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Giocare a perdere
L'armonioso rientro del razzo Super Heavy nella base di lancio di Boca Chica, in Texas, si è rivelato un successone. SpaceX di Elon Musk ha sconfessato nel migliore e più eclatante dei modi gli avventati profeti del declino statunitense. Perché Musk, checché ne dicano i libertari, rimane un uomo del Sistema al servizio del Sistema. Ma a stupire non è soltanto l'alto livello qualitativo espresso in un settore determinante come quello spaziale: stupisce altresì la perdurante duttilità dell'establishment. Chi descrive un'America travagliata da lotte intestine e prossima al marasma, non sa di cosa parla. Le élite nordamericane sono ancora discretamente coese, si apprestano a raccogliere i frutti del caos seminato negli ultimi sedici anni e a condurre i giochi nel futuro ordine planetario disegnato dalla Quarta Rivoluzione Industriale. Ma, una volta fatti i complimenti a SpaceX, è doveroso precisare che i paragoni con i burocrati di Bruxelles sono improponibili e fuori luogo. L'Unione Europa non ha mai rappresentato una vera insidia per i volponi d'oltreoceano: da brava neocolonia, si lascia morire d'austerità, depredare docilmente e gioca volentieri a perdere. Lo sfascio di Stellantis, affidata agli inabili ebrei franco-torinesi, è lì a provarlo. Chi, come Geraci, mette a confronto i booster con i tappi agganciati e si abbandona a commenti qualunquisti da casalinga di Voghera, rende un pessimo servizio alla causa del sovranismo (sì vabbè, Alemanno-Casamonica e soci). Una caduta di stile imperdonabile per uno che si fregia del titolo di Professore, e lo abbina finanche al nome del profilo destando più ilarità che ossequio.
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