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Tra escatologia islamica e (fanta?)geopolitica
L’islam sunnita e sciita crede che nell’imminenza della fine del mondo appariranno il Dajjal (“il mentitore”), ovvero l’Anticristo, e il Mahdi (“il guidato” da Allah), ossia il Messia che porterà lo stesso nome del Profeta, Maometto. La comparsa dell’Anticristo, tra la Siria e l’Iraq, sarà annunciata da guerre, pestilenze e disordini. Egli pretenderà di essere profeta e quindi di essere Dio. Viaggerà per le contrade del pianeta e farà scendere pioggia sui raccolti di coloro che credono in lui; al contrario, provocherà siccità per coloro che non credono in lui, da cui deriveranno carestia e tempi di durezza per loro. Non riuscirà a entrare alla Mecca perché gli angeli staranno di guardia alla città santa, né a Medina perché ci saranno angeli staranno a guardia delle sette porte. Da Medina procederà verso la Siria dove si troverà il Mahdi. Finalmente Gesù discenderà dal cielo, inseguirà il Dajjal e lo ucciderà (secondo i sunniti lo farà direttamente, secondo gli sciiti aiuterà il Mahdi a farlo) nell’attuale città di Lydda. Nel pensiero sunnita è costante il collegamento tra il Mahdi e Gesù, eminente figura escatologica nell’islam. Sempre il Corano lo indica come un «segno dell’Ora», un annunciatore del Giudizio universale. Infine, Gesù guiderà la preghiera insieme al Mahdi e spezzerà i crocifissi (il Corano afferma che Gesù non fu crocifisso e non morì, ma venne assunto in cielo), cioè denuncerà la miscredenza dei suoi presunti seguaci, i cristiani, che ne hanno tradito il messaggio trasformandolo, in modo blasfemo, in un «figlio carnale» di Dio.
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