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L'Armenia, l'Ucraina, la Siria sono paesi che in sé non interessano a nessuno. L'importante è seguire per filo e per segno la strategia di Brzezinski, illustrata ne "La grande scacchiera": appiccare focolai di crisi attorno allo spazio eurasiatico. Tifosi e influencer pro-Cremlino assicurano che la vittoria in Ucraina è questione di mesi, un ritornello ormai abusato (oggi colpita da missili ATACMS la base aerea di Berdyansk: complimenti). Intanto gli Stati Uniti, dati per finiti, con troppi debiti e cittadini obesi o dipendenti del fentanyl, si accingono a ritornare in grande stile in Medio Oriente, in modo da completare l'accerchiamento. Manca per l'appunto una guerra regionale in quell'area, al fine di azzerare il lavoro portato avanti dalla previdente diplomazia cinese e di lasciare l''Europa a secco di energia. La Cina "comunista", paradossalmente, segue il detto di Bastiat: dove passano le merci, non passano gli eserciti. In realtà dove passano le merci, gli eserciti sono già passati. Non ci sarà una vera transizione dall'unipolarismo al multipolarismo senza il rimbombo del cannone.
PS. E le armi segrete di Mosca? Se non le usano è come se non le avessero. Putin e Trump sono un po' come Churchill e Mussolini. Se Putin continuerà ad aspettare Trump, farà la fine di Mussolini.
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