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Caligorante

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Accadeva sessantanove anni fa. Il 5 ottobre 1954, a Londra, i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Jugoslavia firmavano il Memorandum d'intesa che poneva fine all'annosa (e sanguinosa) questione giuliana. Il Memorandum stabiliva che entro il 26 ottobre il Territorio Libero di Trieste (TLT, costituito col trattato di pace di Parigi siglato il 10 febbraio 1947), retto da un Governo Militare Alleato, avrebbe cessato di esistere e le due zone in cui era diviso assegnate ai due paesi confinanti. La zona «A», che andava da Duino a Trieste (quest’ultima è una sorta di Costantinopoli adriatica, punto di collegamento tra il Vicino Oriente, i Balcani e la Germania), sarebbe tornata all'Italia. Per la zona «B», che andava da Capodistria a Cittanova e che era già stata assegnata alla parte jugoslava, il Memorandum affidava ai governi di Roma e di Belgrado il compito di dirimere in futuro la sua destinazione. Ma il fatto compiuto già dava per scontato che sarebbe toccata alla Jugoslavia. Questo accordo, che strappava all’Italia l'ultimo lembo di terra istriana, sarà definitivamente ratificato con il Trattato di Osimo nel 1975. “Nemico assoluto” e infoibatore, dopo il 1948 (anno in cui esplose la crisi fra Tito e Stalin) la Jugoslavia si allontanò rapidamente dal blocco sovietico, ottenendo un progressivo sostegno da parte del campo occidentale. Confinare con uno Stato non allineato, significava per l’Italia disporre di un cuscinetto strategico, che le consentiva di mitigare gli oneri – politici, militari, finanziari – altrimenti connessi allo schieramento in prima linea sul fronte della guerra fredda. A questo si aggiunga il fatto che Belgrado si rivelò un buon partner economico. Originally posted in:
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