Un paio di settimane fa, al Parlamento europeo, si è svolta l’audizione di Janine Small, presidente della sezione della Pfizer dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali. Parliamo della prima e principale casa farmaceutica al mondo ad aver promosso e venduto il cosiddetto vaccino anti-Covid spacciandolo per efficace, sicuro e testato. Al suo posto ci sarebbe dovuto essere Albert Bourla, amministratore delegato della famigerata casa farmaceutica, ma per motivi che tutti indovinano costui ha preferito nascondersi ed evitare di mettere la faccia nella più grave ammissione che uno nella sua posizione avrebbe potuto fare. La sua controfigura, infatti, ha dichiarato ufficialmente che sul siero “non sono mai stati condotti test anti-contagio”, aggiungendovi le risibili spiegazioni che “non c'è stato il tempo e comunque nessuno ce lo ha chiesto”.

In soldoni: miliardi di persone al mondo si sono fatte iniettare in corpo una sostanza che
non era un vaccino, indotte a ciò da una propaganda condotta in maniera militare, martellante, che ha coinvolto tutti, dalle grosse testate giornalistiche ai vertici governativi, dai medici al premio nobel senza arte né parte in materia sanitaria, e subendo pressioni, minacce e ritorsioni mafiose per i recalcitranti, sino all'imposizione, fatto inaudito nelle sedicenti democrazie che piangono le leggi razziali e l'apartheid, di un lasciapassare per poter accedere al lavoro o ai luoghi di ritrovo sociale. A questo aggiungiamo che miliardi di euro e dollari di denaro pubblico sono stati buttati nelle tasche della Pfizer e della banda di multinazionali con la complicità dei governi che hanno, in molti casi, ordinato stock di siero in dosi multiple rispetto alla popolazione che li avrebbe ricevuti, prima che questo fosse messo materialmente in commercio, prima che si avesse uno straccio di documentazione sulla sua composizione, e prima che fosse posta alcuna domanda sul modo in cui era stato creato e sperimentato. Domande che tali ministeri, responsabili della salute pubblica dei propri cittadini, ancora non hanno posto a nessuno.

Se non mi sono vaccinato e non ho alcuna dose in corpo è anche perché, all'inizio della cosiddetta pandemia (che con altri pericolosi sovversivi chiamo, et pour cause, pandemenza), sentendo medici ed esperti intervistati dai presstituti di regime, questi dichiararono (e con un po' di fatica si ritroveranno in rete queste parole): “Scordatevi un vaccino. Ci vogliono dieci anni per farlo”.

Neppure sei mesi dopo il signor Bourla, CEO della Pfizer, annunciava al mondo che il vaccino c'era. Quel che successe dopo lo sappiamo tutti, a partire dall'innominabile ex(per fortuna) ministro della Sanità italiano che prenotò subito 280 MILIONI di vaccini per una popolazione di forse 60 milioni. Giova solo rammentare come io e quelli come me venimmo da quel momento additati quali risibili complottisti prima, poi come violenti e deliranti criminali che mettevano in pericolo la vita altrui, e infine emarginati impedendogli persino di poter ritirare i propri soldi alle Poste per sopravvivere al blocco civile in cui ci eravamo ritrovati perché avevamo osato scegliere da cittadini liberi.

Bene, questa signora, ossia la Pfizer, a nome della quale parlava, ha detto di fronte al mondo che avevamo ragione. Non commenterò ora cosa questo significa a livello legale, civile, morale e quant'altro. Non dirò come dovrebbero sentirsi gli aguzzini che ci hanno augurato la fame, il dolore e la morte. Non mi interessa adesso definire chi ha speculato sulle mie e le nostre vite. Mi interessa notare quello che è successo dopo questo annuncio di una gravità assoluta.

Niente.


