggia un paese membro, l'Ungheria, con ogni sorta di ridicole accuse per avere semplicemente difeso la propria autonomia decisionale entro i propri confini nazionali, mentre si è bellamente disinteressato di quando membri essenziali come Francia, Gran Bretagna e Italia, seguiti da una pletora di altri gregari, facevano da ascari nelle guerre coloniali degli Stati Uniti radendo al suolo città, spingendo a fughe di massa popolazioni intere, abbattendo autorità statali e azzerando società con conseguenti decenni di ulteriori guerre civili, terrorismo e massacri di civili? Non rientra tutto questo nella definizione di “terrorismo” che l'Eurociarlamento ha pomposamente affibbiato alla Russia? E che dire del fatto che, nelle stesse ore in cui l'inutile risoluzione veniva messa ai voti, uno stato membro NATO, la Turchia, annunciava e iniziava un'operazione militare oltre i confini siriani col pretesto di un attentato curdo ad Istanbul? E il tutto senza che a Bruxelles nessuno abbia battuto ciglio? E non vorrei dimenticare lo Yemen, martoriato da quel paladino dei diritti umani oltre che paradiso della comunità LGBT e delle femministe che è l'Arabia Saudita.

Certo, la politica, e massimamente quella estera, è fatta di interessi, questo lo sa chiunque abbia studiato la storia diplomatica con appena un po' di sale. Se poi si è anche letto Kissinger, si è pronti ad ammettere che in essa non esistono altro che interessi nazionali (variamente intesi) promossi e tutelati col massimo cinismo e senza escludere alcun mezzo, neppure la guerra (Clausewitz). Ma mi si permetta di trovare rivoltante l'atteggiamento da dama di carità indignata contro ai mali del mondo che lancia i suoi strali, preso dai rappresentanti di una pletora di stati-fantoccio che hanno partecipato, quando non partecipano tutt'ora, ad operazioni di pura rapina commettendo esattamente gli stessi crimini che attribuiscono ad altri, il tutto senza neppure la scusante degli interessi nazionali. Perché passi commettere atrocità per interesse: è dal Paleolitico che non si vede altro. Qui però ci si sta anche dissanguando economicamente tagliandosi fuori da quella parte di mondo, economicamente vincente, che guarda alla nostra catastrofe in attesa di raccoglierne i frutti. E questo, politicamente parlando, è il vero crimine.

In tutto ciò, è illuminante l'atteggiamento degli stessi padroni americani. Quelli che tirano le fila di tutto il conflitto, rifornendo di armi la marionetta Zelensky che, senza l'appoggio continuo d'oltreatlantico, cadrebbe in mezz'ora, hanno candidamente dichiarato di “non poter considerare la Russia uno Stato sponsor del terrorismo”. E non certo per eccessiva aderenza alla legittimità internazionale: alla fine, sono loro ad aver iniziato ad etichettare interi governi stranieri come “terroristi” solo perché non inclini all'ubbidienza, sino alle sfacciate messinscene in sede ONU agitando provette piene di borotalco come “prova provata” sufficiente a scatenare l'apocalisse sull'Iraq (oggi Joe Biden avrebbe uno stock di provette piene di ben altre polverine, se solo volesse mettere mano alle riserve del figlio). No, probabilmente hanno trovato sin troppo delicata l'intera discussione, focalizzata su concetti e fattispecie che si applicherebbero sin troppo facilmente a qualsiasi attività di politica estera, compresa la loro. E non a caso gli stessi USA si sono sempre rifiutati di riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale dell'Aja per i crimini di guerra, la stessa che pretende voler applicare quei concetti di reato a tutti i Paesi del mondo, volenti o nolenti. Col risultato esilarante che i servi, stavolta, sono stati così solerti da aver causato nel padrone non compiacimento, ma imbarazzo.

Ecco, tutto questo rende l'odierna una giornata tristissima per la storia politica d'Europa, un continente che per secoli ha sfornato statisti e maghi della diplomazia come Richelieu, William Pitt, Metternich, Bismarck, e lo stesso Kissinger. E oggi si trova a farsi rappresentare da ciarlatani e analfabeti della politica incapaci persino nell'azzeccare la giusta dose di servilismo verso chi li controlla.

Sipario.

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Articolo molto interessante. Ma d'altra parte, vecchio mio, aveva ragione Colin Powell quando parlava della vecchia e stanca Europa. Senza peraltro dire che il suo paese aveva ampiamente contribuito a logorarla.
 
E infatti siamo ridotti ad uno straccio, proprio in conseguenza della lunga sudditanza agli interessi d'oltreatlantico che una classe politica e diplomatica vile ci spaccia come i nostri.
 
Parlo russo, fin dall'inizio ho seguito con interesse questo evento. Talvolta ho riportato in FB articoli ed informazioni che ritenevo interessanti. Da qualche settimana o forse più mi sono fermata. Esausta. La situazione della popolazione ucraina mi strappa il cuore. Selenski che fa il bullo a Kherson e i media USA che lo impalmano come vincitore. E poi...le foto di anziani che raccolgono l'acqua piovana dalle pozzanghere.I bambini schiacciati dalla folla che cerca di accaparrarsi una pagnotta. I civili russofoni impiccati e sfregiati a Dnitropetrovsk. Basta. Qualcuno dirà Basta?
 
Idem. Mia moglie ha ancora parenti a Zhitomir, mia sorella viveva a Kiev e mio cognato è di Dnipropetrovsk. Ogni giorno ricevo aggiornamenti di tenore esattamente opposto ai liquami di regime che sversano le nostre reti "libere". Cerco di diffondere queste notizie e mi bloccano tutti i profili Facebook, l'ultimo dieci minuti fa (creato due minuti prima, senza aver scritto ancora nulla: praticamente sono in una blacklist). Questo è l'unico posto in cui possa sentirmi libero. Finché dura.
 

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