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Piccolo è bello?
Un noto influencer "sovranista" che imperversa su YouTube afferma:
"Le dimensioni non sono indispensabili per essere all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e della crescita economica." E prosegue additando a modello tre stati clienti-vassalli: il sopravvalutato Giappone, azzoppato nel 1985 dall'Accordo-truffa dell'Hotel Plaza, su cui vale la pena stendere un velo pietoso; il famigerato Israele, che senza i sussidi e le complicità occidentali a quest'ora sarebbe la squallida replica della Siria o un Libano con meno cedri; la mitica Corea del Sud, che per gran parte degli anni 50, 60 e 70 fu una odiosa e gretta tirannia orientale in salsa capitalista (Seul può, Pechino no) il cui benessere, come quello delle strombazzatissime "tigri asiatiche", derivava in buona sostanza dallo status di baluardo anticinese. Malgrado possedesse il doppio della popolazione, l'accesso ai mercati internazionali, un livello di meccanizzazione generalmente più elevato e nella guerra del 1950-53 avesse subito minori devastazioni rispetto alla controparte, in ambito economico la Corea del Sud cominciò a staccare il Nord solamente intorno al 1974. In ogni caso, i paesi menzionati dal nostro influencer col culto del “piccolo è bello” possono in qualsiasi istante andare incontro all'indesiderabile destino della pedina sacrificabile. Piccolo non è bello, libero e sovrano è bello. Chi vuole essere veramente prospero e indipendente deve attenersi a tre regoline facili facili: alleati di qualcuno, amici di tutti e servi di nessuno.
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