Non è successo niente. Di fronte all'equivalente di un colpo di Stato nel cuore dell'Europa, di una bomba atomica su di una nostra città o dell'uccisione di un leader occidentale, non è successo nulla di nulla. Le puttane di regime italiane, per parlare di casa nostra, non hanno dedicato alla notizia l'attenzione che porta un incidente d'auto con due morti a tenere banco per una settimana su tutti gli schermi. Sulle prime pagine della carta igienica stampata il fatto non ha raggiunto il livello di trafiletto che invece non si è negato alla separazione Totti-Blasi (l'unico giornale degno di questo nome che lo ha fatto nelle debite forme, va riconosciuto, è La Verità di Maurizio Belpietro. Chapeau). Non si sono visti servizi, non sono partiti gli inviati speciali, telecamere non hanno assediato i ministeri competenti esigendo rispose e microfoni non sono stati puntati sui cosiddetti medici che si sono prestati all'infamia più di quanto non si siano mossi per una rissa in Piazza di Spagna, anzi, meno (altra eccezione: Mario Giordano, che ha urlato dal suo programma Fuori dal Coro tutta l'indignazione che poteva esprimere verso colpevoli e complici). Tutt'ora, a voler cercare online il video e qualche riga di commento, fatta eccezione per Il Giornale, non si trova che qualche testata marginale, e una di queste ha la faccia di deretano (senza voler offendere questo utile organo) di bollare come un falso ciò che è evidente a chiunque abbia vista e udito a posto. Sembra di vivere in un film dei fratelli Marx: “Vuoi credere a me o ai tuoi occhi mendaci?”, si indignava Groucho. Ma lui, almeno, era un uomo con una dignità. La classica notizia-bomba, che avrebbe dovuto car cadere i governi, far assediare i ministeri e far partire maxiprocessi che al confronto quelli di Mafia sarebbero sembrati caroselli, è stata occultata e soffocata nel silenzio generale. La cosa è tanto oscena che non ho i mezzi retorici per commentarla.

Ma voglio sforzarmi e fare il terzo esempio, che chiarifica ancora meglio cosa fa scattare l'attenzione, e cosa la fa spegnere, nei presstituti del sedicente Mondo Libero.

Parigi. Lola, una ragazzina di 12 anni sparisce nel nulla, ed è poi ritrovata, senza vita, nel bagagliaio di un'auto. L'attenzione dei media scatta immediatamente in quello che sembra un ghiotto caso di femminicidio. Quando poi si sa anche di segni di violenza sul corpo della vittima, partono i collegamenti in diretta con gli inviati in Francia, video e commenti accorati. Ci sarebbe di tutto per tenere banco giorno e notte, ma già la mattina dopo emerge che gli arrestati sono una donna e tre uomini di origine algerina. Alcuni irregolari e già espulsi. La notizia sparisce dai palinsensi. A malapena su internet si possono seguire gli scampoli della vicenda. Cosa è successo? Come mai ad un inizio tanto clamoroso è seguito il silenzio più totale? Cosa dava fastidio sugli arrestati? Che ci fosse una donna? Che fossero algerini? Immigrati? Espulsi? Io proprio non capisco. O meglio, capisco sin troppo.

Capisco che nel sedicente Mondo Libero la stampa è un baraccone di larve senza dignità, prostituti pronti a manipolare la realtà per far arrivare messaggi ben definiti al pubblico. Se una notizia non c'è, si inventa. Se è incompatibile con gli interessi del padrone, si occulta. Se si può sfruttare si sfrutta finché si può, e si archivia quando non è più funzionale al racconto. Il pubblico è considerato un parco ovino capace di bersi qualsiasi cosa, senza notare inverosimiglianze, contraddizioni e semplici cazzate. Emerge che la carta igienica stampata, e il suo ectoplasma televisivo, ormai disertate dai lettori che, se devono vedere una fesseria, ormai preferiscono farlo su YouTube a gratis, si sono ridotti ad appendici governative, dipendenti ormai del tutto da fondi pubblici che ne hanno azzerato ogni barlume di indipendenza e hanno messo l'intera categoria giornalistica di fronte all'alternativa fra vendersi per un piatto di lenticchie o chiudere i battenti. Hanno scelto di vendersi. E lo fanno quotidianamente, senza più pudore né rispetto per la logica. Ti mostrano la Corea del Nord con fare ironico, come se fosse il regno della propaganda asfissiante e della totale ignoranza di ciò che succede realmente altrove, e poi agiscono esattamente nello stesso modo, con neppure la scusa della coercizione. Volonterosi carnefici della cronaca e fogliacci propagandistici paragonabili ai cinegiornali Luce (ma quelli avevano il pregio di durare poco). Abbiamo gli scaffali delle biblioteche e delle librerie piene di voluminosi tomi che documentano i meccanismi della manipolazione dell'opinione pubblica e della propaganda nei peggiori regimi dittatoriali del '900, ma poi siamo i primi a vivere sotto ad una cappa di disinformazione e propaganda asfissiante, in cui non esiste una realtà che non sia evanescente, occultata e occultabile a piacere, da rivoltare come un guanto e da restituire a spizzichi e bocconi a seconda dell'effetto che deve fare.

“È la stampa, bellezza, e non puoi farci niente”, diceva Humphrey Bogart, alla fine del film “L'ultima minaccia”, al mafioso che voleva bloccare la pubblicazione della verità.
Ma stavolta il significato è esattamente l'opposto. Sipario.​

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Friedrich von Tannenberg
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